Ciao a tutti!
E' passato qualche giorno dall'apertura delle discussioni ma eccomi qua.
Devo ammettere che la mia precedente fallimentare lettura di Lolita mi ha trattenuto qualche giorno dal ricominciarne una seconda e quindi farmi avanti. Un primo incontro che risale penso almeno a quindici anni fa. Quasi una vita insomma. Soprattutto in termini di libri, letture fatte...
Tanto mi deluse questo libro da precludermi ogni altra lettura dello stesso autore. Sicuramente un gran peccato. In questa occasione, per farmi forza, ho anche considerato di leggerlo in un'altra edizione. Ricomprarlo. Ma tant'è, con un po' di volontà in più e, soprattutto.. un pensiero al portafoglio, rieccolo qui, tra le mie mani. Verde, Arnoldo Mondadori Editore, sesta edizione agosto 1959, unica traduzione autorizzata dall'americano di Bruno Oddera, quattrocentosessantanove pagine di solo romanzo, quattrocentoottantuno con la postfazione dell'autore. Lolita.
Personalmente non trovo particolari difficolta a separarmi dalla realtà abietta della mente del protagonista e oggettivarla. Non faccio maggiore difficolta che se leggessi un romanzo su altre dinamiche seriali e malate. Serial killer, come già detto, o chesso'. Ritengo che circa ventenne, all'epoca della mia prima lettura, fossi troppo immaturo per questa esperienza. Troppo educando e, nello specifico soprattutto religiosamente, inconsapevolmente educato a che le letture, anche nel contesto di una mera evasione, dovessero essere chiaramente esplicite, nei loro personaggi, a meri e magri contesti di bene e male. Bianco e nero. Per cui. Che vi posso dire. Ben vennero molti libri di Stephen King e poco altro. Quindi, quasi sempre.., o in quelli che lessi.., mostri conclamati da una parte e buoni dall'altra. Almeno dai tredici quattordici anni fino ai diciassette diciotto. E non è forse un caso infatti che un altro monumento letterario, o considerato tale, fece allora, tra le mie imberbi mani la stessa fine di Lolita. Delitto e castigo. Deludenti e abbandonati entrambi.
Come già detto non ho strumenti o conoscenze professionali di psicologia ne di psichiatria. Ho solo fatto, nel contesto del mio percorso, scelte e conseguentemente, e/o assieme, certe letture piuttosto che altre.
Sono perfettamente d'accordo che esista una componente di feroce critica sociale di Nabokov per la psicologica soprattutto di certi anni in Lolita. E personalmente, per quanto ovviamente.. mi sono distaccato dall' abietto binario mentale di Humbert H. per Lolita e compagnia, mi sono invece spellato le mani nella critica che lo stesso personaggio fa alla realtà psichiatrica di quegli anni. Magramente, se non proprio per niente curativa in generale. Nello specifico. Illusione di cura per i più abbienti con metodi che sconfinavano spesso nell' ipnosi. E segregazione, confino, condanna dei più poveri in vere cliniche della paura. Alla fine quindi, poveri e ricchi, per una volta.. paradossalmente, drammaticamente uguali nell'incapacità, in quei tempi, di una cura.
Seguo la storia con interesse per l'approfondimento psicologico delle patologie dei protagonisti.
H.H. in testa a tutti neanche a dirlo...
Godo dello stile in cui è scritto per quanto molto ricco in alcuni passaggi.
Pag. 64, circa.. non corrisponderà penso nella edizione in lettura presso la maggioranza... Cito. "sentivo (H.H. al suo primo scorgere Lolita) le ginocchia simili a riflessi di ginocchia in acqua increspata..."
Grande.
Non posso in particolare che elogiare a genio, perlomeno per quegli anni, certe critiche dell'autore per certi "dottori".
Pag. 47, circa.. Cito ancora. "e Humbert il Terribile discusse con Humbert il Piccolo per stabilire se Humbert Humbert dovesse uccidere lei, o il suo amante, o tutti e due, o nessuno dei due".
Capolavoro.
Pag. 56, circa.. cito infine. "E poi aggiunsi a questo periodo (si parla di un ricovero di H.H...) ancora una settimana per il gusto di continuare con un formidabile nuovo venuto, un celebre medico profugo (e certo anche squilibrato), noto per la sua specialità di far credere ai pazienti di aver assistito al proprio concepimento".
E di nuovo si, per me.. capolavoro.
Critica alla radice della teoria freudiana della Trinità dell' Es, Io e Super-Io
nel caso della seconda citazione.
Critica, nella terza ed ultima citazione, alla credenza, prevalentemente religiosa, del momento ritenuto effettivo della nascita. Ovvero il concepimento. Al contrario, secondo altri tempi, altre scuole di pensiero, di un momento successivo di svariate settimane. Coincidente con lo sviluppo della retina, la sua conseguente stimolazione con la luce e la conseguente stimolazione del cervello. Vero momento di "nascita", secondo altre correnti di pensiero, prima ancora del parto effettivo. Infatti, prima di questa stimolazione, per alcuni, sicuramente pochi.., si parla "solo" di "possibilità di vita". Prevalenza della psiche sull'organico quindi. Ma, per carità.., senza nessuna annullamento per l'importanza di quest'ultimo.
Insomma proprio non mi aspettavo certe finezze e acutezze concettuali per quei tempi e per un "semplice" scrittore. Secondo me, con H.H. e poi.. Lolita, si è anche voluto pescare nel più torbido e malato possibile per denunciare quanto a quei tempi fosse rara se non impossibile una cura (per la pedofilia penso tutt'oggi) per molte cose. Non so.
Io ci leggo, oltre la storia e grazie ad essa, una ottima critica alla medicina del tempo. Psichica e organica.
Si sarà capito che non sono particolarmente freudiano.. ma non c'è niente di personale per nessuno.
A ognuno le proprie scelte e/o interessi.
Ho parlato di bianco e nero. Beh.. forse tardivamente.., ma c'è ben poco di grigio e di non chiaro nella realtà deprecabile di certe malattie.
Il grigio che ritengo interessante è quello con cui si devono confrontare medici etc... Chi deve curare le vittime (tra chi le subisce e chi le agisce o non se ne viene a capo, nessun vittimismo...) di certe realtà e scoprire la causa del loro principio malato.
Chiudo, in caso interessi a qualcuno, con un film che più a tema non si potrebbe.
Sensibile nello stesso argomento, come nella sua trattazione.
Nella mia memoria, ottimo.
The Woodsman - Il segreto.
Tralascio di inserire e dilungarmi ancora con la trama.. del resto è facilmente rintracciabile, in caso di interesse.
Regia femminile con Nikole Kassell.
Protagonista assoluto un grande Kevin Bacon.
Sua altrettanto ottima controparte (e compagnia di vita, non è un caso per me, visto la delicatezza del tema...) Kyra Sedgwick.
Indipendente/Drammatico.
1h27m. Anno 2004.
Cavolo si ho scritto troppo...
Ma come si fa a sintetizzare certi concetti.
E chissà se ci sono riuscito o quanto, concettualmente..,
mi è sfuggito per strada.
Basterebbe magari fermarsi a commentare prima.
O più frequentemente e meno lungamente.
Perlomeno non cito letteralmente nessuno.  
  
Per carità nessuna critica.
Ma a me ci mancava solo quello.  
   
Dai, non perdete la speranza...   
Pagina cento, proseguo.