Innanzi tutto Miriam grazie anche da parte mia per aver raccontato queste testimonianze di vita vissuta.
C'è un fenomeno, del quale non ricordo il nome (penso sia un bias cognitivo), per cui tendiamo a preoccuparci meno delle cose che accadono più lontane da noi. Ad esempio, un terremoto in Giappone desta in noi meno preoccupazione di un terremoto in Italia; il riscaldamento globale ci fa meno paura dell'esondazione di un fiume nella nostra provincia, ecc. Indipendentemente dall'entità del fatto.
Con la stessa logica, constatare che certe situazioni si verificano a persone a noi care, a noi vicine (come ti considero in quanto parte della nostra Community), aumenta (se mai ce ne fosse stato bisogno...) la percezione del problema agli occhi di chi, come me, legge il tuo contributo. Questa è consapevolezza. La consapevolezza è la prima fase del cambiamento.
Il problema c'è, è evidente, è tangibile ed è di fronte a noi ogni giorno, sotto varie forme ed entità.
Per quanto riguarda la tua domanda, ti rispondo molto volentieri (in realtà l'ho fatta io per primo proprio perché volevo capire se qualcun altro reagisce come me a questo genere di cose e magari cogliere dalle testimonianze e spunti di comportamento per il futuro da parte di qualche altro ragazzo).
Inizio col dire che non mi sento sicuramente maturo su questo tema e che seppur non ricordi di aver mai fatto battute di questo tipo ad una ragazza, mi sono sicuramente trovato (anche recentemente) in situazioni come quelle che descrivevo, ovvero situazioni in cui in pubblico, anche sul luogo di lavoro, capita di assistere ad apprezzamenti o battute volgari da parte di un uomo nei confronti di una donna, di una collega, di un amica, ecc..
La reazione del "branco" in questo caso (e non parlo solo degli uomini ma in generale del gruppo di persone che si trovano a vivere questa situazione) solitamente è quella di fare un sorriso, scherzarci sopra, sminuire l'accaduto. Questo, secondo la mia esperienza, si verifica nella maggior parte dei casi. Ditemi voi se concordate con me sulla base delle vostre esperienze.
Personalmente tendo a provare un senso di vergogna e di imbarazzo in questi casi, quindi la mia reazione solitamente è quella di non ridere e cercare in tutti i modi e più rapidamente possibile di cambiare discorso. Al limite scuoto la testa in senso di disapprovazione. Però non reagisco mai apertamente e chiaramente schierandomi contro ciò che è stato detto e chi l'ha detto.
Non voglio infatti rinforzare il comportamento di chi fa la battuta ridendo o sorridendo ma al contempo sono bloccato e non riesco a fare ciò di cui parla Beatrice, ovvero esternare la mia disapprovazione ma non perché penso di non essere approvato dal branco (sbattecazz
) o di appesantire la situazione, quanto perché per carattere tendo a disinnescare queste situazioni in cui mi ritrovo coinvolto mio malgrado. Attenzione: non dico sminuire che è diverso, dico disinnescare, ovvero portare il più rapidamente il gruppo fuori da quella situazione.
Sicuramente non è l'approccio più corretto. Di fatto non mi schiero apertamente contro chi ha fatto la battuta. Tuttavia, come dicevo, sono portato a farlo innanzi tutto per mia indole/carattere ma spesso anche perché dall'altra parte vedo che la ragazza stessa oggetto dell'apprezzamento fuori luogo magari ride e a volte addirittura risponde fomentando il soggetto in questione, e quindi penso che forse loro si divertono così... chi sono io per intervenire?
Credo che sarebbe totalmente diverso se mi trovassi (e non ricordo che mi sia mai accaduto) ad assistere ad una scena come quella che hai descritto te, in cui la ragazza apertamente reagisce al complimento rimettendo giustamente in riga il soggetto. Dovrei trovarmici per capire come reagirei. Non voglio peccare di presunzione dicendo che reagirei in un modo o nell'altro. Non ho esperienza per dirlo.
Però il commento di Bea mi ha fatto ritornare alla mente una cosa che tantissimi anni fa mi disse il mio parroco quando io seccato durante una lezione di catechismo (si parla del periodo delle elementari) andai da lui a lamentarmi del fatto che i miei compagni di classe bestemmiavano continuamente, cosa che mi dava noia e che tuttora non sopporto. Gli chiesi cosa avrei dovuto fare. Ovviamente il parroco parlò sulla base della sua esperienza personale dicendomi che secondo lui in quei casi conviene non ridere, magari far presente la cosa una volta ma facendo attenzione al soggetto a cui rivolgevamo la richiesta di smettere perché secondo lui ci sono alcune persone che ricevendo questo genere di critica godono e raddoppiano, triplicano, quadruplicano la quantità di bestemmie fatte in nostra presenza. Proprio perché sanno che ci dà noia.
Praticamente la sua teoria è che se avessi fatto notare esplicitamente la cosa avrei rischiato l'effetto contrario. Devo dire che a volte provai ad ignorare il suo suggerimento, facendo notare ai miei compagni di classe che non mi piaceva sentirli bestemmiare, chiedendogli di smettere. Effettivamente si verificò in svariati casi ciò che lui ipotizzò. Quindi smisi di fare notare questa cosa e ancora oggi non la faccio notare, nonostante la disapprovi e mi dia fastidio. Non mi fa ridere e da credente mi offende. Ma non giudico e vado avanti per la mia strada... sbaglio anche in questo caso? Può darsi. Da noi in Toscana si giustificano dicendo che la bestemmia è un intercalare... che culo!