Ho finito il terzo quaderno e per me la lettura si conferma molto piacevole.
Pirandello alterna benissimo riflessioni generali e trama; anzi, fa di più, perché teoria e pratica, per così dire, si mescolano perfettamente nella narrazione al punto da renderla sempre godibile e interessante.
Nel terzo quaderno viene proposto il tema della relatività tanto caro all'autore e che viene ripreso in tantissime sue opere ed espresso in forme differenti. Qui Pirandello lo descrive così: "Abbiamo tutti un falso concetto dell'unità individuale. Ogni unità è nelle relazione degli elementi tra loro; il che significa che, variando anche minimamente le relazioni, varia per forza l'unità". Quanto è vero! Quanto cambiamo noi e quanto cambiano gli altri ogni volta che siamo/sono posti in contesti differenti e con diverse persone, al punto che talvolta è difficile riconoscere che siamo/sono sempre gli stessi. Mi vengono in mente le classiche  interviste ai vicini di un assassino: "Ma con noi era sempre gentile, una persona tranquilla, ecc.".
Mi piace molto anche la descrizione dell'ambiente cinematografico. E' una parte divertente che mi richiama alla mente alcune scene della serie tv Boris (in particolare con riferimento ai rapporti tra le persone, ad es. tra attori e altri lavoratori).
         
Ho appena 
finito anch'io il terzo quaderno e confermo la sublimità della lettura.
Ovviamente, non ho potuto anch'io non notare l'autocitazione dell'autore con il 
suo tema principe. Un tema che a me affascina sempre proprio per la complessità di relazioni che dalle molteplici identità di ognuno di noi possono scaturire. Ma anche per i condizionamenti (
non m'aspettavo avrebbe...), i malintesi (
pensavo fossi...), le sorprese che non solo i molti 
noi, ma anche gli infiniti modi con cui essi alchimicamente si combinano sono in grado di ingenerare. Tutto ciò è estremamente interessante  e ci porta a non capire come si faccia a stimare Tizio o a detestare Caio.
Ma Pirandello, nei panni di Gubbio, cerca di sottolineare come questo sia buono. Cioè se 
tutti la odiano, la Nestoroff, questa è per lui una ragione  
fortissima per non odiarla. E poi, a seguire, il passaggio di notevole profondità: "
Sempre, nel giudicare gli altri, mi sono sforzato di superare il cerchio de’ miei affetti, di cogliere nel frastuono della vita, 
fatto più di pianti che di risa, quante più note mi sia stato possibile fuori dell’accordo de’ miei sentimenti". Che io leggo come: "ho sempre cercato di non farmi condizionare dai miei pregiudizi, perchè la vita è difficile e dunque ci vuole compassione anche per quelle persone, 
note stonate, che non ci vanno tanto a genio".
Mi chiedo anche se Pirandello, quando dice che 
"Ogni unità è nelle relazioni degli elementi tra loro; il che significa che, variando anche minimamente le relazioni, varia per forza l'unità", si renda conto di quanto è avanti! Egli cita la psicologia della Gestalt, della forma organizzata, ma anche la teoria generale dei sistemi di Bertalnffy nel suo assioma principe per cui il tutto e più della somma delle sue parti; è proprio qualcos'altro.
Mi fa piacere anche l'indignazione per la povera tigre e come egli la motiva.
Infine, seppur grande appassionato di cinema, ho veramente apprezzato la difesa strenua del teatro, suo grande amore, e come riesce a descriverne l'essenza, che sta nella vita vera di persone in carne ed ossa che interagiscono tra loro e insieme si emozionano per l'arte che insieme realizzano, attori e pubblico.