Continua il viaggio attraverso l’Italia, da nord …
Nello stesso punto un lampo spaventoso divampò per tutto il cielo e pel lago biancastro, per le montagne di cui si vide ogni sasso, ogni pianta scapigliata. Marina sfolgorò davanti a Silla con i capelli al vento e gli occhi fissi nei suoi. Era già buio quando egli ne sentì nel cuore il fuoco. (A. Fogazzaro)
Pubblicato nel 1881,
Malombra uscì contemporaneamente a
Vita dei campi di Verga, ma il suo ambito non è verista. Tardo-romantico, venne definito all’epoca, ma Marina di Malombra è già personaggio da letteratura decadente, nel suo essere sensuale, ammaliante, inquieta, tormentata, psicolabile e … pericolosa. Per sé e per gli altri.
Scoperti un giorno per caso alcuni oggetti appartenuti ad una sua antenata, una certa Cecilia, Marina finisce col convincersi d’esserne la reincarnazione e d’essere destinata a vendicarne i patimenti inferti dal marito, che l’aveva segregata in casa fino alla morte, ed a coronarne i sogni d’amore con Renato, l’amante. Quando Marina incontra Corrado Silla, lo scambia appunto per Renato, venendo contraccambiata nei sentimenti. Ma ciò che Marina desidera è solamente la vendetta …
Il romanzo - per la sua ambientazione, le passioni violente e irrefrenabili, le molte scene notturne, i deliri e le allucinazioni – può ricordare da un lato
Cime Tempestose,
Dracula dall’altro. Ma un conto è la trama, un conto lo stile. E se la prima pare avvincente, il secondo rischia di rendere la lettura – a tratti – lenta e pesante. Io ho preferito il Fogazzaro più intimista e nostalgico di
Piccolo mondo antico, ma
Malombra tutto sommato non m’è dispiaciuto (voto: 7): ne consiglierei tuttavia la lettura solo nel caso non si fosse completamente a digiuno di italiano ottocentesco (e di dialetto veneziano, nonché di tedesco: ma in questo caso, basterebbe un’edizione annotata

).
…. a sud.
— Non mentire! — riprese Giacinta con la voce raddolcita. — Non me lo merito. Abbi il coraggio di dirmi che non m’ami più, se mai fosse vero che tu non m’ami più; abbi il coraggio di dirmelo! Preferisco questa spaventevole certezza al tormento del dubbio. Tu sei tutto per me! Perché non dovresti più amarmi? Che ti ho fatto di male? — (L. Capuana)
Giacinta, con la dichiarata dedica a E. Zola, è invece del Verismo il manifesto programmatico. Uscito nel 1879, fu male accolto dalla critica (l'accusa principale fu quella di immoralità, che gli costò addirittura la definizione di «libro immondo»), tanto da indurre l’autore a pubblicare una seconda edizione (quella ch’io ho letto), nel 1886, che se da un lato accentuò il criterio dell’impersonalità, dall’altro attenuò la crudezza di certe scene paradossalmente giudicate fin «troppo "veristiche"».
La vicenda – ispirata ad una storia vera - narra un caso di psicopatologia, che trae origine da una violenza subita nell’infanzia che non lascia tracce nell’immediato ma che finirà col condizionare i futuri rapporti affettivi della protagonista.
In quanto “caso clinico” al centro d’un romanzo a me ha ricordato
Teresa Raquin, del 1867, il che dimostra almeno una “parentela” della nostra letteratura ottocentesca – spesso considerata arretrata e provinciale - con quella europea.
E’ poi curioso che in entrambi i casi la protagonista di questo dramma di nervi e sentimenti sia una donna, come se il mito minaccioso dell’irrazionalità femminile fosse stato riversato nella “malattia” di cui esse qui paiono soffrire. Schiacciate dalla patologica personalità dei personaggi femminili, la tradizionale figura maschile s’appiattisce d’altra parte in ruoli negativi, deboli e vigliacchi, che anticipano gli inetti novecenteschi. Ed è stata questa interessante annotazione – reperita in rete – che mi ha indotto ora a riprendere in mano
Una vita, di Svevo, giusto per dare un filo conduttore a queste mie letture.
Ma rimanendo ora a Capuana (di cui nel frattempo ho letto altro), dico che il libro a me è piaciuto molto (voto: 7,5), anche stilisticamente (quale differenza con l'italiano un po' vetusto e pomposo di
Malombra!) Per questo mi sentirei - almeno in questo caso - di consigliarne a tutti la lettura. A volte, ad allargare gli orizzonti, basta il giardino di casa nostra ...