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Letteratura italiana

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09/10/2017 17:45 #32703 da Novel67
Letteratura italiana è stato creato da Novel67
Dato che una sezione dedicata agli italiani ancora mancava :( , ho pensato di aprirla.

Il mio desiderio fu esaudito: conobbi finalmente Fosca … Dio! Come esprimere colle parole la bruttezza orrenda di quella donna! Come vi sono beltà di cui è impossibile il dare una idea, così vi sono bruttezze che sfuggono ad ogni manifestazione, e tale era la sua.

L’autore è Igino Ugo Tarchetti, uno dei maggiori esponenti della Scapigliatura milanese. “Anticonformista e tendente alla malinconia e alle fantasie macabre, ha lasciato diverse opere tra romanzi, racconti e poesie”: l’opera più famosa è appunto Fosca, la malattia personificata, l'isterismo fatto donna, un miracolo vivente del sistema nervoso.

Se fosse un libro al buio, “inquietante” sarebbe l’aggettivo (piuttosto abusato, purtroppo) che userei per dare un indizio, ma potrei aggiungere anche “appassionante”, visto che di passione si tratta. Talmente morbosa però, da non lascia alcuno spazio ai sogni, ma solo agli incubi: più che l’analisi di un affetto, più che il racconto di una passione d’amore, io faccio forse qui la diagnosi d’una malattia – Quell’amore io non l’ho sentito, l’ho subito.

E infatti Fosca “è romanzo che ruota intorno all'amore implorato, preteso, anche a costo di diventare persecutorio e forzato”. Una sorta di La Bella e la Bestia a ruoli rovesciati, si potrebbe anche pensare (Mi disprezzerete! Ebbene, non importa; purché mi soffriate, purché mi permettiate di vedervi, di dirvi il mio amore, di raccontarvi i miei patimenti, di piangere con voi. Se non l’avessi confessato io che vi amava, voi non me l’avreste detto mai, nessuno me l’avrebbe detto perché hanno tutti orrore di me. Oh, abbiate compassione! amatemi, amatemi; si ama un cane, una bestia … e perché non amerete me che sono una creatura come voi?), ma senza alcun elemento romantico, fantastico o fiabesco.

E’ invece molto realistica e moderna la critica - più o meno velata, anche d’ironia - di Tarchetti a certe norme sociali (dell’epoca?), che imponevano alla donna il ruolo esclusivo di oggetto di seduzione: tu non sai cosa voglia dire per una donna non essere bella. Per noi la bellezza è tutto. Non vivendo che per essere amate, e non potendolo essere che alla condizione di essere avvenenti, l’esistenza di una donna brutta diventa la più terribile, la più angosciosa di tutte le torture.

Insomma, una lettura iniziata un po’ per caso, ma rivelatasi sorprendentemente avvincente e molto piacevole. Almeno una volta superato lo scoglio dello stile: e qui colgo lo spunto per accennare ad un possibile tema di discussione.

Ho letto Fosca subito dopo aver concluso la lettura di Orgoglio e Pregiudizio. Tra le due opere v’è uno scarto di circa mezzo secolo: eppure – potenza delle traduzioni! – la seconda pareva stilisticamente assai più moderna della prima. Sicché m’è venuto il dubbio che forse sarebbe opportuno svecchiare anche i nostri classici, per renderli più al passo coi tempi, o almeno al passo con i classici stranieri che vengono costantemente ritradotti, riveduti e corretti. Perché è vero che “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire”, come diceva Italo Calvino, però bisognerebbe anche che si facesse capire.

Curiosamente ho scoperto però che la medesima definizione è sbandierata sia dai sostenitori che dai detrattori delle “traduzioni” di classici italiani. Aldo Busi, ad esempio, che nel 1990 si occupò della traduzione del Decameron di Boccaccio, riteneva naturale e addirittura “indispensabile” una “traduzione” del capolavoro boccaccesco, in quanto “l'italiano del trecento è una lingua totalmente straniera”. E così anche l’italiano dei secoli successivi. Per rimanere viva, un'opera letteraria deve essere periodicamente riadattata secondo il linguaggio corrente.

D’altra parte, ritenendo che tra l’italiano del passato e quello attuale vi sia assai più affinità di quanta potrebbe essere riscontrata in altre lingue, altri si proclamano contrari a questo tipo d'operazione, perché contribuirebbe a quella standardizzazione e banalizzazione che già impoverisce il linguaggio del nostro tempo. Così Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, afferma: “se Dante è ancora un poeta italiano non è perché le nostre biblioteche conservano, chiusi a chiave negli armadi, tanti manoscritti della ”Divina Commedia”, ma è perché (o finché) sappiamo ancora leggerla o intenderla, dato che per fortuna la lingua che parliamo è più vicina a quella di Dante di quanto l’inglese parlato sia simile a quello del molto più recente Shakespeare. In questo senso, Roberto Benigni che fa letture pubbliche di Dante trascinando migliaia di uditori rende un miglior servizio a Dante di quegli italianisti che si accingono a “tradurre” la “Divina Commedia” in “italiano parlato” impoverito e pastorizzato per adeguarsi alla banalità del linguaggio televisivo” ...

E voi, cosa ne pensate?
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26/10/2017 16:48 #32913 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic Letteratura italiana
Prosegue il mio viaggio senza meta nella letteratura italiana ... :)

Quando rivedo nella memoria qualche casupola nera che ora specchia nel lago le sue gale di zotica arricchita, qualche gaia palazzina elegante che ora decade in un silenzioso disordine; il vecchio gelso di Oria, il vecchio faggio della Madonnina, caduti con le generazioni che li veneravano; tante figure umane piene di rancori che si credevano eterni, di arguzie che parevano inesauribili, fedeli ad abitudini di cui si sarebbe detto che solo un cataclisma universale potesse interromperle, figure non meno familiari di quegli alberi alle generazioni passate, e scomparse con essi, quel tempo mi pare lontano da noi molto più del vero, come al barcaiuolo Pin, se si voltava a guardar il ponente, parevano lontani più del vero, dietro la pioggia, il San Salvatore e i monti di Carona.

Ambientato in Valsolda (lago di Lugano e dintorni) in epoca risorgimentale, il mondo descritto da Fogazzaro ci appare oggi ancor più piccolo e antico di quanto già non fosse nell’anno della pubblicazione del romanzo (1895); non tanto però da aver perso il suo fascino.

A dispetto delle molte recensioni negative trovate in rete, infatti, io ho apprezzato molto il libro. Noterò anche però che a me non è stato imposto come lettura scolastica: altrimenti avrebbe probabilmente sortito l’effetto contrario, così come m’era capitato coi Promessi sposi, col quale Piccolo mondo antico ha tuttavia qualcosa in comune.

"Sembra la versione tragica dei Promessi Sposi", scrivono su Anobii. In effetti si possono riscontrare superficialmente alcune similitudini, sia nella trama che nei personaggi: un matrimonio contrastato, una marchesa che si atteggia a Don Rodrigo, uno zio buono come Fra' Cristoforo e - sullo sfondo - una dominazione straniera (austriaca, anziché spagnola) oppressiva e poliziesca.

Ma il matrimonio non è il punto d'arrivo del racconto, bensì quello di partenza. E soprattutto manca quella fiducia incrollabile nella Provvidenza che è tipicamente manzoniana: e rappresenta forse una novità letteraria il fatto che ad esprimere una posizione fortemente agnostica sia una donna, Luisa, mentre Franco, suo marito, resta sempre saldo nelle sue convinzioni religiose, anche nei momenti più cupi.

A me il romanzo è piaciuto però soprattutto da un punto di vista stilistico: è forse la prima volta che mi capita di trovare descrizioni così vivide e dettagliate di luoghi che personalmente ho visto e conosco, in quanto (relativamente) vicini a casa. Fogazzaro è inoltre assai bravo a caratterizzare i personaggi ricorrendo quasi esclusivamente a gesti e dialoghi, spesso infarciti di espressioni dialettali, che contribuiscono a rendere l'atmosfera ancora più familiare e ristretta. L'unica avvertenza è quella di procurarsi un'edizione con note di rimando, perché il lombardo-veneto può risultare assai ostico in alcuni suoi termini.

Insomma, nel complesso una lettura che mi ha lasciato decisamente soddisfatto (7), tanto da invogliarmi ad approfondire il rapporto con l'Autore. Anche se ciò costerà l'ennesimo rinvio a data da destinarsi della lettura de Il nome della rosa, che attende dai tempi del liceo e che nonostante i buoni propositi continuerà ad attendere, da qui ... all'eternità? :unsure:
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01/11/2017 13:55 #32982 da ranaurro
Risposta da ranaurro al topic Letteratura italiana
Bei topic, Novel, mi hanno indotto a riprendere Fogazzaro.
Forse vado controcorrente, ma più che Piccolo mondo antico, io ho molto apprezzato Malombra.
Sia i toni (a volte ingenuamente gotici, a volte consapevolmente noir), sia lo stile mi hanno molto impressionato. La storia presenta varie sfaccettature e, forse perché era il suo primo romanzo, Fogazzaro ci ha messo dentro un bel po' di sentimento. Consigliato se vuoi approfondire.
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02/11/2017 11:14 #32996 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic Letteratura italiana
Ti ringrazio per il suggerimento: ne terrò sicuramente conto, anche perché in effetti già ci avevo pensato: genere e trama in effetti incuriosiscono molto ;)

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12/11/2017 15:02 #33137 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Letteratura italiana


Insomma, una lettura iniziata un po’ per caso, ma rivelatasi sorprendentemente avvincente e molto piacevole. Almeno una volta superato lo scoglio dello stile: e qui colgo lo spunto per accennare ad un possibile tema di discussione.

Ho letto Fosca subito dopo aver concluso la lettura di Orgoglio e Pregiudizio. Tra le due opere v’è uno scarto di circa mezzo secolo: eppure – potenza delle traduzioni! – la seconda pareva stilisticamente assai più moderna della prima. Sicché m’è venuto il dubbio che forse sarebbe opportuno svecchiare anche i nostri classici, per renderli più al passo coi tempi, o almeno al passo con i classici stranieri che vengono costantemente ritradotti, riveduti e corretti. Perché è vero che “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire”, come diceva Italo Calvino, però bisognerebbe anche che si facesse capire.

Curiosamente ho scoperto però che la medesima definizione è sbandierata sia dai sostenitori che dai detrattori delle “traduzioni” di classici italiani. Aldo Busi, ad esempio, che nel 1990 si occupò della traduzione del Decameron di Boccaccio, riteneva naturale e addirittura “indispensabile” una “traduzione” del capolavoro boccaccesco, in quanto “l'italiano del trecento è una lingua totalmente straniera”. E così anche l’italiano dei secoli successivi. Per rimanere viva, un'opera letteraria deve essere periodicamente riadattata secondo il linguaggio corrente.

D’altra parte, ritenendo che tra l’italiano del passato e quello attuale vi sia assai più affinità di quanta potrebbe essere riscontrata in altre lingue, altri si proclamano contrari a questo tipo d'operazione, perché contribuirebbe a quella standardizzazione e banalizzazione che già impoverisce il linguaggio del nostro tempo. Così Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, afferma: “se Dante è ancora un poeta italiano non è perché le nostre biblioteche conservano, chiusi a chiave negli armadi, tanti manoscritti della ”Divina Commedia”, ma è perché (o finché) sappiamo ancora leggerla o intenderla, dato che per fortuna la lingua che parliamo è più vicina a quella di Dante di quanto l’inglese parlato sia simile a quello del molto più recente Shakespeare. In questo senso, Roberto Benigni che fa letture pubbliche di Dante trascinando migliaia di uditori rende un miglior servizio a Dante di quegli italianisti che si accingono a “tradurre” la “Divina Commedia” in “italiano parlato” impoverito e pastorizzato per adeguarsi alla banalità del linguaggio televisivo” ...

E voi, cosa ne pensate?


Ci sono edizioni "riviste" dei classici, in cui appunto si cerca di renderli un po' più alla portata del pubblico moderno, ma non so, secondo me una traduzione in italiano moderno di un' opera ottocentesca farebbe perdere un po' dell'atmosfera trasmessa dall'opera. Ma in effetti a me classici italiani non hanno mai entusiasmato tanto perchè mi sembrano sempre piuttosto pesanti e noiosi, e magari può essere dovuto anche all'aspetto linguistico.

Comunque non ho letto nè Fosca nè Fogazzaro e i tuoi commenti invogliano a laggere entrambi ;)
Questa estate ho riletto Gli Indifferenti di Moravia, che avevo letto tra quarto e quinto liceo e che non ricordavo affatto. L'unico ricordo riguardava la sensazione di noia avuta allora durante la lettura e anche stavolta non è andata troppo meglio; pensavo che fosse uno di quei libri che si può apprezzare meglio quando si è un po' più grandi, ma non è stata una lettur rivelatrice neanche stavolta. Sicuramente lo ho apprezzato un po' di più, ma i personaggi mi sembrano così incredibilmente forzati ed inverosimili che la seconda metà l'ho portata avanti a fatica. I personaggi di Moravia devono risultare indifferenti e vuoti, ma l'assenza di sentimenti descritta risulta a mio parere troppo artificiosa.

"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert
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24/11/2017 17:54 #33310 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic Letteratura italiana
Altro romanzo, altro autore ...

"Ambientato a Siena e ispirato a un fatto di cronaca cittadina, Tre croci mette in scena la tragedia di tre uomini che non riescono a dare un significato alla propria vita e che dalla vita sono sopraffatti. Tre fratelli, proprietari di una bottega antiquaria di libri e oggetti, hanno abdicato ai loro impegni e alla loro responsabilità ponendosi fatalmente sul piano inclinato di un autodistruttivismo edonistico e regressivo. Minacciati dall'incombente bancarotta, vivono alla giornata, in una condizione di continua rimozione. Ma il fallimento economico li travolge inesorabilmente" ...

Leggo che Federigo Tozzi, scrittore piuttosto apprezzato dai contemporanei (ad es. Pirandello), è stato riscoperto dalla critica solo di recente. Forse pure dai lettori, perché fino a qualche anno fa anch’io ne avevo sentito a malapena il nome; poi lessi Il podere, e fu un’autentica rivelazione: un romanzo ricco di elementi autobiografici particolarmente cupo, amaro, desolante e desolato, eppure commovente come pochi, che non esiterei a definire “bellissimo”, se l’aggettivo non stonasse tanto in riferimento alla vicenda narrata.

Ho voluto riprovarci ora con Tre croci, del 1920, che a dire il vero mi è piaciuto meno, ma che riproponendo le stesse tematiche e la stessa atmosfera (cambia solo la scena, dalla campagna alla città) non ha diminuito il mio interesse nei confronti dell’Autore (di cui a questo punto vorrei leggere anche Ad occhi chiusi, ch’è la sua opera più famosa: anzi, se qualcuno fosse interessato ad una lettura condivisa … :) ).

Il tema centrale dell’opera di Tozzi è l’inadeguatezza dell’individuo di fronte alla vita, alle scelte e alle responsabilità, e questo è evidente anche in Tre croci, in cui l'inettitudine dei protagonisti si tradurrà in un inevitabile fallimento finanziario ed esistenziale. I personaggi di Tozzi sono dunque "incapaci di …", proprio come quelli di Joyce, Musil, Kafka, Svevo e Mann, a causa di un malessere ed un disagio interiore profondi attraverso cui viene espressa l’angoscia dell’uomo contemporaneo.

Un malessere ed un disagio espressi direi anche stilisticamente, tramite una prosa definita "ascetica", ossia castigata, contorta, disadorna, apparentemente fredda e distaccata, ma in realtà sofferta (e per un comune lettore - aggiungerei - a tratti faticosa). “Di fronte alla brutalità del vivere quotidiano, Tozzi … si sacrifica a narrare la decadenza dell’uomo con sgomento simile ad una ferita fisica. “Ecco, guardate la ferita come sanguina”, sembra dire il nostro scrittore ad ogni riga. La ferita è altrui, ma lui la sente come propria. La carica su di sé e ci mette dentro le dita, l’allarga per mostrarla meglio”. E in questo - e nel rilievo che viene dato al tema della colpa, del bene e del male e del perdono - è possibile rintracciare qualche affinità anche con Dostoevskij.

Insomma, un buon libro, ma ... non ve lo consiglio :lol:

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28/11/2017 21:08 #33391 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Letteratura italiana
Di Tozzi ho letto anni fa Con gli occhi chiusi e ne ho un ricordo pessimo...anzi, in realtà non ne ho proprio alcun ricordo, rammento solamente la grande noia nel doverlo leggere, ma della trama non ricordo assolutamente nulla. Forse dovrei riprovarci, ma anche il tuo commento non mi ispira troppo a riprenderlo in mano :dry:
Ma segui una scaletta o leggi semplicemente a caso quelli che ti ritrovi nella collezione Garzanti?
Quando arrivi a Cristo si è fermato ad Eboli e a Il partigiano Johnny me lo fai sapere, ok :P ?

"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert

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29/11/2017 17:56 #33402 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic Letteratura italiana
Cara Beatrice, mia unica e fedele lettrice, ma sai che invece pensavo proprio a te quando ho proposto di leggere Con gli occhi chiusi? :woohoo: Ve beh, a questo punto lo dovrò leggere in solitudine, solo per dimostrare che ti sbagli :) ... in realtà non sto seguendo alcuna scaletta (né casa editrice :P ), tant'è che ora sono già passato a Balzac; ma se fossi interessata a qualche autore o titolo italiano in particolare, non esitare a farmelo sapere: tanto, ad esclusione di quelli commentati qui, a me mancano tutti ... ;)
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22/02/2018 13:44 #34764 da Graziella
Risposta da Graziella al topic Letteratura italiana
Novel 67, interessanti tutte le tue proposte. Ti scrivo per " Un amore" di Buzzati. Io l'ho letto appena uscito, leggevo molto in tram, fra casa e ufficio. Ho provato allora e pensato a tutto quello che hai scritto tu, concordo in pieno.
Se hai intenzione di leggere qualcosa di U. Eco, informaci.
Stai facendo un bellissimo percorso.
Su l'amore c'è un saggio "Libertà e amore" scritto a quattro mani da due psicoterapeuti, Davide Lopez e Corbella, Edizioni Boringhieri, purtroppo esaurito, nel quale vengono presi in esame alcuni innamorati celebri, fra i quali Abelardo ed Eloisa.

"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)
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22/02/2018 20:40 #34770 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Letteratura italiana

Su l'amore c'è un saggio "Libertà e amore" scritto a quattro mani da due psicoterapeuti, Davide Lopez e Corbella, Edizioni Boringhieri, purtroppo esaurito, nel quale vengono presi in esame alcuni innamorati celebri, fra i quali Abelardo ed Eloisa.


Che tenerezza....qualcuno che spera ancora di consigliare un saggio a Novel :woohoo: :woohoo:

(Graziella, è una presa in giro per Novel, che legge solo romanzi, possibilmente non antecendeti il 1750 e non posteriori al 1930 : è un tipo molto flessibile in fatto di letture :whistle: )

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