eccomi qua, finito ieri il secondo volume, e, in attesa che in biblioteca rientri il terzo (sigh sob), ho tempo di buttar giù qualche considerazione che mi sono appuntata mentre leggevo:
- come già avevate sottolineato, ci sono alcune parti che rallentano molto il ritmo della storia rispetto al primo. avevate menzionato i diari di Clary, ma a me è risultato più ostico il fatto che ci siano molti capitoli (e molto lunghi) dedicati a un solo personaggio. nel primo volume la vita di tutta la famiglia era presentata in parallelo, si sviluppava in parallelo, perché ogni capitolo parlava praticamente di tutti. non è lo stesso in questo secondo volume, in cui spesso si viene a sapere di eventi attraverso il punto di vista di Polly, Clary e Louise, a cui sono dedicati la maggior parte dei capitoli. è vero che questo va a rallentare il ritmo, ma ritengo che sia una scelta logica, consapevole, mirata a riprodurre nella narrazione il lento scorrere di giorni sempre uguali, grigi (non per niente il libro è intitolato Il tempo dell'attesa). quindi alla fine si tratta di uno stile che ci permette di calarci perfettamente nei personaggi. ci sta! (scusate il tecnicismo

)
- adoro Clary: la cosa più sorprendente di questa ragazza è come voglia sperimentare ogni emozione della vita umana. lei vuole sapere cosa si prova a fare tutto, per poi poterne scrivere. la capacità di vivere (e sopravvivere a) sentimenti anche estremi, dolorosi, ed essere in grado di raccontarli, è affascinante.
- Nevile deve ringraziare di non essere mio fratello

capisco il dolore, l'incomprensione, quello che vuoi, ma è insopportabile!
- ma quanto è commovente la scena in cui Hugh regala l'anello a Polly?!?! ridevo e singhiozzavo contemporaneamente. è meraviglioso il loro rapporto padre-figlia.
e niente, ora devo aspettare il terzo. anche questo è "tempo dell'attesa"