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Il settimo giorno di Yu Hua è un romanzo pubblicato nel 2013 ed il nostro Libro del Mese di Maggio. L'opera è una critica abbastanza esplicita alla Cina capitalista e corrotta, che viene raccontata attraverso un viaggio nel mondo dei morti. Una sorta di percorso dantesco contemporaneo durante il quale il protagonista, Yang Fei, incontra persone care (e non solo) smarrite da tempo.

Il romanzo è ricco di tematiche stimolanti, ma un aspetto su cui è interessante concentrarsi è il modo in cui l'autore ha deciso di narrare questa storia. Yu Hua usa la morte per parlare della vita, usa le voci di chi non c'è più per raccontare quello che è. Lo scrittore cinese ha scelto di allontanarsi dalla realtà concreta per guardarla dall'alto e descriverla con una lucidità che solo chi è fuori dalle cose e dalle situazioni, a sangue freddo, può avere. Internet infatti inserisce il libro nel genere della "Letteratura dell'assurdo”, eppure questo libro è tutto tranne che assurdo.

Di elementi fantastici mediante i quali si può parlare della realtà ce ne sono decine: usare personaggi mitici e leggendari, elementi magici o sovrannaturali, alterare la percezione del tempo e dello spazio, inserire allucinazioni e visioni, far muovere i personaggi in un sogno lucido… Yu Hua sceglie di guardare la sua Cina dall'aldilà, un aldilà che, come nelle più speranzose delle profezie, dovrebbe poterci rendere più saggi e sagaci.

Usare un escamotage per non parlare direttamente del presente è una tecnica usata frequentemente. Lo abbiamo visto di recente nel mese di marzo con il romanzo Un americano alla corte di re Artù in cui, attraverso i viaggi nel tempo, le critiche al presente vengono espresse nel passato. Sulla stessa linea è Il mondo nuovo che, attraverso la sua distopia, parla di politica e società dettagliatamente. L'espediente narrativo attraverso cui si parla del presente non direttamente ma spostando il soggetto in una realtà diversa (precedente, contemporanea o addirittura futura, ma comunque lontana) è ciò avviene in questo caso.

I motivi di questa scelta possono essere molteplici. Nel passato succedeva talvolta per evitare censure, limitazioni o condizioni, talvolta per dare una sfumatura inattesa alle proprie parole. Oggi probabilmente avviene per conferire un'aura di mistero all'opera che attiri il lettore, che invece non sarebbe ugualmente attratto da un saggio che parlasse apertamente degli stessi argomenti. È una maniera di piantare semi di una riflessione più profonda anche in chi sperava di leggere qualcosa che semplicemente lo distraesse. In più Yu Hua, così facendo, aggiunge poesia alla trama parlando di una morte che non è spaventosa ma livellatrice, di una morte che rimane una fine ma una fine rivelatrice di verità che in vita non si hanno.

(articolo a cura di Sveva Serra)

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