
Nell'articolo Voglia di libri: storia di editori vi abbiamo raccontato di come le case editrici abbiano usato maggiormente i canali social per promuovere i loro libri, coinvolgere i lettori e avvicinarli, seppure solo virtualmente, ai loro scrittori preferiti.
Un'altra iniziativa che si è rivelata efficace è stata quella dei contest letterari, con i quali il racconto breve ha recuperato quella popolarità che spesso era venuta a mancare. Il rischio di entrare nel dimenticatoio non riguarda solo alcune forme narrative: spesso scrittrici di grande talento vengono bistrattate ed escluse dal circuito editoriale per prediligere colleghi rinomati o volti emergenti. Nonostante questa tendenza sia alquanto diffusa, la casa editrice Astoria, diretta da Monica Randi, ha scelto di distinguersi dagli altri editori e di ridare voce e opportunità a queste autrici spesso sottovalutate.
Una delle caratteristiche che emerge mentre si curiosa nel catalogo Astoria, e che lo contraddistingue da quello di altri editori, è la veste grafica delle copertine, di un colore rosso ciliegia che spicca tra gli scaffali delle librerie. Le particolarità però non finiscono qui: ciò che colpisce l'utente che curiosa sul sito web è la varietà degli autori pubblicati. Come già detto, si tratta principalmente di donne, scrittrici non solo di narrativa contemporanea – alcune delle quali hanno creato serie di successo come M.C. Beaton e Jane Casey – ma anche autrici non più in vita, quali Dorothy Whipple, Mary Ann Shaffer, Dorothy Parker, Monica Dickens.
I titoli spaziano dal genere crime alle serie, passando per la narrativa psicologica e la commedia.
Insomma, ce n'è per tutti i gusti… ma prima di lasciarvi "indagare" di persona, vi proponiamo l'intervista rilasciata da Monica Randi.
Monica, la sua casa editrice, pur essendo giovane, vanta un catalogo con un'ampia varietà di titoli, molti dei quali sono opera di donne vissute in epoche passate. Quali sono i vostri criteri di scelta e come vi orientate nel decidere cosa pubblicare?
L'idea iniziale era dimostrare che molte autrici – sebbene maltrattate sia dal mercato sia dagli stessi editori – avevano un gran valore e che nell'ansia di inseguire le novità, ci eravamo persi per la strada molte voci interessanti. Poi, come inevitabile in un lavoro editoriale che è fatto di continui scambi con colleghi italiani e stranieri, abbiamo preso in considerazione anche voci più recenti, che magari per un motivo o per l'altro erano state tralasciate. Il criterio è quello di cercare voci che parlino dell'esistenza in modo non banale, con una prospettiva un po' sbieca che possa permettere a chi le legge di riconsiderare problematiche vecchie da angolazioni differenti.
Alcuni film e serie tv sono stati tratti dai vostri libri, come il telefilm Agatha Raisin, o l'omonimo film Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey. Vi è mai capitato di essere incuriositi dal lungometraggio o dalla serie tv, e solo in seguito di leggere il libro che li ha ispirati?
No. Peraltro in entrambi i casi citati le trasposizioni televisive e cinematografiche sono decisamente peggiori rispetto ai testi originali.
La vostra casa editrice pubblica principalmente opere di scrittrici dimenticate, a volte sconosciute al pubblico lettore. Valutate anche manoscritti di autori emergenti occasionalmente?
Certo, come dimostrano le pubblicazioni di Carlo Montariello, Laura Lanza e Annick Emdin per quanto riguarda gli italiani e di Anna North e Leah Franqui per gli stranieri solo riguardo al 2020.
Come si procede per pubblicare gli scritti di un autore che non è più in vita? A chi vi rivolgete?
Agli eredi, agli aventi diritto. Tranne pochissime eccezioni tutti gli autori morti, da noi pubblicati, sono ancora in diritti e sono rappresentati da agenti, appunto per conto degli eredi.
Ogni lettore si affeziona ad uno o più libri, autori e personaggi. Lei a quali libri di Astoria si sente più legata?
Tra gli autori stranieri contemporanei, ai romanzi di Amanda Craig, che a mio parere unisce in modo raffinatissimo la capacità di creare delle trame avvincenti con uno sguardo intelligente e preparato sulla realtà politica e sociale. Tra gli autori vintage, forse a Francis Hodgson Burnett, più conosciuta per i suoi romanzi per ragazzi (Il piccolo Lord, Il giardino segreto) ma autrice di deliziosi romanzi per adulti, uno su tutti Un matrimonio inglese.
Una delle vostre novità, in uscita questo mese, è Un lontano rumore di passi, di Dorothy Whipple. Cosa vi ha convinto a ripubblicarlo?
Dorothy Whipple non è mai stata pubblicata in Italia, abbiamo cominciato noi due anni fa con Le sorelle Field. Mi pare sia un'autrice che ha ancora cose da dire alle donne di oggi, come la difficoltà e la voglia di essere indipendenti, le diverse forme di violenza domestica. Inoltre la trovo proprio una brava scrittrice!
A conclusione di questa intervista, c'è un suggerimento che vorrebbe dare a chi volesse intraprendere una professione nel mondo dell'editoria (ad esempio in qualità di editore, correttore di bozze o come addetto ufficio stampa)?
Questa è una domanda che richiederebbe molte pagine… L'unico suggerimento sintetico che mi sento di dare per il comparto editoriale è leggere il più possibile, conoscere benissimo l'italiano e almeno un altro paio di lingue.
(articolo a cura di Rossella Belardi)
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