Graziella Steinbeck Uomini e topi l'ha scritto nel 1937 e Furore nel 1939 ,i temi sono gli stessi, povertà, ingiustizia sociale così come il contesto storico in cui si svolge l'azione, la grande depressione americana degli anni trenta. Il primo è un'anticipazione del secondo che vede una storia più ampia e articolata con diversi capitoli dedicati alla descrizione del territorio e dei paesaggi, qui in poche pagine Steinbeck con grande maestria dà vita ad un racconto drammatico adatto ad essere portato sulle scene teatrali e cinematografiche anche se il libro per me rimane il migliore rispetto ad ogni altra trasposizione.Per gran parte del libro non accadono eventi di grande spessore,anzi tante cose si ripetono come la cantilena che Lennie ripete sui conigli e che ama sentirsela ripetere da George, altri piccoli accadimenti che sembrano non aver importanza preparano un finale che riannoda il tutto , ti spiazza e pone al lettore mille interrogativi e tante riflessioni da un punto di vista umano, per me il finale non è scontato, tutt'altro!
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Cara Vanna, d'accordo, ieri non avevo molta voglia di scrivere di più. Uomini e topi resta un lungo racconto, una visione di vita di gente tipicamente americana che lavora nei ranch. Ogni personaggi ha la sua umanità, salvo il figlio del padrone che impersonifica lo spaccone e il cattivo per eccellenza. Steinbeck è sempre un grande, per carità, ma di lui preferisco "La Valle dell'Eden" nel quale vengono portati in vita personaggi buoni e caritatevoli e "mostri" anaffettivi. Il film ha stravolto tutto ed è completamente farlso rispetto al libro. "Al dio sconosciuto" è sicuramente il più lirico di questo scrittore, e anche mistico. Per me è il più bello e quello che io ho amato di più.
Da questo scrittore non ci dobbiamo aspettare romanzi rosa, tutt'altro. In tutti i suoi romanzi troviamo crudezza, così spesso è la vita per molti di noi. Al Dio sconosciuto è stato un romanzo di iniziazione.
Uomini e topi è il romanzo del "così stanno le cose", non ci sono sconti per nessuno.
A me le parti in cui viene ripetuta la storia del pezzo di terra ecc. è piaciuta molto e ti dirò di più, è essenziale, perché fa di questo racconto in prosa, un racconto che rasenta la poesia se non la ballata. E' arte quella di Steimbeck, che mostra sempre lo stile del grande maestro. La terra, il piccolo pezzo di terra, la casa, le proprie cose, non è solo il sogno americano, ma lo è stato anche quello dei nostri contadini, e lo è tutt'ora il sogno di ognuno di noi. Un sogno che è stato raggiunto dalla maggior parte degli italiani, avere un tetto sopra la testa. Là, nel 1936 era un'illusione, un sogno che non si riusciva a realizzare per molti di questi lavoratori girovaghi. E' il sogno, l'utopia di Carlo Marx, in "Prezzo, salario e profitto" un saggio di forte denuncia del lavoro salariato, dalla mancanza da parte degli operai dei mezzi di produzione, dall'alienazione della classe lavoratrice nel produrre oggetti che non gli apparterranno mai, oggetti che non gli servono.
Così Steimbeck nel suo "Uomini e topi" descrive l'alienazione dei lavoranti costretti alla paga settimanale, che poi andranno a spendere in un bordello o al gioco, incapaci di progettualità, dove la progettualità resta solo un'illusione, un discorso consolatorio.
La miseria qui è ancora più nera, perché non si vede via di scampo.
Questo mettere in scena la crudezza, l'ineluttabilità di quella vita, è la grandezza di Steimbck che resta sempre un grande maestro.