Buonasera a tutti! Sono contenta che esista una sezione solo dedicata al Re
Sono un'appassionata degli scritti di King, e faccio parte di un gruppo fisico dedicato a lui. Sono quindi apertissima al confronto!
Scrivo per consigliarvi la lettura di "On Writing", arrivato in Italia con il sottotitolo "Autobiografia di un mestiere".
Credo che il sottotitolo sia molto azzeccato ed evocativo: in "On Writing" troviamo infatti due parti fondamentali:
- Una prima parte dedicata alla storia di Stephen King: la sua passione per la scrittura; i primi racconti e i numerosi rifiuti; i primi fortunati incassi, che seppur modesti gli danno un'immensa soddisfazione; la cattedra universitaria per scrittura creativa; e la storia di "Carrie", il suo primo romanzo, pubblicato grazie all'intervento provvidenziale della moglie Tabitha.
In questa sezione non mancano i cenni più intimamente autobiografici, come la descrizione della madre e del momento del suo decesso. In "On Writing" troviamo un King che si mette a nudo di fronte ai suoi lettori, e questa cosa l'ho trovata davvero preziosa.
- Una seconda parte in cui King elenca i "ferri del mestiere" della scrittura. Una grossa parte di questa seconda tranche è dedicata alla forma: King appare infatti molto attento alla grammatica, alla sintassi, alla forma estetica dello scritto; si preoccupa che il testo non sia troppo descrittivo, o troppo pedante, o poco intuitivo.
Ho trovato davvero un buon consiglio quello di lasciare il proprio manoscritto in un cassetto il tempo sufficiente da ricordare di cosa tratti ma non con dovizia di particolari. Solo così, secondo King, si ottiene il giusto distacco dalla propria opera per potervi applicare un occhio realmente critico.
Altro punto che ho trovato molto interessante è stato il concetto del Lettore Ideale. King consiglia di avere un prototipo di lettore in mente, che per lui è sua moglie Tabitha, per il quale scrive "a porte chiuse". Mentre scrive, King immagina i commenti che Tabitha potrebbe fare, e questo da forma alla sua scrittura. Mi sembra davvero un buon consiglio quello di immaginare il punto di vista di qualcun altro, perché riduce le tergiversazioni, le frasi nebulose, e tutti quegli elementi che possono appesantire o rendere poco comprensibile lo scritto.
La parte migliore del saggio è secondo me l'Appendice finale, in cui King racconta del tragico incidente subito nel 1999. Dopo essere stato ridotto in fin di vita, King non scrisse nulla per 18 mesi; era troppo arrabbiato e troppo dolorante per farlo. Così come per "Carrie", anche in questa circostanza Tabitha si rivela provvidenziale: allestisce infatti una postazione di scrittura per il marito, permettendo a King di riprendere la scrittura. "On Writing" è proprio il frutto di questo ritorno; ho trovato affascinante l'idea che non avremmo mai potuto leggere questo saggio se Tabitha non avesse salvato King dall'anedonia in cui era caduto.
Chiudo questo breve commento con la parte in cui Tabitha allestisce la postazione, che secondo me è veramente bella:
Per un paio d'ore Tabby trafficò a organizzare la mia postazione e quel pomeriggio alle quattro mi spinse attraverso la cucina e giù per lo scivolo fatto installare appositamente per la sedia a rotelle. Nel piccolo atrio sul retro mi aveva preparato un nido accogliente: computer portatile e stampante, lampada da scrivania, manoscritto (sopra il quale aveva posato i miei appunti del mese precedente), penne, materiale di consultazione. Su un angolo del tavolo aveva collocato una fotografia incorniciata del nostro figlio più giovane, scattata da lei stessa nei primi giorni di quell'estate.
«Va tutto bene?» chiese.
«È fantastico», risposi io e l'abbracciai. Ed era fantastico davvero. Era fantastica anche lei.
La ex signorina Tabitha Spruce di Oldtown nel Maine sa quando lavoro troppo, ma sa anche che certe volte è il lavoro a sorreggermi. Mi posizionò al tavolo, mi baciò sulla tempia e mi lasciò lì a scoprire se avevo ancora qualcosa da raccontare. Risultò di sì, ma senza la sua intuizione che era venuto davvero il momento, non so se io o lei l'avremmo mai saputo.