images/rubrica-letteraria/odio-gli-indifferenti.png

Odio gli indifferenti è un'opera di Antonio Gramsci, intellettuale di inizio '900. L'incipit è conosciuto da chiunque, anche da chi non ha letto il testo e recita:

«Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani." Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L'indifferenza è il peso morto della storia.»

Ad inizio mese in Italia c'è stato un importante referendum con 5 quesiti: quattro sul lavoro e l'ultimo sul diritto di cittadinanza. Non è stato raggiunto il quorum per nessuno dei cinque quesiti quindi il referendum può dirsi fallito. Ha vinto l'astensionismo (incitato dal governo), hanno vinto gli indifferenti.

Cosa siamo diventati? È questo che sono gli italiani oggi? Anche stavolta che non si trattava di appartenenza politica ma di questioni sociali che riguardano tutti, che sono fondamentali per ognuno di noi? Ebbene sì, si è preferito ignorare, ancora una volta tirarsi indietro è stata la scelta più facile. Gramsci non sarebbe sorpreso ma sarebbe dispiaciuto, anzi arrabbiato come lo siamo noi che a votare ci siamo andati e che speravamo sinceramente di poter migliorare la società, il paese e le condizioni nelle quali viviamo.

Si è preferito stare in silenzio, assecondare il consiglio di 'andare al mare' invece che ai seggi, si è preferito decidere che non valeva la pena perdere tempo per esprimere la propria opinione. Ciò che molti dimenticano è che votare non è solo un diritto ma anche un dovere. È un atto di responsabilità, è un modo per dimostrare di essere presenti e attivi, non passivi e manovrabili. È un modo per dimostrare che l'autorità ce l'ha anche il popolo, non solo chi, sempre grazie al popolo, adesso è comodamente ai vertici.

«La più trita verità non è mai stata ripetuta abbastanza quanto basti perché essa diventi massima e stimolo all'azione in tutti gli uomini.»

L'indifferenza che ha consapevolmente travolto la maggior parte degli italiani è quell'indifferenza che «fa desistere dall'impresa eroica», che impedisce l'evoluzione, il cambiamento, che renderà impossibile uscire dallo stato di minorità nel quale perseveriamo. La caverna nella quale ci siamo incatenati ci aveva offerto un'uscita e noi, da bravi sudditi, ci abbiamo rimesso un masso davanti. La mutazione di cui parlava Pasolini è ora davanti ai nostri occhi: un potere biopolitico, ancor più pericoloso di quello tradizionale, annebbia lo sguardo, manipola silenziosamente e ci lascia incapaci di reagire.

Come scrive Gramsci:«Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo?» Molti cittadini si sono lamentati e si lamenteranno dopo questo referendum, chi non ha il diritto di farlo però sono proprio gli indifferenti, coloro che invece che pensare al loro futuro o a quello dei loro figli e nipoti ha preferito l'assenteismo.

«Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti.»

Oggi è andata così ma la rabbia di questo momento prima o poi passerà e a quel punto, come dice il titolo di un film che forse non abbiamo guardato con abbastanza attenzione, ci sarà ancora domani e affinché domani sia diverso da oggi è necessario lasciare indietro l'indifferenza ed esporsi, qualunque sia la propria idea. Per domani è bene ricordare che:

«[…] la vita va vista col pessimismo dell'intelligenza, col senso critico del dubbio, ma anche con l'ottimismo della volontà. Con la volontà, niente è fatale, niente è ineluttabile, niente è immodificabile. […] io credo nell'uomo. L'uomo creatore del proprio destino.»
(Pietro Nenni)

(articolo a cura di Sveva Serra)

Se vuoi collaborare con la Rubrica Letteraria del Club del Libro, segnalarci iniziative interessanti o semplicemente comunicare con noi, scrivici a:

Mail