Quando la crociera è finita ho avuto dei momenti di noia, in quel nuovo mondo non accadeva niente. Ma dall'escursione in poi è migliorato tutto! Ho dovuto fare un grosso sforzo a immaginarmi le scene, perché penso a questi ricchi inglesi che la mia mente in automatico dipinge erroneamente con degli ampi abiti e delicati, e invece fanno un'escursione a dorso di mulo o dormono sui materassi su una barca per giorni, quindi continuamente dovevo ricalibrare la mia immaginazione.
Il personaggio che ho apprezzato di più è Evelyn, ho come l'impressione che la scrittrice volesse dipingere una parte di se stessa tramite lei: la parte che vorrebbe essere libera, che ama più persone, che non si vede costretta in una relazione monogama e che vede la vita come un'avventura più grande del costruire una famiglia, che pensa che sia più importante impegnarsi per fare del mondo un luogo migliore. Un po' di questi pensieri li troviamo anche in Rachel, con la differenza che lei prova un amore univoco verso Hewett. Trovo Evelyn un personaggio molto moderno e che porta a pensare, perché ci fa vedere il giudizio verso di lei, considerata un po' frivola, ma poi ci fa entrare nella sua mente, nelle sue aspirazioni, nei suoi dubbi sulla vita, così diversa da come sente che sarebbe giusta per lei.
Mi ha colpito il finale che si chiude con St. John e lontano da Hewett, ma forse Hirst è proprio il personaggio che cresce di più, che apre la mente, che si fa da delicato e pigro a valoroso, che agisce durante la malattia, si rende utile, che migliora le sue capacità relazionali e apprende un po' di intelligenza emotiva, che evidentemente gli mancava. L'ho apprezzato dopo averlo avuto a noia per un bel po'.
Alla fine ho capito (forse) che la vera crociera è stata quella finale, in cui Rachel e Hewett si sono dichiarati, hanno trovato la felicità ma anche
nautilus post=58715 userid=5018
Condivido questa interpretazione, il viaggio verso l'interno della foresta sembra quasi il viaggio in Cuore di tenebra, verso un'accettazione del sentimento d'amore ma anche la comprensione del lato triste di questa unione, da parte di entrambi.
nautilus post=58772 userid=5018Una donna che scrive queste parole al proprio marito riesco a conciliarla male con la scrittrice che ha una pessima visione del matrimonio.
Chissà forse alla fine di questo anno di approfondimento riuscirò a chiarirmi le idee. Di certo Virginia aveva bisogno di fuggire dal suo matrimonio (vedi i numerosi tradimenti) per poi ritornare, come se fosse l'unico porto sicuro.
Da quel che ho capito Virginia non tradisce mai il marito, ma ha delle altre frequentazioni in accordo con lui, sono in sostanza una coppia aperta. Forse è per questo che lo ama tanto e gli attribuisce felicità: lui le sta sempre accanto aiutandola nella malattia, le dà una famiglia e allo stesso tempo accetta anche di darle la libertà che tanto desidera, di sperimentare la propria sessualità con altre persone, di fare il lavoro dei suoi sogni. Quante persone vivono l'amore in modo così puro, accettando qualsiasi cosa pur di vedere l'altro felice?
(poi ho letto il tuo commento Marco

)
Francesca non parlerei di pazienza da parte del marito, ma di accettazione di uno stile di vita. Non è lui a subire, hanno fatto una scelta di vita insieme.
La lettura di questo romanzo mi ha convinta ancor più ad andare avanti con questa autrice che apprezzo sempre più.