Ho terminato l'autobiografia della Rhys, ed è... strana

come il romanzo, lascia le cose un po' in sospeso e ti fa venire voglia di saperne di più, oppure ti dà ai nervi

. Anche se non ci sono elementi magici, mi ha ricordato un po' quando leggevo
Cent'anni di solitudine e Márquez buttava là cose assurde con una semplicità disarmante, come se non ci fosse assolutamente niente da spiegare.
Comunque non c'è niente di spettacolare nella vita della Rhys: diventa scrittrice praticamente per caso, cercando di vendere degli articoli di suo marito tradotti in inglese da lei. L'editrice le chiede se abbia mai scritto qualcosa, lei le porta delle pagine di diario scritte di getto in 3 giorni come sfogo, e holpà pubblicata (con tutte le modifiche dell'editore). Anche i successivi romanzi nascono come esercizi terapeutici per sfogarsi. Poi sparisce per un bel po' tra guerra, povertà, alcol, il marito in prigione. Un'editrice la va a cercare e la convince a scrivere, a terminare
Il grande mare dei Sargassi. Per questi motivi usa molto il flusso di coscienza e ci sono tantissimi elementi autobiografici.
All her writing, she used to say, started out from something that had happened, and her first concern was to get it down as accurately as possible. But "I like shape very much" - and again, "a novel has to have a shape, and life doesn't have any"
Proseguo con la lettura.
Sono a p.126 e due cose mi stupiscono particolarmente:
-la fortissima presenza delle figure di padri (ne cito solo due: il padre e il patrigno di Antoinette e il padre di Rochester) che determinano i destini e i percorsi dei figli
-l'enorme problema dell'identità (Inghilterra /Antille) con tutte le difficili conseguenze che comporta per chi lo vive
Cosa ne pensate?
Questi che citi tu sono in effetti probabilmente i temi più importanti. Il padre lo odiava, lo dice esplicitamente, era un uomo molto distante, che lei non aveva compreso a pieno, che probabilmente se la faceva con le serve e che forse non stava bene nei Caraibi, ma era lì solo per dovere, si era sposato per interesse come Rochester, perché al fratello maggiore era andata l'eredità. Tutto è
forse in questa biografia, la Rhys mi dà l'idea di non aver vissuto la vita in modo molto consapevole. Sarà anche colpa dell'alcolismo e della vecchiaia, ma non ricorda i nomi delle persone che sono state importanti per lei, non si rende conto della guerra incipiente, la sua vita sembra scorrerle tra le dita, è un po' persa insomma.
Per quanto riguarda l'identità, lei non appartiene a nessun luogo. La sua infanzia è tutta invidia verso le nere che sono più belle, possono ballare, partecipare alle feste, non hanno la pressione costante del matrimonio, mentre lei deve sempre comportarsi da miss perfetta. Inoltre da bambina aveva sentito sua madre dire che le bambine nere sono più carine. Ci sono vari tentativi di diventare amica di persone di colore, che però la odiano, come vediamo anche nel libro. Così da ragazzina va in Inghilterra dalla zia, inseguendo un sogno che si rivela fasullo: un
disappointed love. L'Inghilterra è fredda e grigia e nessuno la accetta per via dell'accento. Cerca di diventare attrice ma finisce ballerina di fila, si fa mantenere da uomini ricchi, infine sposa uno solo per scappare e andare in Francia. In tutto questo soffre il fatto di dover sempre dipendere dagli uomini, anche se non si impegna troppo per essere indipendente. è debole, scappa di fronte alle difficoltà.
Tutto questo è rappresentato nel romanzo dall'uomo bianco inglese che si porta via Antoinette. Inoltre si ispira per Rochester anche alle storie del nonno, che a quanto pare era un uomo molto geloso e sospettoso. In Dominica è anche testimone dello sfruttamento delle donne di colore, che pur libere vengono pagate pochissimo.
Altri elementei autobiografici sono: Christophine, la zia, il pappagallo, la rivolta, l'incendio, la casa, la pietra per montare a cavallo, l'amore per la natura, il vestito bianco, le ghirlande di frangipane, il convento, gli atti di bullismo, la malattia mentale della madre e le accuse di pazzia a lei stessa.
La solitudine si sente molto, a causa dei genitori che non se ne curano molto fin da bambina, e che si porta dietro per tutta la vita. Da bambina si abbandona completamente ai libri. è carina questa citazione:
Before I could read, almost a baby, I imagined that God, this strange thing or person I heard about, was a book.
Della propria vita pensa questo:
I must write. If I stop writing my life will have been an abject failure. It is that already to other people. But it could be an abject failure to myself. I will not have earned death.