Pier, ci sta che non ti piaccia anche perché non è scritto in modo eccelso e in certi casi, come ha scritto Beatrice, è pure splatter o comunque certi particolari (anche sessuali) poteva risparmiarseli perché tanto si capisce l'antifona.
Non so neanche dire cosa mi piaccia, credo sia il tema perché sono curiosa di sapere come va a finire (sono all'85% più o meno). Per quanto riguarda lo stile, mi sembra chiaro e immediato, direi pure asciutto, ma certo non è il mio preferito (sono fan dei romanzoni ottocenteschi vittoriani e quindi mi piace un tipo di scrittura con più spessore, ricca, ricercata).
Non è un libro memorabile, non ho dubbi che tra qualche mese l'avrò dimenticato anche perché fino a ora non c'è una scena che mi sia rimasta impressa in modo significativo, però non trovo il libro terribile. Non lo trovo neanche pesante, per esempio
Kentuki mi ha lasciato dentro un incredibile senso di angoscia e stavo fisicamente male leggendo alcune pagine, con
Il condominio invece non succede nulla di tutto questo. E' un romanzo che potrei forse definire mordi e fuggi: nel senso che lo sto leggendo, non mi dispiace, mi tiene compagnia, ma una volta terminato sparirà dalla circolazione e non ne sentirò la mancanza.
Bea, a me pare che il clima del condominio fosse già alterato quando Laing parla del suo trasferimento e, nel frattempo, pagina dopo pagina io ho capito che fosse già passato del tempo. Non ricordo in che capitolo, ma mi ricordo che Laing dicesse che erano già passati tot di mesi (forse tre o sei)... o ricordo male?
Boh, comunque io ho sempre avuto la percezione che la follia sia cresciuta man mano, scorrettezza dopo scorrettezza, rabbia dopo rabbia.
Per quanto riguarda i condomini, metto in conto che ci siano quelli che trascinano le masse, gli indifferenti (quando si parla di altri) e i pecoroni. Inoltre, specie sul finale,
E' vero, si menano senza che qualcuno dica qualcosa: o fanno finta di niente, o tacciono per paura oppure si lanciano nella lotta. Ma è davvero così impossibile? Se nel mondo reale fanno uno scippo o menano un tizio a caso, raramente la folla fa qualcosa (per paura). Non è mai capitato a nessuno fare i conti con l'indifferenza del prossimo quando si è in un guaio (anche banale)?
E' il motivo per cui, nel romanzo, non chiamano la polizia e, se è nei paraggi, cercano a turno di farla andare via. La spiegazione è stata data dopo metà libro, mi pare nella parte che vede Wilder come protagonista (e forse, in parte, precedentemente con Royal)
Si tratta di gente allucinata, che non dorme, che beve per non pensare e per avere più coraggio di fare cose orribili (e quindi, in un certo senso, sopravvivere in quell'ambiente), che sta al buio e in mezzo alla spazzatura, che non si lava, che neanche mangia.
L'unica cosa che non capisco è come non siano andati via a tempo debito, ma credo dipenda da un miscuglio di cose: voglia di vendetta/rivalsa, viltà, indifferenza, paura, l'idea di poter fare ciò che si vuole, incredulità, alienazione mentale.