Eravamo rimasti alla necessità di valutare la
qualità di una discussione per decidere se prenderne parte o meno e, per farlo, abbiamo capito che, prima di rispondere, dovremmo analizzare due elementi:
argomentazione e
scopo.
Mastroianni categorizza i tipi di argomentazioni in:
A1. Argomentazioni che sollevano questioni
oggettive (che mirano alla testa).
A2. Argomentazioni che sollevano questioni
soggettive (ovvero il cuore e la pancia).
A3. I
non argomenti (lo sfintere)

(genio

)
Le prime "
sono gli argomenti che mettono in campo la testa, la valutazione supportata da ragioni, la descrizione delle cose".
Mastroianni però ci ricorda che
l'oggettività di una questione non è direttamente correlata alla sua attendibilità e correttezza, come saremmo portati a credere quando definiamo un qualcosa con l'aggettivo "oggettivo".
"
Un'argomentazione presentata con un elemento oggettivo può essere totalmente inattendibile, invalida e infondata. Il punto è che dice qualcosa che sta all'esterno, oltre la sfera soggettiva del ponente", scrive Bruno.
Faccio un esempio scrivendo un ipotetico mio commento ad un Libro del Mese che potrebbe aver proposto alla Community la nostra Beatrice... (una a caso...

)
"Questo libro è pieno di refusi".
Non è detto che sia vero quanto da me affermato ma è sicuramente verificabile.
Il secondo tipo di argomentazioni invece è legato ad impressioni, valutazioni interiori, ai gusti e alle sensazioni di chi le esprime. Un esempio potrebbe essere:
"Questo libro non fa per me!"
In questo caso, pur continuando a parlare del libro, non sto dando a chi mi legge la possibilità di confutare ciò che dico o elementi esterni su cui ragionare perché quanto ho scritto è un mio personale giudizio su un libro.
E arriviamo allo sfintere... i non argomenti!
Mastroianni lo spiega chiaramente:
"
Se le questioni oggettive mirano in qualche modo alla testa e quelle soggettive sgorgano dalla pancia e dal cuore, ci sono affermazioni che sembrano venire dallo sfintere: non hanno in sé alcuna vera qualità, ma vengono utilizzate per aggredire, insultare e provocare scandalo. Sono le parolacce, le istigazioni al crimine, le bestemmie e tutte le espressioni offensive verso qualcuno o qualcosa".
Mi duole trasformare nuovamente il mio esempio in...:
"Un cesso di libro!"
Mastroianni spiega che è molto importante dirimere ciò che è pancia (e quindi soggettivo) da ciò che è sfintere (e quindi non-argomento) perché in base a questo potremmo decidere se entrare nella discussione oppure no (lo vedremo più avanti...).
Fa inoltre un'altra osservazione molto interessante: attenzione al
politicamente corretto, che mette spesso a fattor comune questi due diversi tipi di argomentazione.
"
L'espressione di istinti, paure e sensazioni profonde non è sempre da considerare come odio da scartare o da censurare, perché in esso si può celare un contributo per la discussione.
Prima però dobbiamo introdurre nella riflessione l'altro elemento fondamentale: lo scopo che accompagna sempre un'argomentazione.
Vale a dire la motivazione che spinge un interlocutore a sostenere qualcosa ma anche l'effetto che cerca di ottenere sul dibattito e sugli altri ponendo in certi termini la questione".
E anche in questo caso lo suddivide in tre categorie:
S1.
Contribuire, ovvero aggiungere qualcosa alla discussione.
S2.
Posizionarsi, ovvero difendere sé stessi.
S3.
Disturbare le discussioni, ovvero togliere qualcosa ai partecipanti.
La prima categoria credo sia abbastanza semplice da individuare. Fanno parte di questa categoria tutti quei messaggi il cui obiettivo è apportare maggiore conoscenza e chiarezza in una discussione. Mastroianni fa tanti esempi ma non ve li riporto qui perché vorrei che
acquistaste il libro
e lo leggeste con me (suvvia! Fatelo questo investimento!)
In generale, qualunque osservazione che aggiunga qualcosa in uno scambio di idee, ci rende contributori in quella discussione.
Riprendiamo il Libro del Mese proposto da Beatrice e facciamo un nuovo esempio:
"Secondo voi il libro è stato ben curato dalla casa editrice? A me pare di no, dato che durante la lettura ho riscontrato numerosi refusi".
Gli elementi critici rimangono, così come quelli potenzialmente infondati da appurare ma nell'esempio che ho fatto credo sia evidente a tutti che si possa riconoscere il mio scopo, che è quello di contribuire, dicendo qualcosa attraverso la discussione stessa. Scrivendo così, il mio intento vi sarebbe chiaro immagino, anche per come mi sto ponendo nei confronti di chi leggerà il mio messaggio. E questo indipendentemente dal fatto che il contenuto del messaggio sia oggettivo o meno.
Passiamo invece alla seconda categoria di scopi, quelli legati al nostro posizionamento nella discussione.
"
Sono gli scopi di chi in una discussione cerca di dimostrare qualcosa a proposito di sé stesso o ottenere una posizione di vantaggio sugli altri e quindi anche di manipolare. Sono gli schieramenti rispetto al tema, cioè il dichiarare "da che parte sta"; ma sono anche i posizionamenti in relazione agli altri con cui si discute: cioè dimostrare di essere più competenti, intelligenti, superiori; oppure far apparire gli interlocutori inferiori, inadatti, meno capaci".
Mastroianni è molto chiaro nell'identificare questa categoria di scopi e segnala che altri "campanelli d'allarme" che dovrebbero farci identificare nello scopo di un messaggio quello di posizionarsi, sono anche il richiamo al pubblico, oppure il sollecitare altri a rispondere e prendere posizione in merito a qualcosa.
Il nostro esempio in questo caso è triplice e diverrebbe:
"Io sono per i libri ben scritti e questo non fa per me" (sto dichiarando da che parte sto).
"Se avessi io una casa editrice, col cavolo che pubblicherei un libro in queste condizioni" (dominanza).
"Quando risparmi sulla correzione bozze, vuol dire che non sei in grado di fare l'editore" (discredito).
Colpo di scena! Bruno afferma che
in una discussione lo scopo di posizionarsi c'è sempre!
Ci viene automatico! Se decidiamo di discutere di qualcosa, difficilmente lo facciamo astraendoci completamente da quel qualcosa, guardandolo dall'alto. Secondo me questo è dovuto anche al fatto che il nostro cervello non è soltanto razionale ma si basa anche su emozioni.
Guardate ad esempio il topic sul libro "
Sensi di viaggio
" di Marco Aime che abbiamo aperto per il tema dell'anno 2021: non riuscirei mai a parlare del libro e di viaggi senza parlare di me e dei miei viaggi, delle mie sensazioni ed emozioni!
Bruno dice però che
gli scopi si presentano sempre misti tra loro... (giusto per semplificare la nostra analisi di qualità) e quello posizionante in qualche modo c'è sempre... e allora passiamo al terzo tipo di scopo e poi inizieremo a trarre qualche conclusione...
Il terzo tipo di scopo è distruggere, disturbare le discussioni, ovvero
togliere qualcosa ai partecipanti. Sono gli scopi di chi vuole portare una discussione al suo fallimento.
"
Li persegue chi vuole provocare, offendere, scandalizzare, esprimere razzismo, odiare, istigare al crimine, inneggiare al male e compiere tutte quelle azioni che hanno come effetto disturbare e distruggere ogni confronto".
Potreste individuare tale scopo in un mio messaggio in merito al famoso Libro del Mese se scrivessi qualcosa come:
"Libro pessimo! Ma come si fa a proporne la lettura alla Community?! C'è da essere pazzi! Spero che la casa editrice fallisca miseramente e che Beatrice non proponga mai più un Libro del Mese!"
Direi che l'intento di voler litigare sia evidente no?
Peraltro vi assicuro che ipotizzare quest'ultimo esempio è stato molto più facile che ipotizzare gli altri e questo dovrebbe farci riflettere secondo me su quanto sia facile ed automatico posizionarsi e distruggere (se non ci controlliamo) rispetto ad apportare conoscenza, benefici per gli altri e costruire. Le strada maestra è sempre la più difficile da intraprendere (qualcuno parlava di minuscole porte da attraversare...)
Mastroianni dice che non è sempre facile comprendere quale sia lo scopo di qualcuno leggendo un suo messaggio, anche perché gli scopi non sono sempre espliciti. Tra l'altro possono essere consci o inconsci. Ci sono anche scopi nascosti (identificabili grazie alle famose "domande retoriche"). Però lo scopo nascosto può essere anche inconsapevole (intervengo pensando di apportare una qualche contributo alla discussione mentre in realtà lo sto facendo solo per dimostrare qualcosa di me). Il classico esempio è quando motiviamo un qualcosa sulla base delle nostre competenze o dei nostri titoli di studio. E pensate che c'è addirittura il rovescio della medaglia secondo Mastroianni: un disturbatore che senza rendersene conto apporta un contributo alla discussione!
Insomma, come si dice dalle mie parti... gliè un bel casino!
E quindi? Come valutiamo la qualità della discussione per decidere se rispondere o meno ad un messaggio adesso che abbiamo tutti i parametri per poterne classificare argomento e scopo?
Lo scopriremo la prossima puntata! Forse...