SINOSSI

Amare non significa possedere in maniera esclusiva, limitare la libertà del partner o escludersi dalla vita del mondo; al contrario l'amore può aprirsi all'intero universo, spalancando inattese prospettive. Un trattato sull'amore che insegna a sviluppare la propria personalità e raggiungere la pienezza affettiva.

RECENSIONE

Un celebre saggio di Erich Fromm del 1956 volto a dimostrare come l'amore – analizzato qui in molte delle sue tipiche espressioni, non solo quello tra uomo e donna – sia un'arte, prima ancora che un sentimento. Il che implica che esso richieda sforzo e saggezza, un percorso di crescita, oltre che premura, responsabilità, rispetto, conoscenza, e molte altre qualità. Vi si cerca di tracciare un distinguo tra l'amore maturo (a cui si dovrebbe secondo Fromm puntare) e quello immaturo (tipico dell'uomo che non è riuscito a evolversi e a superare certi complessi), attraverso le lenti della psicoanalisi, della sociologia, e in misura minore dell'estetica e dello spiritualismo. Un capitolo cruciale che non cessa di essere punto di riferimento per molteplici riflessioni reca il titolo: L'amore e la sua disintegrazione nella società occidentale contemporanea.

Uscito nel 1956 col titolo The art of loving e tradotto in italiano nel 1963 (precedentemente cioè all'opera più celebre dell'autore, To have or to be? del 1976), L'arte di amare di Eric Fromm – psicologo, psicoanalista, filosofo vissuto tra il 1900 e il 1980 – ha rappresentato senz'altro in quegli anni una paradigmatica riflessione sulla società e sull'uomo occidentali. La percezione che se ne ricava leggendolo oggi – a dispetto del titolo, che per certi versi parrebbe rinviare a un approccio che diremmo "di crescita personale" – è quella di uno studio fortemente incentrato sull'aspetto sociologico e psicoanalitico dell'amore. Per di più, rispetto a quest'ultimo versante, Fromm qui si mostra un po' troppo preoccupato di evidenziare (secondo il suo parere personale) cosa di Freud vada salvato, e cosa invece no, senza delineare una prospettiva che oggi possa suonare come realmente innovativa. Molti degli assunti e delle riflessioni che entrano in circolo in questo lavoro, si sono a ben vedere sedimentati nella nostra coscienza. Uno fra tutti, l'idea che l'egocentrismo e il narcisismo impediscano l'amore vero (l'amore in senso pieno) nei confronti di un'altra persona. Ma essere consapevoli di una realtà, non conduce automaticamente a un miglioramento, se non si apportano delle modifiche, se non si pratica cioè un'azione di qualche tipo volta alla maturazione. Fromm sembra più teso a mostrare problemi che soluzioni. L'arte di amare può essere infatti inteso proprio come una rassegna, destinata a tutti noi, di nodi (ancora) da sciogliere, sia sul piano personale e soggettivo, che su quello comunitario e collettivo. Senza peraltro offrire propriamente degli strumenti concreti per scioglierli. Leggere oggi questo testo ci fa comprendere come in fondo le questioni trattate siano nel bene e nel male ancora perfettamente attuali: tra di essi, la critica al capitalismo del mondo occidentale, l'individuo societario ridotto ad automa, la riduzione a scambio dei rapporti intrapersonali (a dominare i rapporti tra le persone è secondo Fromm l'opportunismo, la logica del do per ricevere, proprio come avviene con le merci). Non è un caso se una delle opere letterarie a cui Fromm espressamente rinvia, citandola, è Il mondo nuovo di Adolf Huxley, del 1932. Al di là dell'impostazione marcatamente sociologica e psicoanalitica che permea questo libro, Fromm riesce a cogliere delle importanti verità, e a fornire pure alcuni significativi input di carattere umano prima ancora che filosofico, psicologico, sociologico e spiritualista, e sono soprattutto questi a mio parere i contenuti che meglio riescono ancora a incidersi nel lettore d'oggi, e a rivelarsi originali quanto seducenti, anche a distanza di parecchi decenni. L'impronta è solo in apparenza razionale-pragmatica. Nella sostanza, è un discorso prevalentemente filosofico, umanistico, che "vola" sopra la complessa realtà contingente umana, dopo averla scavata. Si avverte un po', certo, questo va detto, la pretesa da parte di Fromm, di voler dire tutto sull'amore, di categorizzarlo, trascurando (paradossalmente, potremmo dire), i suoi aspetti più emozionali, più vibranti, più "letterari", più umbratili e dionisiaci, in definitiva, più enigmatici. Del resto, l'amore non andrebbe spiegato, né categorizzato, ma semmai vissuto. Però, volendo vedere il discorso da un’altra angolazione, si può anche intendere L'arte di amare come una straordinaria testimonianza (intesa come elaborazione del tutto personale) di un intellettuale che ha vissuto ben due guerre mondiali. Un lavoro denso di parole, con le quali Fromm cerca in definitiva di imbrigliare la realtà, categorizzando ma al contempo volendo apparire discorsivo, toccando temi profondi ma assemblandoli in gran numero in ciascuno dei sette capitoli, i cui titoli sembrano non riuscire a dare un’idea della pluralità dei concetti espressi.

[RECENSIONE A CURA DI LUMANT75]

Autore Erich Fromm
Editore Mondadori
Pagine 135
Anno edizione 2018
Collana Oscar absolute
ISBN-10(13) 9788804670148
Prezzo di copertina 13,00 €
Categoria Realistico - Cronaca - Saggi - Biografia