Momo è un personaggio forte, sicuro di sé, prende le decisioni in autonomia e non vuole essere parte di un ingranaggio, è fiera e testarda ma è anche molto introversa e sola, la sua invenzione, la M-skin, mi ha inquietata un po': raccoglie tutte le sensazioni sulla pelle dei clienti, penso che poi a un certo punto Momo se la spalmi addosso perché non riesce a sentire niente di suo, tramite questo stratagemma vive la vita degli altri perché in realtà si sente profondamente sola.

La parte che comunque mi ha scossa di più è stato il finale: sconvolgente scoprire che la realtà di Momo è tutta un'invenzione della madre per non farla soffrire, mi ha scioccata assistere a questo stravolgimento della figura della madre che avevo etichettato come senza cuore, per poi scoprire che è tutto il contrario. Nonostante comprenda la scelta dettata dall'amore materno, mi sono chiesta quanto possa essere etico fondere la figlia con un androide per non lasciarla morire ma incatenarla ad una vita che non esiste, non è meglio morire conoscendo la verità piuttosto che vivere nella menzogna?

Per quanto riguarda il tema LGBT, trovo che sia stato trattato in maniera delicata e originale: Momo si sente incastrata in un corpo che non è il suo, alla fine in realtà capiremo il perché però comunque è una sensazione sovrapponibile a quella che provano le persone transgender quindi è stato molto bello entrare nella testa di Momo e capire queste emozioni. Poi c'è anche il tema della figlia in provetta e quindi le nostre odierne fecondazione in vitro da genitori omosessuali, insomma penso che sia un libro che tocca davvero tante tematiche in maniera unica, incuriosisce e fa emozionare e mi è piaciuto davvero tanto.

la spartizione dei territori dell'oceano, ma anche l'idea che le prigioni debbano rimanere sulla terraferma perché i raggi solari sono una punizione esemplare per i criminali (è per le radiazioni che la popolazione si è spostata in fondo al mare!).

La M-Skin ha inquietato anche me perché mi ero fatta tutto un film su Momo, che vedevo come una ragazza senza emozioni a livello biologico. In effetti, la maschera avrebbe potuto servire per sopperire alla mancanza di emozioni della propria vita, certo non è la stessa di cosa di viverla davvero, ma del resto si può davvero vivere senza nessuna emozione?

Il finale è scioccante per ben due volte: la prima volta perché scopriamo che Momo è praticamente un androide, la seconda volta perché capiamo cosa ha fatto la mamma spinta dall'amore. Ci sono un sacco di domande che questo breve romanzo ci porta a fare:
- quanto è legittimo "salvare" un essere umano se di lui rimane praticamente niente?
- fin dove ci si può spingere con la tecnologia?
- non hanno diritto di vivere anche gli androidi Andy?
- è moralmente giusto instillare ricordi falsi?
- e il concetto di privacy?

Sono d'accordo anche io sul fatto che il tema LGBTQIA+ sia stato trattato in modo delicato e originale. Devo dire, però, che mi ha disturbato il fatto che la mamma abbia richiesto una bambina, sia spuntato un bambino e poi, causa malattia, sia stato corretto "l'errore" con una androide… mi ha disturbato perché non era Momo a trovarsi lì per lì male, l'ho vista troppo come un "abbiamo sbagliato a inviarle l'ordine, adesso lo modifichiamo e sistemiamo la questione".
Comunque, a prescindere da questo, Momo crescendo sente di non appartenere a quel mondo (la frase che ho citato nel post precedente) e si sente in qualche modo ingabbiata in un corpo che non è suo… e, come ha già scritto Alice, la seconda è una condizione che sperimentano le persone transgender, quindi leggere questo punto di vista, sebbene con le dovute differenze del caso, è stato molto interessante perché credo ci abbia dato una idea di quello che provano.

Comunque, a me il finale ha commosso parecchio, non mi è caduta la lacrimuccia ma poco ci mancava.

Capisco l'amore disperato di una madre, ma la salvezza a tutti i costi dovrebbe avere un limite. Impiantarle il cervello in un androide, farne una schiava per vent’anni e poi confinarla in un sogno eterno, il tutto senza che lei ne sia minimamente consapevole... è agghiacciante. Questo mi ha fatto riflettere intensamente sui limiti etici che andrebbero rispettati, per non calpestare la dignità e i diritti più fondamentali.

avrei voluto più pagine su Momo/Maschio, ho apprezzato il parallelismo trasgender, ma sembra sia solo un "errore" da correggere senza ripercussioni emotive di Momo, si parla solo di "pisellino", ma non è neanche una decisione sua, ma piuttosto della madre che voleva una bambina.

ma non credo proprio sia un gesto dettato dall' amore materno, anzi ha confermato la mia orribile opinione su sua madre, una persona egoista e manipolatrice dall'inizio alla fine. Abbiamo veramente così paura della morte che è preferibile pensare di vivere in una menzogna? Infine trovo forzata l' impossibilità che Momo non si sia mai accorta di nulla, la sua intera quotidianità è stata "decisa" da qualcun'altro, sapevano cosa dire e quando dirla, eccetto le risposte di Momo che dovevano essere spontanee, ma come si nota proprio nel ricordo delle dimissioni dopo l'operazione, la madre non risponde direttamente a Momo e lascia le domande inascoltate e senza risposta, come sicuramente immagino potesse accadere ogni giorno.