Lettura terminata, anche se da qualche giorno.
Sto lasciando sedimentare un impressione piu generale del libro.
Come scrittore e quindi scrittura, intanto, sono comunque felice di averlo riaffrontato,
e penso che presto seguirà la lettura di un altro suo libro.
In caso ne abbiate letti altri e lo desideriate, si accettano suggerimenti.
Invece, non so se capita anche a voi, ad altri insomma, ma nella lettura mi capita a volte di associare gli ambienti o i personaggi di un libro ad un determinato pittore o a più di uno.
Non mi capita spesso, la mia conoscenza in campo artistico è purtroppo limitata.
Sono magari a conoscenza o consapevole di alcune cose, ma una vera e propria formazione,
nonostante i tentativi.. purtroppo per me, è rimasta un desiderio.
Comunque, nella mia pur magra conoscenza dell'arte, secondo me, con questo autore, ho avuto fortuna.
E chissà, magari ora posso sperticarmi nel dottissimo, ma de che'.. paragone di alcuni luoghi e personaggi di Lolita con un pittore del tempo. Nello specifico, Edward Hopper. Ma perché proprio lui.
Sara perché una sua importante (anche se mal fatta) mostra di svariati anni fa fu la prima che vidi dopo molto tempo che latitavo l'arte. Almeno quella pittorica.
Sarà perché con la mia generale ignoranza ho più facilmente colto in lui dettagli artistici che in altri pittori più complessi invece mi sfuggono.
Non sarà invece la somiglianza del mio nome con il suo. Edward... No dai.. troppo banale.
Ecco no. E ci arrivo veramente solo ora, in correzione di post...
H.H. e... Hopper. Un'altra ennesima.. H.
Mmmhh no, ancora no.
Chissà invece se, per lui, Nabokov, inconsciamente avrà influito. Mah... Boh... Le "h" si sprecano ma ormai per chiederglielo è tardi. Solo Nabokov sa se si è mai sentito ispirato da Hopper.
In ogni caso, sono piuttosto interessato a questo pittore. Almeno soprattutto fino a qualche hanno fa.
Ma del perché e percome associo in parte Hopper a questo libro di Nabokov entriamo in merito che è meglio...
Personalmente ritengo che uno dei lati più interessanti di Hopper sia molto simile a pittori distanti da lui di parecchi decenni e secoli. Mi sembra.. purtroppo devo procedere cosi.. che secoli fa alcuni o molti ritrattisti anche famosi, fossero spesso costretti per sopravvivere a ritrarre potenti, più o meno clericali, del tempo. E che in questo lavoro ritrattistico la comanda ufficiale fosse di renderli, oltre che eterni.. anche e soprattutto molto innaturalmente perfetti e magnifici...
Ma quando si parla di artisti, si tratta di artisti per cui... A questa comanda ineludibile, i pittori del tempo sembra trovassero i loro modi per trasgredire e onorare invece la "comanda" inseparabile di ogni vero artista,
appunto.., secondo me, la Verità.
E questi artisti in sostanza trovavano, magari attraverso l'inserimento, negli stessi ritratti.. di piccoli dettagli a malapena scorgibili all'occhio, ma ovviamente sempre dipinti, la possibilità di esprimere il loro pensiero. O la possibilità, diversamente dal ritratto del potente del caso nel suo assieme, di poter esprimere perlomeno qualcosa di vero. Allo stesso modo faceva per me Hopper. Illustratore di nascita e quindi un po' troppo portato al gusto di una resa pittorica "bella", nonostante i suoi colori con case e paesaggi cosi "puliti" magari orchestrati per attrarre banali occhi superficiali e vendere.., inseriva anche lui dei dettagli. Figure maschili e femminili prestanti ma dagli occhi, dalle orbite vuote, nere. Sigarette tenute come se fossero accese ma invece spente. Libri o giornali tenuti aperti ma dalle pagine bianche, etc. etc.
Ma tornando, come cercavo.., oltre che ad Hopper anche a Lolita, una possibilità finalmente.. per questa associazione mi è nata ben dentro il romanzo, intorno a pagina 230 (pag.233)...
Io (Humbert Humbert..) contemplavo la franca lucentezza dell'armamentario dei distributori di benzina contro il verde splendido delle querce, etc. etc.
E sempre a proposito di distributori di benzina, una possibile conferma per questa associazione, o chissà.. ispirazione per Nabokov da una certa idea, concetto pittorici, mi è poi arrivata intorno a pagina 320 (323..).
Ci (H.H. e Lolita..) eravamo fermati ad un distributore di benzina, con l'insegna di Pegaso, etc. etc.
Nel primo caso ho avuto solo una prima sensazione, con conseguente piccolo appunto a matita.
Per quest'ultimo invece ho letteralmente pensato subito a "Gas".
Quadro di Hopper del 1940... Appunto.. la scena di un distributore. Con tanto di Pegaso.
Non so a voi insomma, ma a me sembra che possa essere un calzante paragone visivo. O perlomeno interessante. Visto che poi le date di esecuzione di questo quadro, come di molti altri di Hopper, corrispondono a quella della scrittura di Lolita...
E di conseguenza.., la triste, grigia visione che dal libro, dagli occhi e mente di H.H. traspare di "una certa America" mi sembra possa essere accostata ad alcuni dei maggiori suoi quadri.
A voi, nel caso interessi.., la scelta di quale quadro. O quale altro. Mi sembra comunque che, per quanto più avanti con gli anni, in molte sue opere campeggino parecchie plausibili Lolite. Tutte, sempre secondo gli occhi di Humbert Humbert.. inevitabilmente e invariabilmente tristi.
Per quanto, diversamente dal libro, non ammogliate o in compagnia ma sole. E pure molti H.H. o altri comprimari personaggi del libro non "sfigurano", secondo me.. come paragone, nell'immaginario e percezione artistica di Hopper sempre per "una certa America" dei suoi tempi. O per gli anni a venire, dato che molti artisti indubbiamente anno il potere di percepire come le cose potrebbero andare un domani.
Insomma. Questo sguardo decisamente tutto in soggettiva di H.H. nel libro, che ad un certo punto mi aveva fatto pensare pure a certi passaggi di "Paura e delirio a Las Vegas" di Hunter S. Thompson per quanto H.H. diventava delirante, alla fine lo sposo più con Hopper. Con il buio che, a partire dai suoi occhi.. H.H. riveste quasi ogni cosa che vede. La generale assenza con cui, anche con Lolita, praticamente attraversano e viaggiano per mezza America. Mi rievocano, come paragone, la desolazione che in ogni caso, con persone o meno, traspare dai suoi quadri. Ne riporto alcuni nel caso abbiate voglia di cercarli. Casa nel crepuscolo, 1935. Le sette di mattina, 1948. Rout 6, Eastham, 1941. Strada di campagna, 1931. Mattino in una grande citta', 1944. Stanza d'albergo, 1931. Estate, 1943. Il quasi munchiano.. Interno d'estate, 1909. Domenica mattina presto, 1939. Farmacia, 1927. Domenica, 1926. Pennsylvania Coal Town,1947. Camere per turisti,1945. Camera a New York, 1932.
Quasi infiniti quadri insomma per ipotetici infiniti discorsi. Secondo me.
E chissà, con maggiore conoscenza.. a quale altro artista, Lolita come libro, potrebbe anche e ancora essere accostato. Chissà.
Interessante infine il fine quadro psicologico che Nabokov finalmente tratteggia di Lolita. Di quello che inconsciamente patisce, pativa.. sotto la malattia di H.H. Si tratta esattamente, sempre nella mia vecchia edizione, di pagina 434 e 435. Di quando Nabokov parla del sorriso e generale atteggiamento "sostenuto" di Lolita alla vista dell'invece normale atteggiamento di affettuosità filiale della sua amica Avis per e con il padre. Lolita, in particolare, più che guardare la coppia di ospiti "sorride" ad un coltellino da frutta presente che in quel momento sta anche toccando... E in un momento di ulteriore semplice e sana affettività tra la sua amica ed il padre il "sorriso" di cui sopra d'improvviso le se spegne, il coltello le cade su un piede, grazie al seguente dolore fisico assume una espressione piu veritiera per come veramente sta, e riesce a scappare in un altra stanza con l'amica al seguito. Troppo poco purtroppo, perché grazie agli ospiti, Lolita scappi e si salvi nel romanzo. Ma ben più che abbastanza per capire come Lolita sta veramente dietro tutti i suoi atteggiamenti. Certo, magari un po' tardivo come quadro. Forse poteva essere interessante introdurlo un po' prima. O più per gradi. Non so.
Di nuovo infine, intanto.., personalmente condanno Humbert Humbert e salvo, assolvo.. Lolita.
Dal quadro di cui sopra infatti, secondo me, soprattutto poi vista l'età, Lolita stava troppo e inconsciamente male per sapere, nel profondo, cosa stesse veramente facendo.
Dalla pagina 436 invece, del resto subito successiva, è troppo ben chiaro come fosse invece consapevole H.H.
Nabokov infatti scrive.
...avevo sempre avuto l'abitudine e mi ero sempre attenuto al metodo di ignorare gli stati d'animo di Lolita, pur consolando il mio ignobile io...