Buon giorno a tutti.
Ho terminato solo ieri di leggere quest’opera; purtroppo per motivi personali non sono riuscito ad interagire con voi nel corso della lettura, che ho accelerato solo negli ultimi giorni di questo mese.
Pirandello per come lo ricordavo dalle mie poche letture fatte durante gli anni del liceo (Il fu Mattia Pascal, Uno, Nessuno e Centomila, Sei personaggi in cerca d’autore), oltre all’aver assistito alla recitazione in teatro del Berretto a Sonagli con il sommo Eduardo De Filippo, era, ed è, a dir poco affascinante.
Pur avendo acquistato da tempo l’edizione dei Meridiani comprendente tutti i suoi romanzi, non avevo più ripreso in mano questo autore e dunque l’occasione è stata propizia : gli eventi umani, a volte apparentemente di poco conto, a volte autentiche tragedie come quella che viene descritta nel libro del mese di luglio, sono a loro volta l’occasione per sviscerare l’animo umano, le sue contraddizioni, le mille sfaccettature della realtà, ammesso che vi sia una realtà.
E qui le realtà sono diverse e diverse le suggestioni nel corso del dipanarsi della storia : dalla critica alla società moderna che ci vede sempre correre a destra ed a sinistra, ieri come oggi, sino al punto che “…l’umanità….presto proromperà frenetica a sconvolgere e a distruggere tutto….”, alla critica alle macchine in genere che ingoiano le nostre anime, all’ affermazione che il “superfluo” distrae gli esseri umani dal loro destino e li rende perennemente insoddisfatti.
In tutto ciò il nostro Serafino è un testimone, quasi muto, solo una mano che gira una manovella, se non fosse che la sua “professionale impassibilità” viene scaricata nella scrittura dei quaderni su cui vengono trascritte le sue impressioni e visioni della realtà che si trova a vivere.
Da qui prende le mosse la storia di passione, di amore e di morte all’interno della quale i vari personaggi vivono in modo diverso una stessa realtà, ciascuno con la sua parte diversa, ciascuno con il suo punto di vista diverso : qui Pirandello trova pane per i suoi denti ed a lungo ci descrive le tormentate vie seguite dalla personalità umana.
Il tutto anche attingendo alla propria biografia : vedi la figura di Cavalena, oggetto di una delirante gelosia da parte della moglie Nene, descritta come folle, ma sappiamo tutti che Pirandello stesso conobbe in famiglia la gelosia estrema e la follia della moglie, Maria Antonietta Portulano, e che diverse volte fu costretto a lasciare casa, come per l’appunto farà il suo Cavalena.
Ho trovato comunque alquanto contorta la trama complessiva della passione amorosa fra la Nestoroff, Mirelli, Nuti, Carlo Ferro, Luisetta e, sia pure di striscio, lo stesso Serafino Gubbio; a tratti complicata, ma nello stesso tempo affascinante, la prosa pirandelliana e molto godibili alcuni sostantivi ed aggettivi usati (per tutti .…una vecchia contadina, popputa ventruta fiancuta….).
Mirabile la fine del testo con Gubbio che non parla più dopo l’omicidio – suicidio cui ha assistito in prima persona : se si legge bene non si comprende se il silenzio, grazie al quale il nostro “operatore” afferma di essersi salvato, sia stato una conseguenza psicosomatica del trauma od una sua scelta deliberata (d’altronde ne “Le voci di dentro” di Eduardo De Filippo lo zio Nicola non ha scelto il silenzio deliberatamente per una forma di protesta contro il mondo ?).