SINOSSI
«Un ragazzo sale su di un albero, si arrampica tra i rami, passa da una pianta all'altra, decide che non scenderà più. L'Autore di questo libro non ha fatto che sviluppare questa semplice immagine e portarla alle estreme conseguenze: il protagonista trascorre l'intera vita sugli alberi, una vita tutt'altro che monotona, anzi: piena d'avventure, e tutt'altro che da eremita, però sempre mantenendo tra sé e i suoi simili questa minima ma invalicabile distanza. Ne è nato un libro, Il barone rampante, piuttosto insolito nella letteratura contemporanea, scritto nel 1956-57 da un autore che aveva allora trentatré anni; un libro che sfugge a ogni definizione precisa, così come il protagonista salta da un ramo di leccio a quello d'un carrubo e resta più inafferrabile d'un animale selvatico. Il vero modo d'accostarci a questo libro è quindi quello di considerarlo una specie di Alice nel paese delle meraviglie o di Peter Pan o di Barone di Münchhausen, cioè di riconoscerne la filiazione da quei classici dell'umorismo poetico e fantastico».
RECENSIONE
Il barone rampante è un romanzo sulla ribellione. Il dodicenne Cosimo Piovasco di Rondò, dopo essersi categoricamente rifiutato di mangiare un piatto di lumache, si inerpica sull'elce del giardino di casa con il proposito di non toccare mai più terra. E mantiene la parola.
La ribellione, dunque, non è un atto estemporaneo, un impeto di rabbia o uno sfogo dettato dalla collera. Essa presuppone un'incrollabile forza d'animo, che deve necessariamente accompagnarsi a una ferrea coerenza di condotta. Cosimo ci insegna che il suo vivere sugli alberi non è un modo per allontanarsi dagli altri, bensì la via per scoprire se stesso. Egli infatti partecipa alla vita civile di Ombrosa, segue finanche la politica, intrattiene una corrispondenza con i grandi filosofi francesi, si innamora e ama; ma fa tutte queste cose mantenendo saldo il suo punto di vista di osservatore distaccato. In questa sua scelta possiamo scorgere l'esigenza dello scrittore di contemplare l'esistenza da una certa distanza, allo scopo di cogliere sfumature che sfuggono all'occhio poco allenato delle persone comuni. Ma nel Barone rampante a prevalere è proprio il tema della disobbedienza che - parola dello stesso Calvino - «acquista un senso solo quando diventa una disciplina morale più rigorosa e ardua di quella a cui si ribella» (p. X). Si spiega così la determinazione di Cosimo a rimanere se stesso ad ogni costo, anche se questo comporta perdere Viola, l'amore della sua vita, che non si capacita di come la coerenza ideale possa prevalere sul sentimento. Lo dice apertamente il protagonista: «Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze» (p. 200). E Viola scappa, per la semplice ragione che non sente propria la battaglia di Cosimo. Persino la morte del barone è un ultimo, eroico atto di coerenza. Malato e in fin di vita, non si rassegna a discendere dai suoi amati alberi. Al passaggio di una mongolfiera, con un ultimo balzo si aggrappa alla fune dell'ancora e si allontana verso il mare. «Così scomparve Cosimo - commenta mestamente il fratello narratore -, e non ci diede neppure la soddisfazione di vederlo tornare sulla terra da morto» (p. 245).
[RECENSIONE A CURA DI GIGIMALA]
| Autore | Italo Calvino |
| Editore | Mondadori |
| Pagine | 253 |
| Anno edizione | 2022 |
| Collana | Oscar moderni |
| ISBN-10(13) | 9788804774112 |
| Prezzo di copertina | 15,00 € |
| Prezzo e-book | 8,99 € |
| Categoria | Fantascienza - Fantastico - Fantasy |

