Martedì, 04 Novembre 2025

"Litigando si impara" di Bruno Mastroianni

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21/12/2020 08:02 #48557 da guidocx84
"Litigando si impara" di Bruno Mastroianni è stato creato da guidocx84
Ciao ragazzi! ;)

Dopo aver letto e commentato qui sul Forum " Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello" di Bruno Mastroianni e Vera Gheno e "La disputa felice" di Bruno Mastroianni, nei prossimi giorni, non appena avrò terminato la lettura del Libro del Mese di dicembre, vorrei cominciare a leggere l'ultimo lavoro di Bruno, "Litigando si impara. Disinnescare l'odio online con la disputa felice" .

SINOSSI

Questo libro non vuole essere un manuale di comunicazione gentile, ma il suo contrario: un corso di "lotta di strada" per imparare a stare nei conflitti quando ci si sente circondati, quando si è fatto qualche passo falso e tutto sembra andare storto. Perché non bisogna aver paura della naturale tendenza umana a litigare, occorre solo guardarla in faccia per quella che è: una forma di violenza (verbale) che è l'ultimo rifugio degli incapaci (a discutere), parafrasando Asimov. In una società iperconnessa che oscilla tra il cittadino "silenzioso" che, per eccesso di politicamente corretto, non ha più voglia di discutere, e il cittadino "urlatore" immobile nelle sue posizioni impermeabili a ogni confronto, abbiamo bisogno di persone che sappiano fare la differenza discutendo. Dalle ceneri fallimentari dei nostri litigi possono nascere, infatti, dispute felici piene di soddisfazione. Basta imparare dagli errori: come quando sbagliamo, anche litigando si impara.

Qualcuno è interessato ad unirsi a me nella lettura di questo breve saggio (126 pagine)? ;)

«Heaven goes by favor. If it went by merit, you would stay out and your dog would go in.» Mark Twain

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27/12/2020 16:49 #48676 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Litigando si impara" di Bruno Mastroianni
Ho iniziato a leggere questo saggio e, come fatto in precedenza, utilizzerò questo topic come diario di bordo utile a fissare i concetti basilari che incontrerò durante la lettura e magari anche per invogliare qualcuno (ora o in futuro) a leggere e/o a discutere del libro e degli argomenti che vengono trattati ;)

La prima cosa che mi ha stupito è la struttura del saggio, organizzato in capitoli che rispecchiano la falsariga di un dibattito in tutte le sue fasi: dal prologo, all'epilogo, passando per le argomentazioni, la replica e la difesa. L'ho trovato un espediente molto intelligente per trattare in ordine logico gli argomenti che andremo ad affrontare.

Altra cosa che ho notato è che, già dalla prima pagina del prologo, l'autore ci fa pensare alla difficoltà di avere confronti costruttivi con le persone (litigare è molto più naturale) e a come la pandemia che stiamo vivendo abbia anche peggiorato la situazione, rendendoci ancora più accaniti nello scontrarci tra noi in merito alle diversità di opinioni che sono emerse (i tempi dell'"andrà tutto bene" e del cantare dalla finestra sono ormai un vecchio ricordo).

Ma veniamo al protagonista del libro: il litigio.

Mastroianni ce lo presenta così:

"Il litigio è lo stratagemma più semplice per fuggire da una versa contraddizione tra idee: nel momento in cui avviene, l'attenzione vera si concentra sulla contrapposizione dei contendenti mentre viene distolta dalla messa alla prova delle opinioni a cui la differenza di prospettive avrebbe costretto. [...] Appena compare diviene l'oggetto stesso della discussione, facendo perdere per strada il contenuto da cui si era partiti. I litiganti smettono di confrontarsi sulle idee, si barricano ciascuno nella propria posizione e la linea di comunicazione si interrompe irrimediabilmente. [...] È una forma di violenza (verbale) che costituisce l'ultimo rifugio degli incapaci (a discutere)."

Ed ecco perché più che al litigio dovremmo, nei confronti con gli altri, ambire ad una disputa felice. Dove per disputa si intende "conflitto e gara di idee" e per felicità non si intende evitare il confronto, bensì viverlo appieno ed in modo intelligente, remunerativo.

Ma in cosa è diverso quest'ultimo saggio di Mastroianni rispetto al precedente ("La disputa felice" per l'appunto)? Nel primo il filosofo ed esperto di comunicazione di crisi ci raccontava come prevenire il litigio, ovvero come prendere le precauzioni necessarie per farsi capire da chi non è d'accordo con noi in merito ad un certo argomento.
In questo testo invece viene fatto il lavoro opposto: si studia cosa fare quando ci si trova in confronti/scontri che sembrano già compromessi. L'autore la chiama: la versione di emergenza e di crisi della disputa felice.

E sotto questo punto di vista, la copertina del libro rende pienamente l'idea perché viene preso il bicchiere mezzo pieno protagonista della copertina del saggio precedente di Mastroianni e messo all'interno di un estintore! Idea geniale dell'ufficio grafico della Franco Cesati Editore probabilmente! :cheer: ;)

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10/01/2021 21:44 #49227 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Litigando si impara" di Bruno Mastroianni
Proseguendo con la lettura del prologo, mediante un esempio ricavato da una conversazione sui social, Mastroianni evidenzia quali siano i tre effetti che ogni litigio produce (come sempre riporto in corsivo le frasi che ho sottolineato sul libro):

1. La perdita dell'argomento. "Iniziando a litigare smettiamo di parlare di ciò da cui era partita la differenza di opinioni".

2. La trasparenza. "Quando litighiamo, nelle nostre parole e nei nostri atteggiamenti appaiono in trasparenza le nostre caratteristiche più negative, soprattutto le debolezze e la fragilità. [...] Questo è dovuto alla pressione psicologica che crea il litigio producendo emozioni negative".
Praticamente, quando litighiamo, utilizziamo l'emisfero del cervello che gestisce le emozioni e non utilizziamo invece quello razionale. Qui ho ripensato molto ai ragionamenti fatti durante la lettura del nostro Libro del Mese di Ottobre 2020 e durante la conferenza con la Dott.ssa Zanon.
Mastroianni stesso, nelle note, fa riferimento al libro " Intelligenza emotiva. Che cos'è e perché può renderci felici " di Daniel Goleman, suggeritoci anche dalla Dott.ssa Zanon durante l'incontro.

3. La spettacolarità. "Assistere ad un litigio dà un certo piacere, intrattiene.".
Alcuni provano piacere nel vedere litigare altre persone, così come chi litiga a volte ritiene che lo spettacolo al quale altri stanno assistendo sia meritevole e divertente per chi lo sta osservando. In realtà "in questo caso il divertimento è prodotto dalla contemplazione della figura ridicola che i due interlocutori fanno nel mostrarsi incapaci di esprimere il proprio pensiero", dice Mastroianni.

Questi tre effetti scaturiti dal litigio comportano, secondo l'autore, un triplo fallimento.

"Il primo dovuto al contenuto: il litigio non permette di far capire qualcosa in più sull'argomento che si metteva in discussione.
Il secondo dovuto alle relazioni: gli interlocutori oltre a deteriorare il loro rapporto, nel dimostrare la loro vera stoffa (di solito scarsa) di fronte ad altri provocano un danno di reputazione a sé stessi.
La terza dovuta allo spettacolo che trascina in basso chi assiste suscitando sentimenti deleteri di superiorità (dominanza e discredito) o istinti tribali di appartenenza e riconoscimento tra simili in contrasto con altri "diversi".
La pratica del litigio va quindi evitata non tanto per ragioni di decoro o di buona educazione, quanto anzitutto per una questione di inefficacia nella comunicazione
".

Interrogandosi sul perché proliferino certe situazioni, soprattutto sul web, l'autore torna a far riferimento ad un concetto che ci aveva spiegato anche durante il raduno nazionale di Firenze, ovvero le formulazioni binarie. La polarizzazione che ci fa affrontare le questioni da punti di vista apparentemente inconciliabili. Quella sensazione di doverci schierare o da una parte o dall'altra e, dopo esserci schierati, pensare di essere dalla parte giusta considerando l'altra quella sbagliata. Molte campagne di marketing o campagne politiche ormai si basano su questo tipo di comportamento da parte delle masse.
Le persone tendono a dividersi in gruppi polarizzati (bolle di comunicazione) e chi gestisce le piattaforme digitali che utilizziamo lo sa e ne approfitta per vendere e studiare le nostre posizioni, facendone poi richiamo per ottenere consenso.

Ecco perché secondo l'autore è importante uscire da queste bolle e dal dover per forza prendere posizione. È necessario invece prendere in considerazione la posizione dell'altro, mettendola alla prova e accettando di essere messi alla prova da essa. Soprattutto se la posizione dell'altro ci pare inaccettabile o completamente diversa dalla nostra.

"Passare insomma dalla contra(p)posizione alla contra(d)dizione" come "risposta alle disfunzionalità del litigio".

"La "vittoria" nella disputa non è l'annientamento dell'avversario, ma l'affinamento del pensiero grazie alle obiezioni che si ricevono, che possono provenire anche da una posizione radicalmente immutabile e sorda a ogni confronto".

In sintesi, come prologo direi che mi ha soddisfatto perché ha chiarito bene la fenomenologia del litigio, gettando le basi per la prosecuzione del libro.

Sarei stato curioso di leggere anche qualcosa in merito agli effetti del litigio sulla salute. Cioè quali siano gli impatti a breve e lungo termine del litigio sul corpo umano.
Ovviamente non è compito di un filosofo/esperto di comunicazione parlarne, e infatti non mi aspettavo certo una dissertazione sul tema ma dato che Mastroianni è sempre molto prodigo di riferimenti letterari per l'approfondimento di quanto discusso, mi sarebbe piaciuto anche che avesse accennato a questo particolare effetto del litigio, che so esserci, suggerendoci qualche testo per l'approfondimento.

A questo punto sono pronto per il primo capitolo del libro. PRIMA ARGOMENTAZIONE: Quando discutere? :)

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10/01/2021 22:02 #49230 da Blache_Francesca
Risposta da Blache_Francesca al topic "Litigando si impara" di Bruno Mastroianni
Grazie Guido per questa presentazione "a tappe" del libro; è un argomento molto interessante e utile.
Buon proseguimento di lettura!

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10/01/2021 22:53 #49233 da VFolgore72
Risposta da VFolgore72 al topic "Litigando si impara" di Bruno Mastroianni
Davvero s’impara litigando???

”NON RINNEGARE, NON RESTAURARE”

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10/01/2021 23:35 - 10/01/2021 23:37 #49238 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Litigando si impara" di Bruno Mastroianni

VFolgore72 ha scritto: Davvero s’impara litigando???


Hai colto nel segno!!! ;)

Il titolo del libro è una cosa sulla quale sto ragionando e che ancora non ho ben compreso (però ho letto solo il prologo del libro, quindi ci sta... :D).
Ci credi che me l’ero appuntata tra le cose da chiedere a Bruno quando ne avrò l’occasione? Salvo che la risposta non arrivi da qui alla fine della lettura (spesso ci domandiamo delle cose leggendo un libro alle quali l’autore semplicemente risponde più avanti...).

Il titolo in effetti fa pensare immediatamente al più famoso detto “Sbagliando si impara” che ci insegnavano i maestri e i genitori da piccoli.

Il significato di quel detto l’ho sempre visto come: tutti sbagliamo nella vita, è normale ma guardiamo il lato positivo del nostro sbaglio, ovvero il famoso bicchiere mezzo pieno. Lo sbagliare può essere comunque occasione di crescita. Ovviamente non dobbiamo abituarci a sbagliare quasi come se fosse una cosa positiva... infatti c’è anche l’altro detto: “Sbagliare è umano, perseverare è diabolico” :D :D

Analizzando il titolo, la mente associa automaticamente la parola “sbagliando” alla parola “litigando” e quindi la deduzione inconscia che ho fatto leggendolo è che il litigio possa essere assimilato allo sbaglio, intendendolo anche in questo caso come un qualcosa che tutti facciamo (e questo è indubbio) ma che può portare anche benefici... ed è qua che il titolo mi stride al momento!

Il motivo? Perché questo va in totale contrapposizione con quello che l’autore dice sin da subito nel suo prologo (vedi mio post precedente). Ovvero che litigare non solo è sbagliato ma non porta neanche alcun beneficio, anzi! Genera un triplo effetto malevolo (tipo un calcio rotante alla Chuck Norris) che invece deve essere evitato!

E allora perché “litigando s’impara”? Forse perché litigando si impara che non ha alcun senso/che non conviene litigare?

Lo scopriremo solo leggendo... (non litigando :D).

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Ultima Modifica 10/01/2021 23:37 da guidocx84.
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13/01/2021 20:42 - 13/01/2021 20:45 #49424 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Litigando si impara" di Bruno Mastroianni
CAPITOLO II: PRIMA ARGOMENTAZIONE: Quando discutere?

Ho iniziato la lettura di questo secondo capitolo del saggio e, come era lecito attendersi dal titolo del capitolo, l'autore ci porta subito nel vivo dell'argomento, affermando che è evidente che l'obiettivo che dobbiamo porci nei confronti che abbiamo con gli altri non sia ovviamente soltanto quello di ridurre i conflitti al minimo (evitando cioè di provocare litigi) ma soprattutto quello di riuscire a capire cosa fare quando è troppo tardi e si è già in mezzo ad un litigio (nonostante magari ci si sia impegnati a non provocarlo).

L'autore riassume il concetto con poche parole, semplici ed incisive.

Dobbiamo imparare a "disinnescare litigi per innescare confronti". Bellissimo! :)

Quando discutere? Fino a che punto conviene farlo? Come? Quando porre fine ad un confronto? Sono domande alle quali l'autore promette di darci una risposta proseguendo la lettura. Ma prima:

"Per farlo dobbiamo anzitutto capire cosa entra in gioco quando argomentiamo, quando cioè presentiamo di fronte ad altri la nostra opinione su qualcosa per un qualche motivo.
A seguito di questa analisi delle argomentazioni e degli scopi che ci muovono ad esprimere le nostre idee potremo delineare qualche criterio sulla opportunità o meno di entrare in discussione con qualcuno
".

Perché, per come la vedo io, non siamo chiamati per forza a dire la nostra in tutte le discussioni ma, quando decidiamo di farlo, dovremmo farlo con un certo criterio, affinché il nostro tempo, così come quello di chi ci legge, sia proficuo, abbia un senso, ci faccia crescere e maturare mediante il confronto con gli altri.

Un'altra frase che secondo me è altrettanto incisiva quanto la precedente è: "Siamo le nostre argomentazioni".

"Quando stiamo sostenendo qualcosa in disputa noi "diventiamo" l'argomento che stiamo sollevando".

Secondo Mastroianni, quando ci concentriamo su chi sta dicendo qualcosa, commettiamo l'errore di mettere in secondo piano le sue argomentazioni.
La cosa si verifica anche in senso passivo, ovvero quando chi sta parlando pretende che il giudizio su di lui si formuli in base alle sue doti, alla sua storia, alle sue certificazioni, ecc. invece che rispetto alle parole che ha scritto.

"Per fare in modo che una discussione funzioni c'è bisogno che per tutto il tempo e fino alla fine, venga messa in primo piano proprio l'argomentazione".

Dovremmo dunque sforzarci di spersonalizzare le discussioni (astraendosi dal "chi" sta partecipando ad esse) per concentrarci sulle argomentazioni.

Un po' come fanno coloro che giudicano un cantante chiudendo gli occhi, non guardandolo ma ascoltando soltanto la sua performance per non farsi condizionare da elementi esterni, quali ad esempio il suo abbigliamento o la sua presenza scenica o il suo aspetto.

L'autore illustra un concetto che abbiamo già affrontato insieme in passato ma lo fa con la consueta chiarezza d'esposizione che merita una citazione completa (quanto scrive potrebbe far parte del "bugiardino del Forum": istruzioni per l'uso :laugh:)

"Questa dinamica aumenta online, dove abbiamo nelle interazioni solo il livello verbale/digitale e manca invece la presenza fisica. L'argomentazione in questi casi è del tutto affidata a parole scritte. Gli scambi sono basati su un segnale "povero": tutto ciò che riguarda l'atteggiamento, le predisposizioni, le intenzioni, le condizioni psicologiche ed emotive, viene dedotto (o meglio interpretato) unicamente in base a ciò che è scritto. In queste interazioni siamo le parole che usiamo: rappresentano la nostra immagine, la nostra identità, mostrano ciò che intendiamo e anche con che scopo interveniamo in un confronto. Vanno considerate con grandissima cura.".

Chapeau Bruno! :woohoo: :)

Sotto questo punto di vista, uno dei consigli che Mastroianni ci dette durante il raduno nazionale di Firenze lo ricordo ancora e fu quello di rileggere attentamente i nostri post prima di pubblicarli.
Tante volte, fino a quando non siamo pienamente convinti e consapevoli di quello che abbiamo scritto e dell'influenza che potrebbe avere sulla discussione, sulle persone che leggeranno il nostro intervento e, di riflesso, su di noi.

Prima di entrare in una discussione, oltre alle argomentazioni (che dovremmo avere ben chiare), dovremmo anche identificare lo scopo (o gli scopi) per i quali entrare nella discussione. Sono due elementi chiave che dovremmo determinare prima di intervenire.
Analizzando di volta in volta questi due aspetti, avremo la possibilità di valutare la qualità della discussione e, una volta fatto, sapremo se varrà o meno la pena entrare nella discussione.

Mastroianni scrive che argomentazione e scopo sono come "un'unità inscindibile tra ciò che si sostiene e il motivo per cui lo si fa."

E aggiunge che non dovremmo mai analizzarli separatamente perché "il rischio sarebbe cadere ora in un'idea astratta ed intellettualistica di discussione (che considera solo i contenuti di ciò che viene detto senza i loro scopi) ora su un piano personale che giudica le intenzioni (considera solo gli scopi senza dare peso alle argomentazioni). In entrambi i casi compromettendo il possibile confronto."

Il capitolo prosegue con la spiegazione di come effettuare questa valutazione... e se quanto sopra non vi ha fatto venire voglia di leggere questo saggio... non saprei cosa altro potrebbe farlo dato che parla di ciò che facciamo quotidianamente con le persone sul web, anche in questo Forum ;) :)

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Ultima Modifica 13/01/2021 20:45 da guidocx84.
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04/02/2021 18:44 #50527 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Litigando si impara" di Bruno Mastroianni
Eravamo rimasti alla necessità di valutare la qualità di una discussione per decidere se prenderne parte o meno e, per farlo, abbiamo capito che, prima di rispondere, dovremmo analizzare due elementi: argomentazione e scopo.

Mastroianni categorizza i tipi di argomentazioni in:

A1. Argomentazioni che sollevano questioni oggettive (che mirano alla testa).
A2. Argomentazioni che sollevano questioni soggettive (ovvero il cuore e la pancia).
A3. I non argomenti (lo sfintere) :laugh: :laugh: :laugh: (genio :P )

Le prime "sono gli argomenti che mettono in campo la testa, la valutazione supportata da ragioni, la descrizione delle cose".
Mastroianni però ci ricorda che l'oggettività di una questione non è direttamente correlata alla sua attendibilità e correttezza, come saremmo portati a credere quando definiamo un qualcosa con l'aggettivo "oggettivo".
"Un'argomentazione presentata con un elemento oggettivo può essere totalmente inattendibile, invalida e infondata. Il punto è che dice qualcosa che sta all'esterno, oltre la sfera soggettiva del ponente", scrive Bruno.

Faccio un esempio scrivendo un ipotetico mio commento ad un Libro del Mese che potrebbe aver proposto alla Community la nostra Beatrice... (una a caso... :laugh: :P)

"Questo libro è pieno di refusi".

Non è detto che sia vero quanto da me affermato ma è sicuramente verificabile.

Il secondo tipo di argomentazioni invece è legato ad impressioni, valutazioni interiori, ai gusti e alle sensazioni di chi le esprime. Un esempio potrebbe essere:

"Questo libro non fa per me!"

In questo caso, pur continuando a parlare del libro, non sto dando a chi mi legge la possibilità di confutare ciò che dico o elementi esterni su cui ragionare perché quanto ho scritto è un mio personale giudizio su un libro.

E arriviamo allo sfintere... i non argomenti! :(

Mastroianni lo spiega chiaramente:

"Se le questioni oggettive mirano in qualche modo alla testa e quelle soggettive sgorgano dalla pancia e dal cuore, ci sono affermazioni che sembrano venire dallo sfintere: non hanno in sé alcuna vera qualità, ma vengono utilizzate per aggredire, insultare e provocare scandalo. Sono le parolacce, le istigazioni al crimine, le bestemmie e tutte le espressioni offensive verso qualcuno o qualcosa".

Mi duole trasformare nuovamente il mio esempio in...:

"Un cesso di libro!"

Mastroianni spiega che è molto importante dirimere ciò che è pancia (e quindi soggettivo) da ciò che è sfintere (e quindi non-argomento) perché in base a questo potremmo decidere se entrare nella discussione oppure no (lo vedremo più avanti...).
Fa inoltre un'altra osservazione molto interessante: attenzione al politicamente corretto, che mette spesso a fattor comune questi due diversi tipi di argomentazione.

"L'espressione di istinti, paure e sensazioni profonde non è sempre da considerare come odio da scartare o da censurare, perché in esso si può celare un contributo per la discussione.

Prima però dobbiamo introdurre nella riflessione l'altro elemento fondamentale: lo scopo che accompagna sempre un'argomentazione.
Vale a dire la motivazione che spinge un interlocutore a sostenere qualcosa ma anche l'effetto che cerca di ottenere sul dibattito e sugli altri ponendo in certi termini la questione
".

E anche in questo caso lo suddivide in tre categorie:

S1. Contribuire, ovvero aggiungere qualcosa alla discussione.
S2. Posizionarsi, ovvero difendere sé stessi.
S3. Disturbare le discussioni, ovvero togliere qualcosa ai partecipanti.

La prima categoria credo sia abbastanza semplice da individuare. Fanno parte di questa categoria tutti quei messaggi il cui obiettivo è apportare maggiore conoscenza e chiarezza in una discussione. Mastroianni fa tanti esempi ma non ve li riporto qui perché vorrei che acquistaste il libro e lo leggeste con me (suvvia! Fatelo questo investimento!) :) ;)

In generale, qualunque osservazione che aggiunga qualcosa in uno scambio di idee, ci rende contributori in quella discussione.

Riprendiamo il Libro del Mese proposto da Beatrice e facciamo un nuovo esempio:

"Secondo voi il libro è stato ben curato dalla casa editrice? A me pare di no, dato che durante la lettura ho riscontrato numerosi refusi".

Gli elementi critici rimangono, così come quelli potenzialmente infondati da appurare ma nell'esempio che ho fatto credo sia evidente a tutti che si possa riconoscere il mio scopo, che è quello di contribuire, dicendo qualcosa attraverso la discussione stessa. Scrivendo così, il mio intento vi sarebbe chiaro immagino, anche per come mi sto ponendo nei confronti di chi leggerà il mio messaggio. E questo indipendentemente dal fatto che il contenuto del messaggio sia oggettivo o meno.

Passiamo invece alla seconda categoria di scopi, quelli legati al nostro posizionamento nella discussione.

"Sono gli scopi di chi in una discussione cerca di dimostrare qualcosa a proposito di sé stesso o ottenere una posizione di vantaggio sugli altri e quindi anche di manipolare. Sono gli schieramenti rispetto al tema, cioè il dichiarare "da che parte sta"; ma sono anche i posizionamenti in relazione agli altri con cui si discute: cioè dimostrare di essere più competenti, intelligenti, superiori; oppure far apparire gli interlocutori inferiori, inadatti, meno capaci".

Mastroianni è molto chiaro nell'identificare questa categoria di scopi e segnala che altri "campanelli d'allarme" che dovrebbero farci identificare nello scopo di un messaggio quello di posizionarsi, sono anche il richiamo al pubblico, oppure il sollecitare altri a rispondere e prendere posizione in merito a qualcosa.

Il nostro esempio in questo caso è triplice e diverrebbe:

"Io sono per i libri ben scritti e questo non fa per me" (sto dichiarando da che parte sto).

"Se avessi io una casa editrice, col cavolo che pubblicherei un libro in queste condizioni" (dominanza).

"Quando risparmi sulla correzione bozze, vuol dire che non sei in grado di fare l'editore" (discredito).

Colpo di scena! Bruno afferma che in una discussione lo scopo di posizionarsi c'è sempre!
Ci viene automatico! Se decidiamo di discutere di qualcosa, difficilmente lo facciamo astraendoci completamente da quel qualcosa, guardandolo dall'alto. Secondo me questo è dovuto anche al fatto che il nostro cervello non è soltanto razionale ma si basa anche su emozioni.

Guardate ad esempio il topic sul libro " Sensi di viaggio " di Marco Aime che abbiamo aperto per il tema dell'anno 2021: non riuscirei mai a parlare del libro e di viaggi senza parlare di me e dei miei viaggi, delle mie sensazioni ed emozioni!
Bruno dice però che gli scopi si presentano sempre misti tra loro... (giusto per semplificare la nostra analisi di qualità) e quello posizionante in qualche modo c'è sempre... e allora passiamo al terzo tipo di scopo e poi inizieremo a trarre qualche conclusione...

Il terzo tipo di scopo è distruggere, disturbare le discussioni, ovvero togliere qualcosa ai partecipanti. Sono gli scopi di chi vuole portare una discussione al suo fallimento.

"Li persegue chi vuole provocare, offendere, scandalizzare, esprimere razzismo, odiare, istigare al crimine, inneggiare al male e compiere tutte quelle azioni che hanno come effetto disturbare e distruggere ogni confronto".

Potreste individuare tale scopo in un mio messaggio in merito al famoso Libro del Mese se scrivessi qualcosa come:

"Libro pessimo! Ma come si fa a proporne la lettura alla Community?! C'è da essere pazzi! Spero che la casa editrice fallisca miseramente e che Beatrice non proponga mai più un Libro del Mese!"

Direi che l'intento di voler litigare sia evidente no? :laugh: ;)

Peraltro vi assicuro che ipotizzare quest'ultimo esempio è stato molto più facile che ipotizzare gli altri e questo dovrebbe farci riflettere secondo me su quanto sia facile ed automatico posizionarsi e distruggere (se non ci controlliamo) rispetto ad apportare conoscenza, benefici per gli altri e costruire. Le strada maestra è sempre la più difficile da intraprendere (qualcuno parlava di minuscole porte da attraversare...)

Mastroianni dice che non è sempre facile comprendere quale sia lo scopo di qualcuno leggendo un suo messaggio, anche perché gli scopi non sono sempre espliciti. Tra l'altro possono essere consci o inconsci. Ci sono anche scopi nascosti (identificabili grazie alle famose "domande retoriche"). Però lo scopo nascosto può essere anche inconsapevole (intervengo pensando di apportare una qualche contributo alla discussione mentre in realtà lo sto facendo solo per dimostrare qualcosa di me). Il classico esempio è quando motiviamo un qualcosa sulla base delle nostre competenze o dei nostri titoli di studio. E pensate che c'è addirittura il rovescio della medaglia secondo Mastroianni: un disturbatore che senza rendersene conto apporta un contributo alla discussione! :laugh:

Insomma, come si dice dalle mie parti... gliè un bel casino! :laugh: :laugh: :laugh: :laugh:

E quindi? Come valutiamo la qualità della discussione per decidere se rispondere o meno ad un messaggio adesso che abbiamo tutti i parametri per poterne classificare argomento e scopo?

Lo scopriremo la prossima puntata! Forse... :laugh: :laugh: :laugh: ;) :P

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04/02/2021 18:55 #50530 da VFolgore72
Risposta da VFolgore72 al topic "Litigando si impara" di Bruno Mastroianni
Interessante ma altrettanto vasto, per ridursi solo alla lettura del libro di Mastroianni.

In maniera più semplice, mi limiterei ad osservare quello che tu poni in calce ad ogni post che scrivi, la tua firma :

«Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo».

Certo che tra il dire ed il fare, c’è di mezzo il mare e lo stiamo verificando tutti i giorni.

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04/02/2021 19:25 #50535 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Litigando si impara" di Bruno Mastroianni

VFolgore72 ha scritto: Interessante ma altrettanto vasto, per ridursi solo alla lettura del libro di Mastroianni.


Assolutamente! Nel mio caso, non è il primo libro che leggo sull'argomento, né sarà l'ultimo. Ci sono molti saggi che trattano temi afferenti alla sfera della comunicazione. Di alcuni ne abbiamo discusso in passato anche qui sul Forum ma la letteratura è vasta e può insegnarci molto.
Personalmente sono affezionato a Mastroianni per averlo conosciuto al raduno nazionale del 2019 e, avendo letto il suo saggio precedente, mi è venuto automatico decidere di leggere anche questo (anche perché poi vorrei contattarlo per fargli qualche domanda e magari anche organizzare una serata di approfondimento, cosa che magari con un altro autore non riuscirei a fare).

Comunque se hai letto qualche libro interessante su argomenti analoghi a quelli trattati in questo topic fammi sapere, così mi guardo la sinossi e magari lo aggiungo alla mia lista infinita di saggi da leggere, grazie ;)

VFolgore72 ha scritto: In maniera più semplice, mi limiterei ad osservare quello che tu poni in calce ad ogni post che scrivi, la tua firma :

«Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo».

Certo che tra il dire ed il fare, c’è di mezzo il mare e lo stiamo verificando tutti i giorni.


In che senso scusa? Questa non l'ho capita? Puoi spiegarti meglio? :huh: :blink:

«Heaven goes by favor. If it went by merit, you would stay out and your dog would go in.» Mark Twain

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Avatar di mulaky mulaky - 29/10/2025 - 10:03

Buongiorno! Se qualcuno avesse ancora problemi di login, dovete prima cancellare la cache del pc/smartphone, ricaricare la pagina, riaccettare i cookies e poi fare il login ;)

Avatar di bibbagood bibbagood - 27/10/2025 - 19:21

Ciao Cristina, in che senso? Oggi sei riuscita a scrivere sul forum :-/ scrivimi una mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) con l'errore che ti esce quando provi a fare cosa ;)

Avatar di Cri_cos Cri_cos - 27/10/2025 - 15:37

Ciao a tutti non riesco ad accedere al forum ne con pc ne con il cellulare :(

Avatar di mulaky mulaky - 27/10/2025 - 09:21

Siamo di nuovo ONLINEEEEEEE!!! :D

Avatar di guidocx84 guidocx84 - 20/10/2025 - 16:44

Ciao Marialuisa! Sezione "News & Eventi" del sito: ;)

Avatar di bibbagood bibbagood - 16/10/2025 - 21:24

Ciao!Sìsì lo abbiamo già pubblicato, trovi il link nell'ultimo numero della newsletter :) buona lettura!

Avatar di Marialuisa Marialuisa - 16/10/2025 - 17:22

Ciao! Ma mi sono persa il resoconto dell'ultimo raduno di Bologna?? Mi piacerebbe molto leggere il seguito della "saga" !! Dove posso trovarlo??

Avatar di monteverdi monteverdi - 14/10/2025 - 12:55

Buongiorno, sono un appassionato di cinema e romanzi di vario genere. Il mio autore preferito è John Fante, ultimamnete leggo molto i gialli di Manzini. Mi piace scrivere.

Avatar di Nonna Iaia Nonna Iaia - 10/10/2025 - 10:14

Ciao a tutti!Amo i libri da sempre ma solo ora, in pensione, riesco finalmente a leggere!Mi appassionano le storie vere, le biografie ed i romanzi storici perché mi consentono di conoscere i fatti da diverse prospettive arricchendo, spero, il mio senso critico. Integro i romanzi con saggi di geopolitica e di storia. È la prima volta che mi iscrivo ad un Gruppo di Lettura e sono molto curiosa e contenta di poter condividere i miei pensieri ed emozioni con voi.Grazie

Avatar di Manuela Zennaro Manuela Zennaro - 01/10/2025 - 18:14

Buon pomeriggio sono Manuela e scrivo da Roma. Ho 59 anni (quasi 60, in realtà), sono una giornalista enogastronomica di professione, lettrice onnivora per passione. un saluto a tutti!

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