SINOSSI
La Generazione Z è la prima ad aver attraversato la pubertà con in tasca un portale verso una realtà alternativa eccitante, ma pericolosa. È la prima ad aver sperimentato la transizione da un’infanzia basata sul gioco a un’infanzia basata sul telefonino, ma anche da un’infanzia libera a una ipercontrollata: mentre gli adulti hanno infatti iniziato a proteggere eccessivamente i bambini nel mondo reale, li hanno lasciati privi di sorveglianza in quello online. Attingendo alle ricerche più recenti, Haidt mostra come questa "riconfigurazione" ha interferito con lo sviluppo di bambini e adolescenti causando ansia, privazione del sonno, frammentazione dell’attenzione, dipendenza, paura del confronto sociale. E mentre ne espone le disastrose conseguenze chiama alle armi genitori, insegnanti, aziende tecnologiche e governi affinché salvino la salute mentale dei più giovani.
RECENSIONE
La generazione ansiosa di Jonathan Haidt è, in un certo senso, un libro di denuncia. La tesi dell'autore - autorevole psicologo americano - è che l'avvento degli smartphone abbia riconfigurato l'infanzia, condizionando pesantemente in negativo lo sviluppo neurologico e sociale degli adolescenti. In concreto, la cosiddetta Generazione Z (quella, cioè, dei nati dopo il 1995) si è ritrovata di colpo il mondo dei social a portata di mano, ventiquattr'ore su ventiquattro, senza essere per nulla preparata a questo radicale ed epocale cambiamento. Lo smartphone, infatti, è sempre acceso, onnipresente, pronto a squillare anche di notte: ed è responsabile, secondo Haidt, dell'impennata tra i giovani di tutta una serie di patologie psicologiche. Non usa mezzi termini l'autore: "Tra il 2010 e il 2015, la vita sociale dei teenager americani si è trasferita in gran parte sugli smartphone con accesso continuo a social media, videogame e altre attività online. Sostengo che questa Grande Riconfigurazione dell'Infanzia sia l'unica e sostanziale ragione alla base dell'ondata di malattie mentali tra gli adolescenti iniziata nei primi anni Dieci del Duemila" (p. 59). Occorre pertanto vigilare affinché i giovani usufruiscano dello smartphone con le dovute precauzioni. Haidt suggerisce quattro regole di comportamento: 1) niente smartphone prima delle scuole superiori; 2) niente social media prima dei sedici anni; 3) a scuola senza cellulare; 4) più gioco senza supervisione e più indipendenza.
L'aspetto sconcertante del libro di Haidt è la profusione di dati statistici. C'è chi ha contestato all'autore che non possa stabilirsi una correlazione certa tra l'impennata delle patologie psichiche giovanili e l'avvento degli smartphone; ma Haidt ha buon gioco a rilevare che, se fosse solo una coincidenza, non si avrebbe una mole così ingente, granitica, compatta di dati che puntano tutti, inesorabilmente, nella stessa direzione. L'elenco - sempre con l'impennata del grafico a partire dai primi anni Dieci del Duemila - è impressionante: depressione (p. 34), ansia (p. 37), accessi al pronto soccorso per autolesionismo (p. 42), tasso di suicidi tra gli adolescenti (p. 43). In tutti i casi, il grafico registra un'impennata che, in gergo statistico, si definisce "a bastone da hockey", icastica espressione che non necessita di ulteriori chiarimenti. Le regioni di questo disastro sono molteplici, ma una in particolare deve invitare a una riflessione: lo smartphone crea una patologica dipendenza dai "like", secondo una logica perversa che tende a emarginare, con conseguente ansia e crisi d'identità, tutti coloro che non ricevono la giusta dose di approvazione nel mondo virtuale. Come una valanga che si ingrossa man mano che scende a valle, la ricerca spasmodica del like causa deficit di attenzione, deprivazione del sonno, corsa sfrenata all'omologazione. Haidt, come anticipato, suggerisce di rispettare quattro regole per contrastare questa emergenza psicologica di massa. Ma il punto cruciale è a monte, e consiste nel rendersi conto che il problema esiste, è grave e va affrontato con decisione. La conclusione è un accorato appello in questo senso: "Ho iniziato questo libro con la storia fantastica di un imprenditore tecnologico che porta via i bambini dalla Terra per farli crescere su Marte, senza il consenso dei loro genitori. È impensabile che lasceremmo mai accadere una cosa del genere. Ma, per certi versi, lo abbiamo fatto. I nostri figli potranno anche non essere su Marte ma neanche sono del tutto presenti qui con noi. [...] La Grande Riconfigurazione dell'Infanzia, da basata sul gioco a basata sul telefono, è stata un fallimento di proporzioni catastrofiche. È tempo di mettere fine all'esperimento. Riportiamo a casa i nostri figli" (p. 350).
[RECENSIONE A CURA DI GIGIMALA]
| Autore | Jonathan Haidt |
| Editore | Rizzoli |
| Pagine | 456 |
| Anno edizione | 2024 |
| ISBN-10(13) | 9788817189767 |
| Prezzo di copertina | 22,00 € |
| Prezzo e-book | 11,99 € |
| Categoria | Realistico - Cronaca - Saggi - Biografia |

