A distanza di giorni sono qui a rileggere i vostri commenti e come Federico continuo a girare intorno a questa storia e ai suoi personaggi senza trovarne conclusione.
Confermo che il libro mi è piaciuto moltissimo, ma a mente fredda mi sono venute in mente altre cose.
Adesso percepisco molto forte il sentimento della pietà.
George “si prende cura di Lennie” dopo che è rimasto solo per pietà. È un po’ una palla al piede ma non può fare a meno di lasciarlo solo.. sarebbe come lasciare un bambino in balia degli eventi, nessuno riuscirebbe, in un modo o nell'altro ci si sente in obbligo verso quell'essere umano che non è in grado di badare a se stesso.
Per pietà se lo porta dietro e lo tira fuori dai guai.
Nel frattempo sogna questo fantomatico pezzo di terra in cui può starsene tranquillo insieme a Lennie, in cui immagina che Lennie possa stare bene, ma senza Lennie il pezzo di terra non può averlo. Non basterebbe il suo guadagno... George lo sa che Lennie è un problema, altrimenti non gli avrebbe detto di starsene zitto e di far parlare lui ma allo stesso tempo è consapevole delle sue capacità, della sua forza, e sa che sono qualità apprezzate nel lavoro che andranno a svolgere al ranch. Quindi l’interesse a tenerselo caro ce l’ha... oltre all’affetto che - in un modo o nell’altro - si è sviluppato tra i due, intendo.
Fin qui è tutto lecito, a George però condanno il modo che ha di gestire Lennie,
@gavi ha riportato una citazione che mi ha aperto una piccola fessura per arrivare alle mie conclusioni sulla storia:
“perché io ho te che mi stai dietro, e tu hai me per star dietro a te.”
Ecco, vorrei dire a George che non è stato per niente bene dietro a Lennie!
Comprendo tutto, il periodo storico, la mentalità, le necessità e tutto quello che volete, ma adesso, a mente fredda, non riesco a dirvi che questa è una bella storia di amicizia. Posso dirvi che è una storia di compassione, di pietà,
Resto comunque dell’idea che ho letto un bel libro su cui probabilmente rifletterò ancora nella speranza di comprendere a pieno il messaggio di Steinbeck.