Ho capito di essere un esponente di una civiltà sconfitta e morente e che la guerra è persa prima di tutto dentro di me perchè il cervello è civile ma il cuore è barbaro!
Tutto sommato credo che firmerò la pace... se non puoi sconfiggerli unisciti a loro!
Pienamente d'accordo e ci sono dentro anche io...
Mi ha fatto riflettere questo passo dell'ultimo capitolo, il famoso epilogo sulla Muraglia Cinese che, a mio modo di vedere, racchiude un po' l'essenza di questo libro:
"
Quanto a capire in cosa consista, precisamente, questa mutazione, quello che posso dire è che mi pare poggi su due pilastri fondamentali: una diversa idea di cosa sia l'esperienza, e una differente dislocazione del senso nel tessuto dell'esistenza. Il cuore della faccenda è lì: il resto è solo una collezione di conseguenze: la superficie al posto della profondità, la velocità al posto della riflessione, le sequenze al posto dell'analisi, il surf al posto dell'approfondimento, la comunicazione al posto dell'espressione, il multitasking al posto della specializzazione, il piacere al posto della fatica."
In questo tratto mi ci sono rivisto molto e soprattutto ci ho trovato ragionamenti analoghi a fatti con alcuni amici all'università: quello che notiamo è che al giorno d'oggi, sui posti di lavoro, viene preferita la persona che sa fare poco di molto, la persona malleabile, che si adatta a vari contesti... io nel mio piccolo lo sto provando e devo dire che in realtà mi piace anche, perché c'è l'aspetto positivo dell'imparare a fare qualcosa per svariati argomenti... ma tornando a vecchi ragionamenti fatti con alcuni colleghi universitari, si arriva ad uno dei miei eterni dilemmi (via via ne scoprirete altri, ve li regalo in pillole

):
è meglio sapere poco di tanto o tanto di poco? Un tempo secondo me era meglio sapere tanto di poco. La specializzazione, la riflessione, l'analisi, erano tutte cose che ci si potevano permettere. Oggi lo stesso stile di insegnamento universitario (si veda la frammentazione degli esami e delle materie ed il nascere di nuove facoltà o specializzazioni che anni fa non esistevano) portano a farmi pensare il contrario. Si fa dell'essere multitasking, veloci e della superficie (che io intendo come vastità di conoscenze) il punto forte della persona, la sua qualità. Ecco, secondo me questo può essere in alcuni casi un vantaggio... ma rischia alla lunga di dare meno soddisfazione di quanto si possa credere... ho paura che alla lunga potrebbe divenire frustrante non avere un argomento su cui poter dire davvero la nostra (cosa che accadeva ai professoroni che facevano la stessa cosa per 60 anni).
Detto questo, io per ora sono multitasking, mi piace e mi diverte e, per come sono io, probabilmente fonderò ma cercherò di imparare tanto di tanto

Alessandro ha ragione... se non puoi sconfiggerli unisciti a loro!

Voi che ne pensate? Per quanto riguarda il libro, anche io pensavo meglio ma in definitiva non è stato malvagio. Qualche buona riflessione ce l'ha tirata fuori ed è una cosa che da un saggio è normale aspettarsi. Mi sarei aspettato qualcosa di più. Effettivamente la parte centrale è pesantuccia e difficile da seguire. Io gli do un 6,5 e mi riservo in futuro di leggere altro di Baricco (intanto lo seguo tutte le domeniche su Repubblica)