Graziella ha scritto: Pierbusa. "sostanza"? "edificanti"? da preferire alla semplice letteratura? Quale?
Io leggo anche molti gialli e ho letto di tutto, non ho problemi, molti saggi, tutti i classici, sono moltissimi anni che leggo, ho iniziato prestissimo.
Ma se propongo un libro da leggere assieme, mi pongo: a) che possa piacere e non sia noioso; b) che abbia un valore artistico; c) che serva anche a far riflettere.
La galleria sotterranea ha preso il premio Pulitzer; Il fondamentalista islamico non riguarda l'11 settembre, ne parla solo di striscio, il contenuto è molto più ampio ed è scritto molto bene. Per tutti e due i romanzi puoi vedere le mie due recensioni sul nostro sito.
d) noto che tutto quello che propongo io non ti garba, vedi Keyla la rossa da te giudicato un romanzo sulle disavventure del popolo ebraico.
e) da quanto sono iscritta e cioè dal mese di settembre 2017, non ti ho letto partecipe del libro del mese.
Ma Graziella lasciamo perdere le polemiche che altrimenti annoiamo il Club.
Proprio perché hai letto tutti i classici ("Ritratto di signora" lo avevi però ingiustamente tralasciato) aiutami a capire quale libro scegliere. Quale dei tre è un
buon libro.
Ultimamente (oramai da mesi per dire la verità) sto leggendo un libro monumentale di 1500 pagine di Alan Moore "Jerusalem" . Ad un certo punto l'autore si presenta in prima persona e discorre direttamente con il lettore propria sulla lettura.
Non è necessario leggerlo tutto e mi scuso per la lunghezza, basta saltare direttamente all'ultima riga. Anche per me un
buon libro è quella cosa lì...
So di essere un testo. So che mi state leggendo. Questa è la differenza principale tra me e voi: non sapete di essere un testo. Non vi rendete conto di leggere voi stessi. Ciò che credete essere la vita condizionata dalle vostre scelte è in verità un libro già scritto che vi cattura, e non per la prima volta. Dopo avere concluso l’attuale lettura, quando chiudete la quarta di copertina come il coperchio di una bara, dimenticate subito la fatica di averlo letto e lo cominciate da capo, forse attirati dal vostro bel ritratto in posa eroica sulla sovraccoperta.
Guadate ancora nella glossolalia con cui si apre il romanzo e la scena impressionante del parto, tutta in soggettiva, descritta nebulosamente in un pastrocchio di nuovi sapori e odori e luci terrificanti. Vi soffermate con piacere sui passaggi relativi all’infanzia, assaporando la potente presentazione di nuovi personaggi, mamma e papà, amici, parenti e nemici, ciascuno con le proprie fissazioni, il proprio caratteristico fascino. Assorbiti da queste imprese di gioventù, scoprite di saltare per pura noia alcuni episodi successivi, sfogliando alla svelta le pagine dei vostri giorni per arrivare ai contenuti adulti e pornografici che vi attendono nel capitolo successivo.
Quando poi scoprite che questi sono una gioia meno pura e meno abbondante di quanto speravate, vi sentite vagamente ingannati e per un po’ ve la prendete con l’autore. Ma a quel punto siete ormai avviluppati nei temi principali della storia: follia, amore, lutto, destino e redenzione. Cominciate a intuire la vera portata dell’opera, la sua profondità e ambizione, caratteristiche che finora vi sono sfuggite.
Avanza il timore che la storia non appartenga alla categoria che immaginavate, cioè che non si tratti di un’avventura picaresca o di una commedia sexy. In modo preoccupante, la storia supera i rassicuranti limiti del genere sconfinando nel territorio snervante dell’avanguardia. Vi chiedete per la prima volta se avete azzannato un boccone troppo grosso per essere masticato, se per sbaglio non vi siate imbarcati in un’impresa troppo grande per voi, quando in realtà volevate solo dileggiarvi con un libro commerciale, qualcosa da leggere in vacanza, all’aeroporto o in spiaggia. Iniziate a dubitare della vostra capacità di lettori, di seguire questa favola mortale fino alla conclusione senza perdere la concentrazione. E persino quando la finite, dubitate di essere abbastanza svegli per cogliere il messaggio della saga, sempre che ve ne sia uno. Nel vostro intimo sospettate che vi sfuggirà, eppure non potete fare altro che continuare a vivere e girare quelle pagine sottili spinti dalla scritta che campeggia sulla fascetta: “Se proprio dovete leggere solo un libro in vita vostra, leggete questo”.
Superata la metà del tomo, circa a due terzi, gli snodi precedenti e apparentemente slegati dell’intreccio cominceranno ad avere senso. I significati e le metafore iniziano a riverberare; le ironie e i motivi vengono rivelati. Non siete ancora sicuri di avere già letto tutto in precedenza. Alcune parti vi sembrano terribilmente familiari, a volte intuite come si svilupperanno gli intrecci secondari. Un’immagine o la battuta di un dialogo potrebbero innescare un déjà vu , ma nel complesso sembra un’esperienza inedita. Non importa che sia la seconda o la centesima lettura: per voi è una novità e, a malincuore o di buon grado, sembrate apprezzarla. Non volete che finisca.
Ma quando finisce, quando chiudete la quarta di copertina come il coperchio di una bara, dimenticate subito la fatica di averlo letto e lo cominciate da capo, forse attirati dal vostro bel ritratto in posa eroica sulla sovraccoperta. Dicono che un buon libro sia quello in cui si trova qualcosa di nuovo a ogni lettura.