Non so se ti può essere utile la mia prospettiva, Bea, ma io l'ho capita così: il nostro protagonista è fatalmente attratto dalla virilità. Virilità "nuda e cruda", possiamo dire, anche un po' stereotipata (dopotutto lui è un uomo, e a questi canoni non corrisponde proprio alla grande). È attratto dai corpi muscolosi, che emanano forza vitale, salute, quasi il suo opposto, diciamo. Quando si entra nell'area dell'intelletto, perde ogni interesse, perché è da queste altre caratteristiche che è attratto, possiamo dire anche fissato. Ora, so che io tendo a mettere i personaggi sul lettino dello psicologo, però... insomma, Kocchan è influenzato sin dalla tenera età da questo immaginario guerresco, legato a doppio filo con la morte. Non so se dipende, appunto, dal fatto che lui è malaticcio, ma mi sembra un buon indizio. Dopotutto, ce ne parla abbastanza apertamente. È attratto dalla virilità prorompente, ma contemporaneamente desidera annientarla (morte in battaglia, i vari scenari sadici e sanguinolenti citati da Francis... ecc.). Quindi è un rapporto di amore-odio, che penso scaturisca dal suo personale senso di inadeguatezza ed esasperato dal militarismo dell'epoca.
Gran parte di queste suggestioni le ho avute quando descrive la scena delle figure di ginnastica eseguite da Omi, il compagno di scuola da cui era attratto. Sono descrizioni molto minuziose, è il corpo di Omi che lo soggioga, per come sia forte, per com'è naturale per lui eseguire questi movimenti sotto sforzo, e rammenta anche che tutti gli altri compagni, non solo lui, lo ammiravano inebetiti (ricordo il dettagli dei peli corporei, segno di maturazione sessuale e quindi oggetto di invidia per chi era rimasto "indietro").
Insomma, mi sembra che questo sia per lui un chiodo fisso che lo ossessiona, perciò non c'è spazio per la condivisione intellettuale, ci si sposterebbe su un altro piano. Questo ragazzo non sa cosa sia condivisione e intimità, ha troppa paura di venire smascherato, è sempre sulla difensiva. Chiaro che non puoi entrare in sintonia con nessuno se stai tutto il tempo in guardia. Però più te ne stai alienato, più soffri, più la tua ossessione si ingigantisce, perché è la tua unica valvola di sfogo, e ti divora. Io ho visto questo circolo vizioso.
Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
Anch'egli sarebbe invecchiato, anch'egli un giorno sarebbe dovuto morire [...]. Ma oggi egli era giovane, era un bambino, il nuovo Siddharta, ed era pieno di gioia. (Siddharta, Herman Hesse)