Ho iniziato anche io l'ascolto dell'audio libro (non la lettura perché sono indietro con la lettura del Libro del Mese precedente e questo, essendo di 400 pagine, non sarei riuscito sicuramente a finirlo entro fine mese) e devo dire che è interpretato benissimo da Marco Baliani. Quindi ve lo consiglio vivamente qualora voleste, come fa Pier, affiancare la lettura del libro all'ascolto dell'audio libro (io lo ascolto mentre faccio colazione e mentre sono in macchina per andare/tornare da lavoro).
Relativamente al testo, sono d'accordo con quanto ha scritto Claudia. Non si può non provare un senso di ribrezzo per gli episodi narrati.
Per la prima volta mi trovo davvero in difficoltà nello scindere il contenuto dal contenitore, esercizio che invece è necessario fare per apprezzare lo stile dello scrittore che, come dice Vanna, è superbo, di alto livello e soprattutto, a mio parere, non forzato.
Mi spiego: capita raramente di imbattersi in libri in cui lo stile dello scrittore sia ad un livello così alto. Molti autori ci provano ma il risultato finale appare posticcio al lettore, ottenendo l'effetto contrario. Cioè lo scrittore vuole far vedere che usa un linguaggio forbito ma il lettore esperto si rende conto che è artificioso e pertanto l'autore ottiene l'effetto contrario.
In questo libro invece, così come mi era capitato con "Le braci" di Sandor Maraj lo scorso anno, non si può non apprezzare lo stile di scrittura dell'autore.
Detto questo però, la gioia e la frenesia per la lettura svaniscono quando si passa dall'analizzare il contenitore ad analizzarne il contenuto.
Perché proviamo questa difficoltà? Perché non riusciamo a separare le due cose?
Io me lo sono domandato ed ho provato a darmi questa risposta (non so se condivisibile).
Spesso, quando leggiamo un libro (almeno questo è quello che succede a me), siamo coinvolti tanto più nella storia quanto più riusciamo a trovarvi personaggi con cui empatizzare.
Nel mio caso sono stato molti dei personaggi del Signore degli Anelli, tutti i moschettieri di Dumas, ecc. Perché ho parlato proprio di questi due libri? Semplicemente perché sono tra i miei preferiti e, per fare l'esercizio mentale di cui sopra e darmi una risposta, ho pensato di partire da questi.
Ecco, con Lolita mi risulta attualmente impossibile empatizzare con alcun personaggio e rimango come straniato dalla storia. La vedo dall'alto... e da molto lontano perché se fossi vicino tirerei un calcio nelle balle ad Humbert Humbert
Probabilmente questo libro nella mia biblioteca virtuale è il primo libro per il quale mi capita una cosa del genere: ovvero apprezzo molto il contenitore (e quindi lo stile con cui è scritto) ma ciò che viene raccontato è anni luce lontano dai miei principi che provo quasi un senso di schifo a sentire certe frasi. Tanto che sono stato più volte sul punto di abbandonarlo!
Confesso che anche io mi sono chiesto se fosse un romanzo autobiografico. Ringrazio Emiliano per l'importante approfondimento che ci ha condiviso.
Scoprendo che l'autore si è basato su fatti realmente accaduti, per di più dando vita all'espediente letterario della lettera, non si può non apprezzare ancor di più il lavoro fatto da Nabokov nel realizzare questo testo.
E' incredibile. Come è possibile, se non si prova minimamente neanche una parte delle sensazioni fatte provare ad Humbert Humbert dall'autore, narrarle con così tanta dovizia di particolari? Se vi soffermate un attimo a pensare questo, vengono quasi i brividi...
Continuo con l'ascolto.