Ahaha perchè dici "sarei stato "

? quindi non lo leggerai

??
Vabeh secondo me è inutile che adesso a un mese e passa prima dell´inizio già ti tiri indietro, visto che ne stiamo solo parlando. Inoltre possiamo iniziare insieme, poi nessuno obbliga nessuno a continuare per forza
Vi lascio le trame dei romanzi intanto, così magari potete vedere se ce n´è qualcuno che vi interessa di più e qualcuno che sapete già di voler escludere:
La Signora Dalloway:
Un mercoledì di metà giugno del 1923 Clarissa Dallowayesce per comprare dei fiori per la festa che la sera riunirà nella sua casa una variopinta galleria di personaggi. Tra gli altri: Peter Walsh, l'amante respinto, appena tornato dall'India, e l'amica tanto amata, più di ogni uomo, Sally Seton. Per le strade di Londra passeggia anche Septimus Warren Smith, il deuteragonista del romanzo. Nulla sembra legare i due, se non la città di Londra. Clarissa ha cinquant'anni, è ricca. Septimus ne ha appena trenta, è povero e traumatizzato dall'esperienza feroce e violenta della guerra, in cui ha perduto non solo l'amico Evans, ma ogni pace. Eppure i due, senza mai incontrarsi, semplicemente sfiorando gli stessi luoghi, comunicano. Con sapienza straordinaria Virginia Woolf, giunta con questo al suo quarto romanzo, tesse il filo sottile di corrispondenze, echi, emozioni che creano un'opera di grande intensità. Dove un uomo e una donna sconosciuti l'uno all'altra sono accomunati dallo stesso amore e terrore della vita, che li porterà, nell'accettazione (femminile) o nel rifiuto (maschile), ad affermarne comunque l'inestimabile valore.
Le onde:
Sei amici si alternano in un monologo. Nei loro soliloqui «dicono» fatti e vite, e «pensano» riflessioni e sogni: la scuola e i giochi, i segreti e gli abbandoni, le rispettive famiglie e i desideri. Le voci si confondono nel tempo che passa, trasformando i bambini in ragazzi e in adulti; le voci si confondono in un unico fiato, come un'onda che racconta l'esistenza di ciascuno dei sei, e non solo la loro. Nel suo romanzo piú affascinante, quello che Marguerite Yourcenar ha definito «rivoluzionario», Virginia Woolf trova una forma narrativa basata sul ritmo anziché sulla trama, per consentire al pulsare della vita di emergere, per cogliere il flusso di energia che palpita nelle cose, nelle azioni fragili degli uomini, nella precarietà dei sentimenti.
Gita al faro:
La signora Ramsay, serena e materna. Il signor Ramsay, brusco e severo. Insieme a loro, in vacanza sull'isola di Skye, ci sono gli otto figli e una nutrita schiera di amici. Una sera programmano una gita al Faro. Per James, il figlio piú piccolo, quel faro lontano rappresenta una meta magica e sconosciuta, un luogo a lungo sognato. Ma trascorreranno dieci lunghi anni prima che i superstiti della famiglia Ramsay realizzino quel desiderio in una giornata che farà riaffiorare ricordi mai dimenticati e si trasformerà in un ultimo tentativo di riconciliazione. A partire da un episodio all'apparenza insignificante, Virginia Woolf costruisce un romanzo profondo e straordinario, un viaggio nel cuore di una famiglia, tra conflitti sotterranei, alleanze e tensioni che sopravvivono nel tempo. Un esperimento letterario, un'elegia ai fantasmi dell'infanzia, un caleidoscopio di punti di vista e pensieri.
Orlando:
La fantastica storia del bellissimo Lord Orlando, che in più di tre secoli di vita incontrerà la regina Elisabetta, amerà una principessa russa, sarà ambasciatore a Costantinopoli e, dopo un misterioso letargo, cambierà sesso, diventando donna.L'autrice lo definì "libriccino" orchestrato "in uno stile burla". Nigel Nicholson "la più lunga e affascinante lettera d'amore" mai scritta, quella di Virginia Woolf all'eccentrica aristocratica Vita Sackville-West, alla quale la unì un complesso legame ventennale. È un libro di confine: tra la biografia romanzata, il poema e il saggio critico (che la Woolf mima con divertita disinvoltura secondo la tecnica proustiana del pastiche), ambientato tra l'epoca elisabettiana e quella contemporanea, che il libro attraversa con ironica incisività, giocato sull'intercambiabilità e l'interazione dei sessi del personaggio protagonista, incarnazione dell'androginia prediletta dalla Woolf, simbolo della libertà interiore e della completezza creativa propria dell'artista.
Infine metto anche
La stanza di Jacob, che all´inizio avevo escluso perchè decisamente piú lungo degli altri romanzi (440 pagine),ma che magari potrebbe essere interessante a seconda di che programma di lettura scegliamo:
Il libro comincia sulla spiaggia dinanzi al faro e allo spettacolo delle onde. La stanza di Jacob non è infatti uno spazio chiuso. È piuttosto quel mare aperto alla sperimentazione di ipotesi e smentite, supposizioni e ripensamenti che caratterizzano la tecnica del punto di vista: ciò che sappiamo di Jacob è ciò che gli altri vedono in lui, ciò che di lui pensano. Ma chi è, e com'è Jacob realmente? "Un bambino ostinato" lo definisce sua madre. "Un uomo e dunque pericoloso" per la signora che deve condividere con lui lo scompartimento del treno ma che ben presto si ravvede: "Rassicurante, giovane, indifferente, inconsapevole - e per quanto riguardava l'aggredire qualcuno... No!, no, no!". Di fronte al mondo, Jacob non conosce altra forma di sé se non quella che si crea da solo: "Sono quello che sono, e intendo esserlo". Jacob è reale in quanto eroe del romanzo che lo riguarda, scritto a più voci e attraverso gli occhi altrui; ma a emergere in superficie, come in questo caso, è la voce stessa dell'autrice che all'eroe deve vita e sostanza. Jacob studente a Cambridge, Jacob innamorato in Grecia, Jacob ventenne, indifferente o pronto a fare a pugni per un'idea, si lascia alle spalle proprio quella stanza che Virginia Woolf rivendicherà tutta per sé più tardi. Quel che resta di Jacob, dei suoi anni di apprendistato alla vita, è il lirismo di Virginia Woolf; i romanzi e saggi che ancora alimenterà; una lucida avversione per la guerra, intervenuta anche nel periodare woolfiano, che nel penultimo capitolo si fa frammentario, caotico, più ansioso, prima della resa.