Blue ha scritto: Questo libro è nella mia lista dei libri da leggere da un po', ma visto i molti impegni di questo periodo pensavo di rimandarne ancora la lettura per dedicargli la dovuta attenzione.
Tuttavia, le vostre opinioni e soprattutto i bei commenti di Guido e bibbagood mi hanno molto incuriosita quindi lo inizierò al più presto.
Spero di trovarlo in libreria
Ben detto Blue! Anche perché la lettura di un Libro del Mese in contemporanea a tutti gli altri iscritti è la vera CdL Experience!  

  E' logico che poi torneremo volentieri a parlarne... ma adesso che lo stiamo leggendo insieme è sicuramente più bello in quanto condividiamo questo intenso percorso.
Oltre al dubbio che riporti tu, c´è anche quello che lei si pone nella parte su James : "è meglio dare ai ragazzi la possibilità di imparare o rifiutarsi di obbedire al regime?".
Bea, per come la vedo io, l'essere umano fondamentalmente è "egoista", nel senso che, più o meno giustamente (e forse dipende anche dalle casistiche), pensa prima a sé stesso e poi (forse) anche agli altri.
Magari ciò non è vero in generale... c'è chi è più egoista o chi lo è meno... detto questo, posti di fronte alle varie situazioni che ci mette di fronte la vita, sono sicuro che la maggior parte di noi pensa alle ripercussioni che le proprie scelte avranno sulla propria vita piuttosto che sulle vite degli altri/di chi ci circonda... o almeno prima pensa a quelle sulla propria vita ed in seguito a quelle sulla vita degli altri... mi rendo conto che "egoista" non è neanche la parola giusta... boh... aiutatemi voi...
Mi spiego: quando sei andata a studiare in Germania, lo hai fatto perché lo ritenevi la cosa migliore per te, per il tuo futuro, ecc. Ma se un tuo familiare/amico/conoscente ti avesse detto: "No Bea, non andare, ti prego. Fallo per me. Resta. Senza la tua vicinanza sarei morto", ci saresti andata lo stesso? Sicuramente molto avrebbe dipeso dalla persona... se Emiliano ti avesse detto una cosa del genere, ad esempio, avresti lasciato la nuvoletta di fumo nell'aria tipo Willy il coyote e saresti corsa in Germania. Magari, se te lo avesse detto Jonas, sarebbe stato diverso... o magari no  
  
  
  Insomma, questo esempio per dire che non c'è un giusto e uno sbagliato e le scelte dipendono da molti fattori e non sono tutte uguali MA secondo me noi principalmente tendiamo tutti a guardare il nostro orticello prima di quello degli altri.
In questo particolare caso, credo che se fossi stato al posto della Nafisi e avessi dovuto scegliere tra dare la possibilità ai ragazzi di imparare e rimanere o rifiutarmi di obbedire al regime ed abbandonare la mia patria, avrei scelto la seconda ipotesi. Anche perché avrei potuto insegnare in qualunque altro posto del mondo e avrei fatto comunque del bene agli altri (e a me stesso). E questo non perché non ami la mia patria ma perché logicamente tenderei a scegliere una soluzione che mi porti a vivere meglio. Perché se vivo meglio io vive meglio anche chi mi circonda (o almeno questo è ciò che presumo).
Relativamente alla patria, dipende da come la senti. Noi italiani siamo tra quelli che non si distinguono di certo per l'attaccamento alla propria patria. Questo non vuol dire che non abbiamo ideali o che non ci sia in Italia qualcuno che si farebbe esplodere per la patria (anche se ne dubito...). Semplicemente crediamo in cose diverse rispetto a persone che abitano in altri paesi (penso agli statunitensi ed al loro arcinoto forte attaccamento alla patria per l'appunto...)
Il libro offre moltissimi spunti anche sulla lettura in generale, come molti di vi hanno già fatto notare, vi riporto una frase che ho sottolineato e della quale volevo parlare con voi:
"Perché storie come Lolita e Madame Bovary - così tristi, così tragiche- ci trasmettono una specie di felicità? non è riprovevole provare piacere a leggere di cose tanto terribili? Ci sentiremmo allo stesso modo se le trovassimo sul giornale o succedessero a noi?"
Cosa ne pensate?
Questa è facile, almeno per me. Penso alla strage di Parigi (visto che siamo anche in tema Libro del Mese).
Se non fosse accaduta realmente, e ne avessi letto su un libro, non avrei certamente provato le sensazioni che ho avuto quando quella sera, guardando il telegiornale, appresi di ciò che era accaduto.
I libri ti aiutano a pensare, a riflettere e ti fanno vivere emozioni di tutti i tipi... ma quando ti scontri con la dura realtà, ci resti di merda. Probabilmente questa differenza è sottilissima nei libri basati su avvenimenti reali, tipo quello di questo mese. Ecco, in questo caso, la differenza sembrerebbe poca. Leggere su un giornale o su questo libro certe cose non cambia. Cambierebbe se vi si assistesse in diretta.
Per il resto, sono d'accordo con quanto avete scritto prima di me e grazie a Pierbusa per la citazione di Montale