nicoletta ha scritto: Ho iniziato il libro del mese e per ora mi sta incuriosendo molto 
Sono combattuta sulla divisione in racconti così brevi; da un lato mi piace perché mostra molti scenari diversi, dall'altro mi sembra che frammenti molto la storia rendendomi la lettura un po' meno scorrevole. I personaggi incontrati, li rivedremo più avanti nel libro? Lo scopriremo presto 
Ho iniziato anch'io il libro e sono circa al 20%. Avevo buone sensazioni sul titolo e per adesso, ciò che sto leggendo, mi piace, mi intriga e mi fa riflettere 
Per quanto riguarda la struttura del testo, la divisione in racconti brevi, uniti da un filo conduttore comune (il 
kentuki, che ritengo essere l'espediente letterario, neanche troppo fantascientifico, che l'autrice utilizza per farci ragionare su aspetti ormai comuni nella nostra vita quotidiana), mi piace molto perché agevola la mia lettura serale, consentendomi di sospendere la lettura del libro prima di abbioccarmi definitivamente 
 
 
 
 
Avevo già avuto modo nel recente passato di affrontare la lettura di un libro simile come struttura, suggeritomi qui sul Forum proprio da Francesca (si trattava di 
    "Turbolenza" di David Szalay
).
L'effetto che mi fa un libro strutturato come questi non è quello di rendermi frammentata la storia come ipotizzato da Nicoletta inizialmente, bensì quello di spingermi a riflettere su un medesimo argomento da angolazioni ogni volta diverse, con occhi altrettanto diversi (perché diversi sono i personaggi, le loro storie e i luoghi del mondo in cui vivono). Come Cristina, in definitiva anch'io sono incuriosito dalla "moltitudine di situazioni e personaggi che volano il racconto".
Il primo capitolo ci mette subito di fronte a tanti potenziali argomenti che potremmo trattare insieme.
Penso ad esempio all'introduzione del 
    reato di revenge porn
 nel nostro Diritto, che trovo una conquista fondamentale per l'epoca in cui viviamo.
Un altro spunto di riflessione, che giustamente avete già anticipato anche voi, è la 
perdita graduale della nostra privacy. Nicoletta, in questo caso sono completamente in linea con il pensiero che hai espresso nel tuo ultimo post.
Se ci pensate infatti, affascinati dalle moderne tecnologie, ci siamo lentamente abbandonati al concetto di "perdita della propria privacy", ritenendolo quasi scontato o addirittura necessario, quanto ininfluente.
Ci siamo abbandonati a tal punto a questo aspetto della nostra vita moderna che ad un certo punto le aziende più grandi della Silicon Valley (
Big Tech, also known as the Tech Giants, Big Four, Four Horsemen, Big Five, or S&P 5, are the largest and most dominant companies in the information technology industry of the United States, fonte Wikipedia) hanno preso così tanto piede nelle nostre vite da riuscire ad impossessarsi dei nostri dati (intesi come gusti, ideologie, opinioni, ecc.) utilizzandoli presumibilmente anche per condizionare addirittura le elezioni in alcuni paesi del mondo!
Nulla ha potuto l'Unione Europea con il suo GDPR, che forse è arrivato troppo tardi ma che ha comunque il beneficio importante di consegnare ai propri cittadini qualche arma per proteggersi da una situazione che sta divenendo incontrollata.
Nautilus ha scritto: Vi lascio con la domanda Vuoi essere un Kentuki o vuoi avere un Kentuki?
Secondo me Francesca, come dice Nicoletta, noi siamo già entrambe le cose, anche se probabilmente diciamo che non vorremmo essere nessuna delle due o addirittura non ce ne rendiamo conto 
Sono certo che almeno una volta ciascuno di noi abbia provato la sensazione di curiosità nel sapere qualcosa di più sulla vita di qualcun altro, e che al contempo abbia anche avuto il desiderio di mostrare qualcosa in più di sé (come ha ricordato Greta, penso banalmente al pubblicare sui social le foto della propria famiglia o dei propri viaggi, però non limitiamoci solo a questo esempio perché di esempi potrebbero esserne fatti moltissimi).
Questo desiderio credo che ormai possa ritenersi con buona approssimazione "comune" (secondo me non dobbiamo vergognarcene ma dobbiamo riflettere sui motivi che ci hanno condotto a variare certi aspetti della nostra socialità ed imparare a conoscerli per meglio governarli, per non esserne completamente ignari o peggio ancora succubi).
Voi che ne pensate? 
Se non lo avete già visto, vi consiglio questo documentario su Netflix