SINOSSI

La guerra dei Cent'anni imperversa. Il regno tagliato in due, promesso all'Inghilterra, si divide. Nel cuore di questa Francia dilaniata, una voce emerge, quella di Giovanna. Giovane pia, ode le sante chiamarla ad essere quella Pulzella di cui parlano le profezie. Sacrifica tutto alla sua fede e trascina dietro di sé alcuni contadini, dei signori, poi un esercito e infine lo stesso Delfino Carlo. Un'incredibile epopea raccontata da un compagno d'armi di Giovanna. Di volta in volta intenerito, scettico, stupefatto, questo scudiero assiste alla trasformazione di una "mandriana" in profetessa dalle incrollabili certezze che ha incarnato la speranza di un re e del suo popolo.

RECENSIONE

“Pioveva quel 24 ottobre, giorno dei miei quindici anni, quando Baudricourt mi aveva fatto cavaliere la vigilia della battaglia. Avevo immaginato che avremmo affrontato come in un leale torneo i cavalieri inglesi di re Enrico V, pretendente al trono di Francia e che aveva per alleato il duca di Borgogna. Ma quel che avevo visto era solo una strage. Gli arcieri inglesi che abbattevano i cavalli, appesantiti dalle nostre armature, invischiati nel fango. Gli sgozzatori inglesi, a piedi nudi, brandendo lancia e coltellaccio, piantare la loro lama nei nostri petti. Avevo sentito i rantoli, le grida dei cavalieri: «Mi arrendo, sono il duca di Alençon», e avevo visto gli sgozzatori gettarsi in dieci su questa preda senza neanche preoccuparsi di catturarlo, come era di regola per ottenere il riscatto, bensì desiderosi di ammazzare, per farla finita con la cavalleria francese”.
No, non è Giovanna d’Arco che racconta, bensì il cavaliere Guillaume de Monthuy, personaggio nato dalla fantasia dell'autore, che ripensa al primo incontro con quella che, quindici anni dopo "il macello di Azincourt" del novembre 1415 qui sopra da lui rievocato, sarebbe diventata per tutti "la Pulzella di Orléans". Max Gallo immagina di essere un compagno d’armi di Giovanna, poco più che una contadina analfabeta, nata nel paesino di Domrémy nella Lorena. Ci racconta di averla seguita e ammirata nella sua fulminante e decisiva avventura militare, di aver letto le lettere da lei dettate al suo cappellano e ad altre persone della sua cerchia, nonché gli atti del processo intentatole per eresia e stregoneria che si conclude con la morte sul rogo nel 1431, ma anche quelli del processo di riabilitazione avvenuto 25 anni dopo. Avendo cercato dei riscontri su Internet, mi sono convinta che le parole di Giovanna, appena rimodernate da Gallo rispetto al testo francese originale, siano effettivamente estrapolate da documenti storici. Benché la fede religiosa di quell'epoca, più o meno superstiziosa, produca profezie e profetesse, eresie e roghi, come testimonia il racconto del cavaliere Guillaume de Monthuy, colpisce la straordinarietà di questa figura femminile poco più che adolescente. Nulla sembra predestinare Giovanna a brandire le armi per il suo re, a convincerlo a credere nelle sue voci e visioni o quantomeno nella forza trascinante della sua fede per la vittoria e, infine, a diventare il simbolo della Francia contro il re d’Inghilterra. Quest'ultimo, infatti, con l’appoggio del potentissimo duca di Borgogna, pretende al titolo di re di Francia in virtù del Trattato di Troyes del 1420, firmato dalla moglie di Carlo VI il Pazzo dopo la pesantissima sconfitta di Azincourt. Questi anni di gloria e fervore patriottico, prima di essere bruciata viva a Rouen sulla piazza del Vieux-Marché, Giovanna li paga molto cari: dopo aver respinto, a nord, gli Inglesi da Orléans, Carlo VII, vero re di Francia consacrato nella cattedrale di Reims, decide per prudenza di non continuare l'offensiva contro gli Inglesi che occupano tutti i territori settentrionali della Loira direttamente o tramite i loro alleati come il clero, ma non chiede neanche di riscattare Giovanna quando viene catturata. Più tardi ne chiederà il processo di riabilitazione, ma solo perché "la sua morte infamante dopo la condanna da parte di un tribunale dell’Inquisizione attesterebbe che ella era stata un’incarnazione del diavolo" e di conseguenza lui "perderebbe quella corona legittima messagli in capo nella cattedrale di Reims grazie a Giovanna". Nel '400 Carlo VII ha forse realmente condiviso con molti, almeno fino a un certo punto, la fiducia in questa giovane che sembra incarnare la vergine che, secondo una profezia, avrebbe salvato il trono di Francia. Oggi, invece, gli studiosi moderni si interrogano sulla personalità di questa ragazza, convinta di sentire "voci celesti" che le intimano di lasciare, con un sotterfugio, la casa dei genitori per intraprendere tutte quelle azioni che la conducono di fronte al "gentil Dauphin" (Carlo VII), di diventare l’anima di un esercito di liberazione e, infine, di sostenere gli attacchi serrati degli inquisitori.
Questo libro, dedicato alla Santa guerriera patrona di Francia di cui non manca una statua in ogni chiesa, è molto interessante anche per i lettori non francesi sia per la storia di un personaggio eccezionale, raccontata in modo avvincente, sia perché dà modo di conoscere un pezzo importante della storia fra due dei più importanti Paesi europei, Francia e Inghilterra, nonché la complessità della politica nazionale e internazionale, fatta di calcoli che cambiano incessantemente lo scacchiere dei poteri territoriali, finalizzati allora a soddisfare la fame di terra coltivabile.

[RECENSIONE A CURA DI GENERAZIONE56]

Autore Max Gallo
Editore Pocket
Pagine 401
Anno edizione 2014
ISBN-10(13) 9782266229869
Prezzo di copertina 8,30 €
Categoria Classico - D'ambiente - Storico