Care lettrici, cari lettori,
mi stupisce la rapidità - senza perdere di senso critico - con cui leggete i romanzi!
Mi rincuora sapere che ci sono persone che ancora trovano nella lettura una forma di rifugio, uno spunto di riflessione, un angolo in cui riposare il pensiero e, nello stesso tempo, dargli nuova vitalità.
Cerco di rispondere a qualche intervento, mi scuso qualora mi sia persa qualcosa, se così fosse chiedetemi di nuovo.
Intanto mi rincuora molto sapere che lo stile ha funzionato: la doppia narrazione, l'attenzione a piccoli dettagli per definire i personaggi e i luoghi, il tentativo di incalzare il lettore, lo sforzo di far emergere le emozioni senza scivolare nel melenso. Non è stato immediato, per me, trovare questo stile e i primi capitoli soffrono un po' dell'immersione nella vicenda medica, ma piano piano io stessa, nello scrivere, mi sono resa conto che qualcosa era scattato e il testo si è composto in maniera molto fluida.
1. Ho mai pensato di contattare i genitori di Alfie Evans? Sì, ci ho pensato. Perché non l'ho fatto? Perché ho avuto paura! Paura che mi accusassero di essermi appropriata della loro storia, paura che mi minacciassero, mi dicessero di lasciar perdere e io non potevo... ero troppo dentro a questi fatti. Al momento nessuno di coloro che sono stati legati ai fatti di cronaca mi ha contattata: ci sono anche alcune associazioni e personaggi politici che hanno accolto i genitori di Alfie a Roma dopo la scomparsa del piccolo... Probabilmente non sto facendo tanta eco, oppure non sono interessati. Comunque il mio intento era fare letteratura su una vicenda reale tanto potente da darmi la possibilità di scavare diversi temi... Cerco di pensare positivo: i genitori hanno fatto di tutto per far conoscere la vicenda del figlio. Forse potrebbero apprezzare una ripresa di quegli eventi per accendere nuovamente i riflettori sulle questioni a loro care?
2. Traduzione in inglese: ci stiamo lavorando! Ho la grande fortuna di essere seguita da un agente letterario, figura oggi fondamentale per un autore, sia affermato che emergente. L'agente detiene i diritti del mio romanzo e lo ha già presentato lo scorso ottobre alla Fiera di Francoforte, tra le più importanti del settore. Lì si ritrovano editori e agenzie da tutto il mondo, ognuno in cerca di nuove storie... Sono processi molto lunghi, ma l'agente ha fatto tradurre alcuni capitoli in inglese per presentare l'opera in questo contesto internazionale. Quindi, speriamo!
3. Nessuno sa di noi: è uno dei titoli che mi ha ispirata e guidata, insieme a "Un uso qualunque di te" di Sara Rattaro (che poi, con sopresa e per volere del destino, mi ha donato la frase in fascetta) e, soprattutto, "Non ti muovere" di Margaret Mazzantini. Pensate che la direttrice editoriale di Piemme che mi ha selezionata ricevette il dattiloscritto della Sparaco e si rifiutò di leggerlo perché incinta... Quel libro "sfuggì" così a Piemme, se lo prese Giunti e arrivò in finale allo Strega. Ho incontrato la direttrice ed editor lo scorso luglio a Milano e mi ha detto di aver fatto una fatica immensa a leggere "Per tutti i giorni della tua vita", ma che non voleva ripetere lo stesso errore. Per me e la mia storia un grande augurio!
4. 
    
 Mike: a un certo punto mi sono resa conto che il passato di Nadia doveva avere più peso nell'influenzare le sue prese di posizione e, soprattutto, i suoi comportamenti disinibiti. L'essere diventata orfana a vent'anni non era certo sufficiente. L'ispirazione è forse arrivata proprio dalla Mazzantini che avevo letto poco prima di iniziare a scrivere, non lo so. Comunque questa storia non l'avevo pensata prima, è arrivata durante la stesura. Perché Nadia non sa amare? Perché non si vuole rispettare, quasi si punisce? Perché il suo lavoro viene prima di tutto, è la sua vita stessa? Ho pensato che qualcosa di molto forte doveva averla disillusa riguardo alle relazioni di coppia e un errore importante doveva essere la causa del suo auto-flagellarsi. Accolgo però la critica: forse il ritorno dell'amore non aggiunge molto, soprattutto nelle minacce inconsistenti.
5. Grazie per aver criticato l'etichetta di "letteratura femminile": ovviamente sono d'accordo. Però resta il prodotto commerciale che forse penalizza la storia. L'immagine della ragazza in copertina (fermo restando che amo la copertina!), le due voci femminili come io narrante. Diversi uomini mi hanno detto: "Cosa lo leggo a fare?" Felice di sapere che, avviata e conclusa la lettura, è possibile sostenere che i temi trattati ci riguardano un po' tutti.
6. Nonna Eva: è il mio personaggio preferito, l'ho confessato e lo ribadisco! Ho avuto una nonna in RSA malata di demenza senile, mio padre ha lavorato 40 anni in una RSA, sono ambienti che ho frequentato e hanno lasciato solchi in me. Ho pure una nonna di 88 anni e mezzo, che vive da sola, è lucida, e molto forte fisicamente! Lei mi sta insegnando la bellezza di coltivare i rapporti con le persone di altre generazioni.
Grazie ancora a tutte e tutti! Spero davvero di non aver dimenticato di rispondere a qualche osservazione.