<<Non seguivo tutto quel che diceva; spesso non capivo il legame logico delle cose (forse non c'era), non vedevo il rapporto di causa ed effetto (e lui metteva in guardia dal cercarlo), ma ero affascinato. Mi si era come aperto uno spiraglio su un pianeta sconosciuto.>>
Eccolo qua, in breve, in brevissimo, il mio commento su Terzani.
È il primo libro su Terzani che leggo ed è il primo libro del genere che leggo e confesso che senza il club probabilmente non lo avrei mai avvicinato. Ma non per una storia di pregiudizi o chissà cos'altro. Semplicemente non mi sarebbe mai venuto in mente di leggere la storia di un uomo che, malato, va alla ricerca della sua cura in tutto il mondo, per poi capire che l'unica cura che cerca -e poi trova- è quella della sua anima, del suo essere.
Questo non è sicuramente un libro facile, e per aiutarmi, ogni volta che la sera cominciavo a leggere, ho immaginato un uomo vestito si bianco, con capelli e barba ingrigiti, un orologio con raffigurato un Budda al polso e con tanto da raccontarmi, seduto ai piedi del mio letto. E così è stato un libro che ho ascoltato e non che ho letto. L'ho ascoltato come si ascoltano le storie di guerra dai nonni. Come si ascolta qualcuno che sa qualcosa in più di noi. Magari non capiamo, eppure siamo lì, in silenzio, tutti orecchie ad ascoltare senza fare domande per non interrompere, e col cervello a pesare ogni parola, a incastonarla perfettamente in ogni pezzettino di materia grigia.
Quante cose ho imparato da Terzani. Quante riconferme ho avuto riguardo le banalità della vita. Quante storie ho ascoltato. Quanti mondi ho esplorato.
Mi sono lasciata incantare da tutti quei santoni a cui non credo, a tutti quei riti che mi sembrano così assurdi, ma li ho seguiti incuriosita, perché è bene sapere, conoscere e rispettate i pensieri gli usi e i costumi di chi pensa diversamente da me.
Diciamo che per me il mondo perfetto sarebbe una via di mezzo fra il pensiero occidentale e quello orientale. Perché curare qualcosa con una medicina che provoca altri danni e non curarla con qualcosa che aiuti a ristabilire il nostro organismo? E perché affidarsi nelle mani di qualcuno che dalla tua pancia fa "uscire" fegatini di pollo?
Ci vuole equilibrio in tutto.
Quindi si all'omeopatia e no ai santoni.
Si alla medicina allopatica la dove quella omeopatica non arriva e così via.
Una delle prime cose che mi è venuta in mente quando ho letto il capitolo su New York è stato un giorno non tanto lontano della mia vita in cui ho avuto un banalissimo malanno e sono andata a finire in ospedale. Successe che il mio medico di famiglia è un pó troppo esagerato e così ci ha fatti prendere uni splendido spavento, chiamando l'ospedale e insistendo nel farmi entrare al pronto soccorso sorpassando la fila degli altri pazienti. Mi sono preoccupata e ho avuto paura e l'unica cosa che continuavo a fare era guardarmi le mani nei più piccoli particolari. Tutte le sue pieghe, le sue innumerevoli "vie". E pensavo che la paura è il vero motivo per cui l'uomo apprezza la vita e più ampiamente tutto quello di cui la vita è composta.
Per concludere, penso che questo libro non possa avere né una valutazione positiva né una valutazione negativa. Non può essere giudicato è una testimonianza. La si può raccogliere o lasciare li dov'è.
Io sicuramente l'ho raccolta e spero di farne buon uso.
Un altro giro di giostra è stata una piacevolissima scoperta.