Ho finito anche io di leggere il libro. All'inizio sono andata piano, ma di parte in parte avevo ansia di capire come si sarebbe conclusa la vicenda, dato che mano a mano l'autore rimescolava le carte in tavola, quindi ho un po' "premuto sull'acceleratore".
Lo stile di scrittura è veramente particolare, e prezioso. Non mi ha dato fastidio il lungo periodare né le minuzie in cui indugia, perché mi sembra che il tentativo sia di risalire su per tutti i cunicoli dell'animo umano, e su questo ha intuizione. Tuttavia, mi stancavo spesso e sono giunta alla conclusione che forse non è così necessario, per quanto realistico possa essere: i grandi rimuginatori come me sanno che deviazioni inaspettate può prendere la mente, e non tutte piacevoli, alcune anche dissonanti e grottesche. Sulla carta, però, da "rifilare" a qualcun altro, si fa pesante molto presto. Sono stata messa alla prova specialmente da quei capitoli in cui, in teoria, si svolge un dialogo, ma in pratica ci sono lunghissime digressioni tra una battuta e l'altra. Faticosissimo!
I dialoghi stessi sono un po' artefatti, specialmente i monologhi, ci sono personaggi, come Javier, che monologano senza interruzione e a un livello un po' troppo "alto". Si capisce che il mondo in cui si muovono è quello della cultura, quindi sono tutti personaggi molto istruiti, ma... non so, manca qualcosa. Come ho detto anche per l'ultimo libro del mese, che pure è di genere diversissimo, vi dirò: troppo cerebrale, c'è troppa testa e poco cuore.

Da libri così mi disconnetto molto in fretta.
Il personaggio di Maria stessa è troppo cerebrale per i miei gusti. Non è malvagia, è un personaggio ben fatto, ma credo lo penalizzi lo "starci dentro". Rimane un personaggio sospeso sul filo del cinismo, un po' intorpidito (non è un caso secondo me se la relazione con Javier la prende tanto: è come una botta di adrenalina), interessante perché secondo me è rappresentativo dell'intorpidimento di molte persone d'oggi, che si insensibilizzano o per assenza di stimoli o perché ne vengono bombardate (emblematica secondo me la riflessione che fa a inizio romanzo dell'eccessiva esposizione alla cronaca nera). Però forse la voce interna è un contatto eccessivo, per me.
Andando sul grettissimo, invece:
Un gioco letterario che ho apprezzato particolarmente è quello del racconto di Balzac "Il colonnello Chabert", che all'inizio ha una sola chiave di lettura ma andando avanti viene ripreso, riletto, e acquisisce ogni volta un senso nuovo. Un gioco molto raffinato, forse un po' pretenzioso, ma ben fatto.
In definitiva, mi ha fatto piacere conoscere Marìas, ma non so se leggerò qualcos'altro di suo.