Con questo però non voglio dire che Udolpho sia un libro per bambini. Anzi, per certi versi mi ha ricordato addirittura un romanzo decisamente per adulti, ossia Justine, del marchese de Sade.
Mamma mia Lorenzo!!!

Il tuo accostamento tra "Udolpho" e "Justine" mi è sembrato così azzardato che non ho potuto fare a meno di rifletterci e per quanto poco mi convinca mi pare un ottimo argomento da sfoggiare la prossima volta che mi capiterà di parlare del libro dell Radcliffe con qualcuno solo per il gusto di stupire l'interlocutore.

Sì, in effetti l'accostamento sembrerebbe molto azzardato, per non dire improbabile. E invece è certamente meno campato in aria di quanto ... io stesso credessi

.
Ho dato un'occhiata in internet e ho scoperto annotazioni interessanti. Non solo De Sade apprezzava il romanzo gotico in genere, ma ci sono citazioni sadiane relative proprio alla lettura de
I Misteri di Udolpho. Come se non bastasse, esistono saggi e articoli in quantità che pongono in relazione l'opera della Radcliffe e quella di De Sade. Ne cito due, i cui titoli mi paiono già estremamente esemplificativi:
CLERY, E.J.
"Ann Radcliffe and D.A.F. de Sade: Thoughts on Heroinism".
ABDULATIEF, S.
"Of Pain or Pleasure: The Construction of Women as Sado-Masochistic Subjects in Radcliffe’s The Mysteries of Udolpho".
Avevo inoltre già citato il saggio introduttivo all'edizione BUR di
Udolpho. Ora, ribadisco di averlo compreso solo a grandi linee. Però lì si poneva in relazione l'opera della Radcliffe con gli eventi della Rivoluzione francese, in particolare col periodo di Robespierre e del Terrore. E' la stessa relazione che esiste con l'opera di De Sade.
Sintetizzando: la deriva violenta e anarchica dell'evento rivoluzionario creò non solo una destabilizzazione politica, ma anche il caos sociale. Nei confronti di questo evento, l'individuo passò da uno stato iniziale di entusiasmo ed esaltazione all'incertezza, e infine alla paura. Questo sentimento di paura - unito all'uso (o anche solo alla minaccia) della forza - venne alimentato anche dai governi successivi per ristabilire l'ordine. E fu questo stesso sentimento che fornì da un lato ispirazione ad un certo tipo di letteratura, decretandone dall'altro il successo.
Resta comunque - a mio avviso - una differenza fondamentale tra Radcliffe e De Sade. Ann Radcliffe pensa infatti positivo: Emily, con la sua condotta virtuosa, supera i pericoli e la paura e si conquista la felicità; De Sade, invece, è profondamente pessimista: Justine, proprio per la sua condotta ingenua e ostinatamente virtuosa, finisce per essere una facile preda, e non può che soccombere di fronte alla malvagità e al vizio imperanti.
Insomma, Pier: se mai ti capiterà di parlare di
Udolpho, citando anche De Sade credo farai un figurone ...
PS: in un altro articolo si parlava di influenze de
I misteri di Udolpho non solo su De Sade e Jane Austen (e questo già lo sapevamo), ma anche su Charlotte Bronte (
Jane Eyre) , Emily Bronte (
Cime tempestose), Mary Shelley (
Frankenstein), Henry James (
Giro di vite e
Ritratto di signora) e Wilkie Collins. E noi che pensavamo fosse un romanzetto ...