Mercoledì, 05 Novembre 2025

Jonathan Coe

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06/12/2017 08:48 #33529 da EmilyJane
Risposta da EmilyJane al topic RE: Re:Jonathan Coe

bibbagood ha scritto:

EmilyJane ha scritto: Io ho finito da un paio di giorni Numero undici, un ideale seguito de La famiglia Winshaw, meno complesso strutturalmente ma ugualmente incisivo. Mette in luce le iniquità della società odierna e risulta ben chiaro come i social, i reality, la corsa al potere e all'accumulo di soldi ci abbia fatto diventare tutti degli alienati e le uniche persone sane sono quelle che paiono pazze e se ne stanno al di fuori della società. Poi, vabbè, c'è molto altro, ossessioni e mistero, è un libro molto godibile. Jonathan Coe segna un altro punto a suo favore ;)


Un ideale seguito perchè c´è un legame con i personaggi de La famiglia Winshaw?
Comunque sì, mi sembra siano aspetti che Coe ha affrontato anche nel primo libro, visto che l´unica persona che per tutto il corso del libro sembra non sia meschina e vuota è Tabitha, nel descrivere i Winshaw Coe è riuscito secondo me a ritrarre ed incarnare benissimo gli aspetti della società da te elencanti, in questo secondo non c´è pericolo che risulti ripetitivo nell immagini che trasmette?

Si, diciamo che tornano in secondo piano un paio di personaggi presenti ne La famiglia Winshaw e un altro paio di persone collegate. Ma la storia non si concentra su di loro, bensì sulle protagoniste, in particolare Rachel e Alison e tutte le persone che gravitano loro intorno. Non è una ripetizione perché la storia (oltre che la struttura) è completamente diversa e qui è ambientato ai giorni nostri, ad esempio io son finalmente riuscita a comprendere il fenomeno degli haters su Twitter e sui social in generale, li avevo sentiti nominare ma prima di leggerne in questo libro non mi rendevo certo conto il male che potessero fare. Poi ci sono i fraintendimenti dovuti a messaggi su snap chat (o WhatsApp è lo stesso) dopo i quali si rovinano relazioni.
Insomma c'è l'alienazione da una parte e i rapporti sempre più artificiali, freddi e dall'altra parte la pazzia per non voler sottostare a un modo di vivere così frenetico e inconsistente.

Un bel libro, consigliato a tutti tranne....agli aracnofobici :D :D :D

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10/12/2017 00:21 #33578 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic RE: Re:Jonathan Coe

EmilyJane ha scritto:
Si, diciamo che tornano in secondo piano un paio di personaggi presenti ne La famiglia Winshaw e un altro paio di persone collegate. Ma la storia non si concentra su di loro, bensì sulle protagoniste, in particolare Rachel e Alison e tutte le persone che gravitano loro intorno. Non è una ripetizione perché la storia (oltre che la struttura) è completamente diversa e qui è ambientato ai giorni nostri, ad esempio io son finalmente riuscita a comprendere il fenomeno degli haters su Twitter e sui social in generale, li avevo sentiti nominare ma prima di leggerne in questo libro non mi rendevo certo conto il male che potessero fare. Poi ci sono i fraintendimenti dovuti a messaggi su snap chat (o WhatsApp è lo stesso) dopo i quali si rovinano relazioni.
Insomma c'è l'alienazione da una parte e i rapporti sempre più artificiali, freddi e dall'altra parte la pazzia per non voler sottostare a un modo di vivere così frenetico e inconsistente.

Un bel libro, consigliato a tutti tranne....agli aracnofobici :D :D :D

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Bè direi che mi ispira anche questo :) Finora ho letto tre sue opere rimanendone soddisfatta, chissà se la quarta sarà questa o sta benedetta banda dei brocchi :laugh:

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10/12/2018 18:21 #39209 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic RE: Re:Jonathan Coe
Robin si è laureato a Cambridge ma da oltre quattro anni sta preparando il dottorato a Coventry. Un male oscuro sembra consumarlo, forse il ricordo di un amore lontano e mai dichiarato che lo tortura come il primo giorno. Intorno a questo male e alla tesi di dottorato di cui nessuno ha mai visto una sola riga, monta un clima di catastrofe imminente. Basterebbe un "tocco d'amore", forse.

Attirato dalla sinossi e da alcuni commenti trovati in rete – tra cui quello che compare nella nostra sezione Recensioni - per la seconda volta mi avvicino a Jonathan Coe, con L'amore non guasta, e per la seconda volta ne rimango alquanto insoddisfatto.

Si dirà: “si vede che il genere non fa per te”. Può darsi. E’ però anche difficile definire questo collage stilistico sfuggente, che talvolta lascia l’impressione d’essere poco sentito e di risultare più un escamotage per riempire le pagine che una necessità narrativa. E anche lo sfondo storico, “gettato lì come niente fosse” (e sono pienamente d’accordo con questa espressione), non convince: proprio perché gettato, quindi sprecato e superfluo, ai fini della vicenda.

Così nulla risulta approfondito: non la trama (mai reminiscenza o ossessione del passato fu più vaga, o sbiadita), non i personaggi (il protagonista, in particolare), non il contesto sociale.

Peccato, perché sogni, delusioni e stati d’animo del “perdente” di turno non sono solo fantasia letteraria, e spunti per riflettere su quella sorta di crisi esistenziale che a volte ci prende senza apparente motivo ve ne sarebbero.

Per quanto riguarda Il giudizio complessivo, anch'io un po' la butto lì : 5 (ma anche meno) …
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21/02/2019 17:21 #40044 da EmilyJane
Risposta da EmilyJane al topic Jonathan Coe
Ho finito da un po' di giorni di leggere Middle England, libro che chiude un ciclo iniziato anni fa con La banda dei brocchi e Circolo chiuso.
Ne ho già parlato qui che La banda dei brocchi è uno dei miei libri preferiti, Circolo chiuso mi aveva invece un po' più deluso mentre Middle England mi è piaciuto parecchio. :)
Ritroviamo Benjamin e Lois, Sophie (figlia di Lois) e poi Philip, Doug.... E mentre leggiamo delle loro storie matrimoniali e familiari quasi tutte pericolanti, seguiamo il lungo percorso che ha portato la Gran Bretagna a votare la Brexit. Coe ci parla di quello che c'è nel cuore della gente, sia delle persone tolleranti che di quelle intolleranti. E mentre nella cosmopolita e multietnica Londra si respira aria di mondo, non succede lo stesso nel resto dell'Inghilterra.
Questo libro mi è piaciuto davvero tanto e alla fine mi sono anche commossa. Per chi ha letto Il mulino sulla Floss di George Eliot io qui ho letto una voglia di Coe di offrire un finale in qualche modo alternativo (magari non ci ha fatto nemmeno caso ma a me è saltato incredibilmente agli occhi).

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21/02/2019 20:49 #40047 da VFolgore72
Risposta da VFolgore72 al topic Jonathan Coe
Jonathan Coe, e' uno dei miei autori preferiti, anche se confesso che e' da molto che non lo leggo. Certo che la voglia di rileggere la trilogia, e' proprio tanta (ho letto i primi due libri ma tantissimo tempo fa che non ricordo più nemmeno la trama).

Grazie per la segnalazione, EmilyJane.

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23/02/2019 23:31 #40066 da EmilyJane
Risposta da EmilyJane al topic Jonathan Coe
Ma guarda, secondo me puoi leggere il terzo senza rileggere i primi due (anch'io li avevo letti parecchio tempo fa), vedrai che un po' di cose ti torneranno in mente anche perché Coe ne parla direttamente perciò non ti lascia a brancolare nel buio. :D

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03/03/2019 13:44 #40156 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Jonathan Coe
Invece io ho finito da poco Donna per caso, che dovrebbe essere il suo primo romanzo (?). Anche stavolta non mi ha deluso! Sicuramente meno complesso de La famiglia Warshaw, l'ho trovato in tuttavia ben strutturato. In 157 pagine racconta di temi seri in un contesto di ironia, tipica dei sui scritti. Anche se non vi è la descrizione di argomenti socialmente o moralmente importante, il lettore percepisce la solitudine di Maria, il suo sentirsi fuori posto nella sua vita, il non riuscire a a sentirsi protagonista di quel che le accade. Tema maliconico, che porta a pensare a tante situazioni in cui ci si chiede come sia possibile essere arrivati ad un certo punto e in cui si realizza che non è la vita che avremmo voluto avere o che avevamo sperato. Un tema cosi pesante viene descritto da Coe con uno stile leggero, con situazioni paradossali, con riflessioni cosi ironiche che è impossibile non farsi spuntare un sorriso in ben più di una pagina :-).
Anche stavolta Coe è stato promosso a pieni voti!

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11/03/2019 19:34 #40261 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic Jonathan Coe

bibbagood ha scritto: Tema maliconico, che porta a pensare a tante situazioni in cui ci si chiede come sia possibile essere arrivati ad un certo punto e in cui si realizza che non è la vita che avremmo voluto avere o che avevamo sperato.


Io però mi chiedo anche se questo pensiero - al di là d’un vago sentore - appartenga anche a Maria, che non pare avere piena consapevolezza dei propri desideri e delle proprie speranze: perché cos’ha mai ella sperato o desiderato?

Maria è personaggio a suo modo originale, nel suo essere pressoché priva di sogni, affetti, relazioni, progetti ed entusiasmi. Semplicemente, lascia che le cose accadano: poi un po’ le respinge, un po’ le subisce, un po’ ci si adatta. Esattamente un po’ … come noi :) .

Cosa può rendere interessante un personaggio del genere? La scrittura, certamente. E in effetti Coe è bravo nel cogliere spunti narrativi persino laddove parrebbero inesistenti.

Mio parere personale è che di questa facilità di scrittura egli tenda poi ad abusare, compiacendosene fino a far perdere il racconto di credibilità. Quel continuo ammiccare al lettore, in particolare, se da un lato crea complicità con l’autore, dall’altro impedisce un rapporto d’empatia più profondo col personaggio. Scelta stilistica certamente voluta ma d’effetto a mio avviso discutibile, perché è come se Coe mirasse più ad attirare attenzione su di sé che su ciò che scrive.

Donna per caso a me è piaciuto così’ solo a metà: la prima metà, per l’esattezza, con l’aggiunta delle ultime righe. E quel che alla fine ho pensato è se l’essere spettatori della propria vita sia poi così terribile: perché non sono forse le aspettative e l’illusione d’essere artefici del proprio destino che porta a realizzare – un giorno o l’altro – che quella non è in fondo la vita che si sarebbe voluta avere o s’era sperata?

Voto: 6

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30/04/2019 15:13 #40719 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Jonathan Coe

Novel67 ha scritto:

bibbagood ha scritto: Tema maliconico, che porta a pensare a tante situazioni in cui ci si chiede come sia possibile essere arrivati ad un certo punto e in cui si realizza che non è la vita che avremmo voluto avere o che avevamo sperato.


Io però mi chiedo anche se questo pensiero - al di là d’un vago sentore - appartenga anche a Maria, che non pare avere piena consapevolezza dei propri desideri e delle proprie speranze: perché cos’ha mai ella sperato o desiderato?

Maria è personaggio a suo modo originale, nel suo essere pressoché priva di sogni, affetti, relazioni, progetti ed entusiasmi. Semplicemente, lascia che le cose accadano: poi un po’ le respinge, un po’ le subisce, un po’ ci si adatta. Esattamente un po’ … come noi :) .

Cosa può rendere interessante un personaggio del genere? La scrittura, certamente. E in effetti Coe è bravo nel cogliere spunti narrativi persino laddove parrebbero inesistenti.

Mio parere personale è che di questa facilità di scrittura egli tenda poi ad abusare, compiacendosene fino a far perdere il racconto di credibilità. Quel continuo ammiccare al lettore, in particolare, se da un lato crea complicità con l’autore, dall’altro impedisce un rapporto d’empatia più profondo col personaggio. Scelta stilistica certamente voluta ma d’effetto a mio avviso discutibile, perché è come se Coe mirasse più ad attirare attenzione su di sé che su ciò che scrive.

Donna per caso a me è piaciuto così’ solo a metà: la prima metà, per l’esattezza, con l’aggiunta delle ultime righe. E quel che alla fine ho pensato è se l’essere spettatori della propria vita sia poi così terribile: perché non sono forse le aspettative e l’illusione d’essere artefici del proprio destino che porta a realizzare – un giorno o l’altro – che quella non è in fondo la vita che si sarebbe voluta avere o s’era sperata?


A me è sembrato che anche se Maria non fosse protagonista della sua vita, dimostrando di non avere sogni o ambizioni, ne è rimasta comunque delusa; si sarebbe infatti accontentata di poco, ma non riesce a trovare nella sua vita neanche sul poco.
La tua domanda se è poi così terribile essere spettatori della propria vita si può girare dicendo che alla fine è bello essere spettatori della propria vita. Se sei spettatore, non hai delusioni, perchè non hai aspettative. Bello. Ma credo tralasci l'altra parte del gioco, ovvero che le aspettative a volte portno delusioni, a volte soddisfazioni. Si hanno rimpianti per alcune cose, ma si è soddisfatti per altri. Se sei spettatore, non perdi solo la parte che ti fa comodo, bensì anche l'altra (come dimostra appunto in alcune occasioni Maria, la quale è spettatrice anche nei momenti belli). Se l'assioma quindi si deve esemplificare nel fatto che è meglio vivere una vita da indifferenti, la mia risposta alla tua domanda è sì, è così terribile essere spettatori della propria vita; e Maria lo ha dimostrato.

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12/11/2019 11:27 #41971 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Jonathan Coe
Recuperato anche Expo58. Finora è forse quello che mi è piaciuto di meno, il fine sembra il puro intrattenimento del lettore e niente di più. In questo ci riesce bene, il libro scorre veloce, si fa leggere bene. Però situazioni e personaggi rimangono sul superficiale, non c'è l'introspezione che ho invece ritrovato in altri libri dell'autore. Interessante è stato scoprire che Coe ha attinto a testimonianze vere dell'Expo del 1958 in Belgio, riproducendo paidglion ed eventi effettivamente esisiti.

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