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L'uso di oggetti nel regno animale è raro ed è sempre associato a un alto grado d'intelligenza: i nostri cugini primati usano pietre per martellare e bastoncini per stanare formiche da piccoli pertugi, i polpi adoperano ciò che trovano nel fondale per crearsi un'armatura, anche mezzi gusci di noci di cocco buttate dagli uomini, i delfini utilizzano spugne per scandagliare il fondale.

La produzione di oggetti è una caratteristica intrinseca dell'uomo, il quale è anche l'unico a creare oggetti che servono a dare origine ad altri oggetti. Con le sue scoperte ed invenzioni, l'uomo è arrivato a piegare le leggi evolutive, per cui la storia della tecnologia e quella dell'evoluzione del corpo umano sono strettamente correlate.

Gli oggetti, soprattutto nel passato più remoto, sono estensioni del nostro corpo e delle nostre capacità. E poiché l'uomo può prosperare solo in società, il possedimento di un oggetto non solo determina le sue possibilità ma anche il suo prestigio all'interno della società stessa.

Tra gli oggetti che hanno dato maggiore potere e prestigio ci sono sempre state le armi. Non è difficile capire il perché: in gruppi che dipendevano dalla possibilità di proteggersi e di cacciare, le armi avevano il potere di determinare sopravvivenza o morte. I rapporti tra le varie tribù erano anche conflittuali ma è con l'avvento della civiltà che iniziarono le guerre, perché occorreva proteggere il raccolto dai predatori, per cui nacquero le fortificazioni (mura protettive e agricoltura apparsero nello stesso momento) e si creò una categoria nuova: il guerriero, che in tutte le epoche è stato ed è ancora trattato come l'eroe che si sacrifica per le persone comuni.

Non è un caso che tutte le letterature e le mitologie abbiano a un certo punto cantato le lodi e l'origine di certe armi. Nelle mitologie occidentali, molte sono le divinità che possiedono un'arma (Artemide e Thor, per fare due esempi). Ai combattenti più valorosi sono associate le armi migliori, nell'Iliade si combattono battaglie furiose per la conquista delle armi del nemico, anche il meno "fisico" degli eroi greci, Odisseo, la cui arma principale è l'astuzia, ha in realtà un arco che solo lui può utilizzare e che sarà centrale nell'Odissea.

È però nel medioevo che esplode una vera e propria mania: la mitizzazione della spada. Sono tante quelle famose: Colada e Tizona di El Cid, Legbiter del re vichingo Magnus III, la Gioiosa di Carlomagno, Curtana dei monarchi britannici, fino ad arrivare alle leggendarie Durandal di Roland (Orlando) della canzone di gesta e soprattutto all'Excalibur di Re Artù.

Gli storici si sono chiesti perché nella letteratura medievale la spada sia diventata così importante. La narrazione comune era che nella società feudale i cavalieri avevano un ruolo fondamentale, e avevano nella spada lo strumento più importante della loro funzione: la protezione degli individui. Era quindi naturale che alcune spade riflettessero il prestigio degli eroi della letteratura cavalleresca medievale.

Alcuni storici sono andati più a fondo e hanno compreso il motivo per cui, soprattutto nella tradizione britannica medievale, alcune spade, generalmente quelle antiche, avessero un potere fuori dal comune. La ragione è che, con la caduta dell'Impero Romano, in Inghilterra e in altri paesi, la conoscenza alla base della produzione dell'acciaio viene perduta molto rapidamente. Creare acciaio dal ferro è un'operazione estremamente complessa, che richiede procedimenti tutt'altro che immediati ed una grande precisione nel controllare le temperature e creare il giusto mix di ferro e carbone. Le spade medievali, essendo in ferro comune, non potevano che essere completamente distrutte dalle antiche spade romane in acciaio. Per questo, nella tradizione, l'antica Excalibur è così forte da determinare chi è il Re, così come più recentemente in Game of Thrones, che si rifà alla letteratura e alle leggende medievali e rinascimentali, è il Valyrian steel (la civiltà "Valeriana" è un ovvio riferimento a quella romana) l'unico metallo che può uccidere i White Walkers.

Anche se l'uomo moderno ha ormai capito che i fenomeni naturali sono spiegabili, continua a dare poteri magici a certi fenomeni fisici. Tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento era l'elettricità ad avere poteri magici (Frankenstein), mentre dopo Hiroshima sono le radiazioni a regalarci i superpoteri (come succede a tantissimi supereroi dei fumetti). Perché anche se razionalmente comprendiamo che ciò non è possibile, la letteratura non può ignorare il più affascinante potere dell'uomo: la fantasia, che permette di immaginare mondi e scenari non solo alternativi ma impossibili.

(articolo a cura di Federico Piva)

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