Io sono a pagina 100/177 e nonostante le tante descrizioni minuziose, il libro si fa leggere velocissimamente. Sicuramente il personaggio più interessante è papà Grandet, che ha una personalità molto ben definita, forte, ma non è così spietato come la presentazione del libro lasciava credere. Sicuramente non ha empatia, ma nutre affetto quanto meno per la figlia e la serva (per la moglie per adesso non pare
), si arrabbia che sprecano cibo e candele, ma alla fine le lascia fare, e trovo divertente come si prenda gioco dei vicini/soci/rivali. Una cosa che ho notato è di come spesso chi è molto avaro trasmette ai figli il senso opposto per il denaro, per il semplice fatto che i figli non hanno veramente idea di quale sia il suo valore. Certo, lo stesso capita anche in famiglie con figli viziati, ma questa è una cosa scontata, mentre secondo me si pensa di meno alla mentalità con con cui crescono i figli di persone avare rispetto al denaro. Conosco bene persone i cui genitori sono ossessionati dai soldi, per loro qualsiasi cosa costa troppo, praticamente non parlano d'altronde e neanche proponi loro di andare a un certo ristorante o fare una certa vacanza perchè già si sa che la risposta automatica sarà che costa troppo; e i figli, che hanno la mia età, non vogliono sentir parlare di soldi, spendono senza pensare più o meno una qualsiasi cifra per qualsiasi cosa, non sono interessati ad avere rimborsi a cui magari avrebbero diritto o a valutare offerte più convenienti per una stessa cosa, perchè per loro è sufficiente essere indipendenti economicamente e poter spendere come vogliono. Eugenie mi ha ricordato tantissimo loro.
Per il resto, Eugenie, di cui il romanzo porta il nome, per adesso mi sembra piuttosto scialba e son curiosa di vedere perchè il romanzo si chiama così e non con il nome del padre.