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Dicembre 2020 - Kentuki

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22/12/2020 22:12 - 22/12/2020 22:13 #48589 da elisalillibedo
Risposta da elisalillibedo al topic Dicembre 2020 - Kentuki

ps ultima nota alcune utenti mi hanno fatto notare lo strano caso del colonnello sanders
qualcun'altro lha notato è una cosa molto curiosa e simpatica


Cioé?
Io l'unica cosa che ho notato è che mi ha fatto pensare a un personaggio di Murakami

Invece c'è una domanda a cui non trovo risposta. Non so se mi sono persa qualcosa nella lettura... perché si chiamano Kentuki? Cosa mi è sfuggito?

"In genere, quando fate la vita del cacciatore di balene ai tropici, vi investe una sublime mancanza di accadimenti."
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22/12/2020 22:23 - 22/12/2020 22:24 #48590 da Blache_Francesca
Risposta da Blache_Francesca al topic Dicembre 2020 - Kentuki

SARA1984 ha scritto: ps ultima nota alcune utenti mi hanno fatto notare lo strano caso del colonnello sanders
qualcun'altro lha notato è una cosa molto curiosa e simpatica


Cioé?
Io l'unica cosa che ho notato è che mi ha fatto pensare a un personaggio di Murakami

Invece c'è una domanda a cui non trovo risposta. Non so se mi sono persa qualcosa nella lettura... perché si chiamano Kentuki? Cosa mi è sfuggito?

Certo! Il Colonnello Sanders è esistito veramente! KFC!
Ma l'altro lato affascinante del Colonnello è che gli viene attribuito - man mano che si procede nella lettura - delle sembianze di dittatore.
La scrittrice cercò su internet una parola che suonasse bene per esprimere il concetto di oggetto piccolo, elettronico, ecc... le piacque la parola kentuky e la selezionò. Un'ultima cosa: il Titolo originale è Kentuki al plurale.
A quale personaggio di Murakami ti ha fatto pensare?
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22/12/2020 23:40 #48592 da ElisaZ
Risposta da ElisaZ al topic Dicembre 2020 - Kentuki
Buonasera a tutti!
Ho atteso fino a questo momento (sono a 3/4 del libro) per leggere i vostri commenti perché solo ora sto comincindo a formarmi un'opinione più precisa.

Innanzitutto, vorrei definire questo libro "elettroco". Il ritmo è estremamente veloce, scela dell'autriche che ritengo azzeccata: sui social, le ritmiche di conversazione e interazione sono ben diverse rispetto a quelle legate all'offline. Spesso questa frenesia lascia interdetti, costringendo a porsi la domanda "ma perché?!?!?!?!?!", cosa che accade spesso anche durante comunicazioni con altri utenti del web. Persone che improvvisamente interrompono la comunicazione, che evitano argomenti che sembrano perfettamente normali e adatti a qualsivoglia tipo di discussione ecc...

Per quanto mi riguarda, credo che se fossi costretta a avere un kentuki o essere un kentui, sceglierei di gran lunga avere un kentuki. L'idea di passare una quantità non indifferente di tempo osservando una persona vivere la propria quotidianità mi mette una tristezza... credo che favorirei persino l'invasione della mia privacy all'essere vincolata a restarmene ore e ore di fronte a uno schermo, intenta a vivere la vita di qualcun altro. Essere un kentuki mi sembra molto vicino al concetto di "guardare il mondo dietro al buco della serratura".

Vorrei però porre l'accento su un aspetto sul quale ho trovato un parallelismo guardando un video dedicato al "catcalling", ovvero ai differenti tipi di reazioni che le persone adottano nel momento in cui possono mantenere un anonimato. Il motivo per cui è molto più usuale sentire uomini che "ti fischiano" passandoti accanto in macchina piuttosto che trovandosi faccia a faccia è che, trattandosi di un'interazione effimera e fine a se stessa fatta durante un'atto quasi considerabile "di fuga", la persona non compromette la propria immagine, essendo in grado di mantenere il già menzionato anonimato.

Ho trovato interessante notare che alcuni di coloro che "erano kentuki" abbiano deciso di mantenere un atteggiamento quantomeno coerente con quello della propria persona fisica, mentre altri hanno deciso di adottare atteggiamenti che dubito fortemente avrebbero azzardato nella vita reale.
Attenzione: Spoiler!

Parlando di questi casi, ritengo che il kentuki non compia un'opera di traviamento dell'animo umano, ma ne sia in realtà uno spietato rivelatore: danno semplicemente la possibilità di rimuovere tutti quelle sovrastrutture sociali che impongono un determinato codice di condotta morale. L'essere umano, spogliato di queste, è libero di comportarsi come più gli aggrada (anche in modo perverso, crudele o violento), poichè libero da ripercussioni.
Credo quindi che essere un kentuki non vada a modificare l'animo umano, ma a esasperarne determinate componenti... ESATTAMENTE COME SUCCEDE SUI SOCIAL. Una persona educata e con una solida etica morale resta tale di persona, in videochiamata o per messaggio. Al contrario, perdonate il francesismo... un cafone maledicato resta un cafone maleducato, ancor più nel momento in cui può nascondersi dietro in kentuki, che può essere il perfetto corrispettivo di un account fake.

Non ritengo che questo libro presenti solo una critica legata ai social, ma un vero e proprio studio sociale. Ecco perché anche io, come hanno scritto altri, fatico a considerarlo parte del genere "fantascienza"... mi sembra piuttosto REALISMO SOTTO PSEUDONIMO!
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23/12/2020 13:15 #48600 da Mattia P.
Risposta da Mattia P. al topic Dicembre 2020 - Kentuki

Molto bella e interessante l'analisi di Nautilus sulla storia di Emilia, sia sulla storia in sè, sia sul concentrarsi su altri aspetti e punti di vista in un secondo momento della lettura! Hai accennato ad aspetti che avevo già notato leggendo, ma su cui non mi ero soffermata troppo e nei tuoi commenti sei riuscita ad analizzarli e a "criticarli" (nel senso di critica/approfondimento letterario) dandoci una visione di insieme, cosi completa della storia, che altrimenti con una sola lettura difficilmente saremmo riusciti a percepire!

Concordo poi con dbrach77 suoi finali: sono forse l'ovvia conclusione (o almeno in alcuni casi) dell'estremizzazione di alcune situazioni, tuttavia è proprio questa "ovvietà" ad essere ben riuscita, perchè il lettore vede lo svolgersi della relazione kentuki-padrone passo passo, vede come si evolve, e finali descrivono in modo non esagerato il naturale compimento di relazioni non sane, in ogni loro sfaccettatura.


Pienamente d'accordo con te Beatrice. La lettura lettura di Francesca sulla storia di Emilia mette in luce quanto questo romanzo sia effettivamente non banale e aperto a molteplici piani di lettura. Alla luce delle riflessioni di Nautilus rivaluto positivamente anche la struttura "a puntate".

Penso che il successo del romanzo sia poi dovuto a un mix di ingredienti sapientemente scelti dall'autrice:

i rapporti umani con tutti i loro bisogni annessi e connessi, il rapporto con la tecnologia, la struttura narrativa, la capacità di modulare il tono della voce narrante nel passaggio da situazioni drammatiche a situazioni grottesche o ironiche.

Cito ad esempio:

L’uomo aprì il frigo, tirò fuori tre uova, le ruppe sul bordo della padella e lasciò i gusci accanto al fornello. Aveva la pattumiera a pochi centimetri, ma forse non lo sapeva.


:) geniale

"Bea sostiene che leggere è un'arte in via di estinzione e che i libri sono specchi in cui troviamo solo ciò che abbiamo dentro di noi, e che la lettura coinvolge mente e cuore, due merci sempre più rare"

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23/12/2020 14:14 #48604 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic Dicembre 2020 - Kentuki

In sintesi, la tecnologia è molto utile, guai se non ci fosse (pensate questa situazione senza connessioni internet...), ma è un mostro a due teste. Bisogna domare quella cattiva e sfruttare quella buona. Ma non abbiamo le armi per farlo. Non tutti. Pochi. (Nessuno?) COme se ne esce?


Elisa, secondo me se ne esce solo con la formazione. Con la conoscenza. Studiando. Come per molte cose della vita alla fine ;)

Così come il consultorio ha evitato a molti giovani adolescenti di contrarre malattie veneree, avere gravidanze indesiderate, capire le basi della sessuologia, ecc. (ad esempio), dovrebbero esserci dei luoghi (anche on line) dove siano organizzati continuamente webinar e corsi gratuiti (organizzati dalle scuole ma non solo perché il problema non è solo dei ragazzi...) che insegnino come funzionano realmente gli strumenti che ormai siamo abituati ad utilizzare ogni giorno, spesso nella totale incoscienza.

Certo alla lunga un po stanca e quasi non se ne può più di pupazzetti e tablet, però ha sicuramente il pregio di raccontare sprazzi di aspetti controversi della psicologia umana quali il narcisismo, il voyerismo, la pedofilia, il bisogno declinato in varie forme di legami sociali, le dinamiche di coppia, la solitudine…


Concordo! Bellissimo il tuo post Giuseppe, grazie per aver condiviso con noi la tua esperienza nel centro anziani. Dovremmo tutti ricordarci che un giorno, speriamo, anche noi arriveremo a quell'età della vita in cui spererei di incontrare persone che ragionano come te! ;)

Non ritengo che questo libro presenti solo una critica legata ai social, ma un vero e proprio studio sociale. Ecco perché anche io, come hanno scritto altri, fatico a considerarlo parte del genere "fantascienza"... mi sembra piuttosto REALISMO SOTTO PSEUDONIMO!


Concordo anche con te Elisa! :cheer:
Non so se "lo studio sociale" era il reale obiettivo dell'autrice nello scrivere questo libro, però le riflessioni che ci ha portato a fare, così come tutti gli esempi tangibili che abbiamo evidenziato parlandone, dimostrano che benché lo stile di scrittura possa anche non piacere, alla fine il contenuto c'è ma il lettore deve fare quel passo in più per svelarlo, per portarlo alla luce. Ci sono moltissimi non detti dell'autrice secondo me. Ed è giusto così.

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23/12/2020 15:50 - 23/12/2020 15:51 #48612 da elisalillibedo
Risposta da elisalillibedo al topic Dicembre 2020 - Kentuki

A quale personaggio di Murakami ti ha fatto pensare?


Il Colonnello Sanders in Kafka sulla spiaggia. :) Mi chiedevo se ci fosse un riferimento a Murakami o se sempilcemente si erano casualmente ispirati entrambi al Kentucky Fried Chicken.
Attenzione: Spoiler!

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Ultima Modifica 23/12/2020 15:51 da elisalillibedo.
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23/12/2020 16:01 #48614 da elisalillibedo
Risposta da elisalillibedo al topic Dicembre 2020 - Kentuki


Elisa, secondo me se ne esce solo con la formazione. Con la conoscenza. Studiando. Come per molte cose della vita alla fine ;)

Così come il consultorio ha evitato a molti giovani adolescenti di contrarre malattie veneree, avere gravidanze indesiderate, capire le basi della sessuologia, ecc. (ad esempio), dovrebbero esserci dei luoghi (anche on line) dove siano organizzati continuamente webinar e corsi gratuiti (organizzati dalle scuole ma non solo perché il problema non è solo dei ragazzi...) che insegnino come funzionano realmente gli strumenti che ormai siamo abituati ad utilizzare ogni giorno, spesso nella totale incoscienza.


Appunto, per questo mi domando: quanti hanno gli strumenti per "sopravvivere"'? Ci vuole la formazione, su vasta scala, capillare, e questo richiede tempo. Nel frattempo qualcuno paga lo scotto... In fondo è quello che succede nel romanzo. Ma è così per tutto quello che riguarda il progresso, o quasi. Avete mai sentito parlare di accellerazionismo? Il progresso non si può fermare, accelleriamo sempre, qualcuno ci lascia le penne (in senso più o meno figurato) perché il progresso porta danni oltre che vantaggi (un esempio su tutti il cambiamento climatico), ma non si torna indietro, si accellera ancora di più per trovare soluzioni ai danni. Creando altri danni a cui si troveranno altre soluzioni. Molto semplificato, eh! È inquietante, ma il mondo (la società) va così.
Questo romanzo è indubbiamente una fotografia fedele di questa situazione.

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23/12/2020 16:12 #48616 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic Dicembre 2020 - Kentuki


Elisa, secondo me se ne esce solo con la formazione. Con la conoscenza. Studiando. Come per molte cose della vita alla fine ;)

Così come il consultorio ha evitato a molti giovani adolescenti di contrarre malattie veneree, avere gravidanze indesiderate, capire le basi della sessuologia, ecc. (ad esempio), dovrebbero esserci dei luoghi (anche on line) dove siano organizzati continuamente webinar e corsi gratuiti (organizzati dalle scuole ma non solo perché il problema non è solo dei ragazzi...) che insegnino come funzionano realmente gli strumenti che ormai siamo abituati ad utilizzare ogni giorno, spesso nella totale incoscienza.


Appunto, per questo mi domando: quanti hanno gli strumenti per "sopravvivere"'? Ci vuole la formazione, su vasta scala, capillare, e questo richiede tempo. Nel frattempo qualcuno paga lo scotto... In fondo è quello che succede nel romanzo. Ma è così per tutto quello che riguarda il progresso, o quasi. Avete mai sentito parlare di accellerazionismo? Il progresso non si può fermare, accelleriamo sempre, qualcuno ci lascia le penne (in senso più o meno figurato) perché il progresso porta danni oltre che vantaggi (un esempio su tutti il cambiamento climatico), ma non si torna indietro, si accellera ancora di più per trovare soluzioni ai danni. Creando altri danni a cui si troveranno altre soluzioni. Molto semplificato, eh! È inquietante, ma il mondo (la società) va così.
Questo romanzo è indubbiamente una fotografia fedele di questa situazione.


Sì, hai ragione. Probabilmente ci sarebbe comunque un buon numero di persone che non avrebbe (o non potrebbe avere) accesso a questo tipo di formazione.

Però da qualche parte dovremo pur iniziare e "qualcosa" sarà sempre meglio di "niente" ;)

Un esempio credo che lo sia stato il libro di cui parlammo al Raduno Nazionale di Firenze del 2019, di cui trovi una discussione approfondita in questo topic .

Gli autori ci dissero che con loro grande soddisfazione i maggiori fruitori di questo loro lavoro furono gli alunni di numerose scuole medie e superiori.
I professori infatti sfruttarono questo testo per affrontare una parte degli argomenti di cui abbiamo discusso anche qui, dando modo agli alunni di "portare nelle proprie case" (e quindi all'attenzione anche di genitori, nonni, zii, ecc.) questi argomenti inevitabilmente interessanti poiché tangibili e presenti ormai nella vita di tutti i giorni.

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23/12/2020 21:32 #48631 da elisalillibedo
Risposta da elisalillibedo al topic Dicembre 2020 - Kentuki


Innanzitutto, vorrei definire questo libro "elettroco". Il ritmo è estremamente veloce, scela dell'autriche che ritengo azzeccata: sui social, le ritmiche di conversazione e interazione sono ben diverse rispetto a quelle legate all'offline. Spesso questa frenesia lascia interdetti, costringendo a porsi la domanda "ma perché?!?!?!?!?!", cosa che accade spesso anche durante comunicazioni con altri utenti del web. Persone che improvvisamente interrompono la comunicazione, che evitano argomenti che sembrano perfettamente normali e adatti a qualsivoglia tipo di discussione ecc...


Elisa, credo che tu mi abbia dato una spiegazione del motivo per cui in fondo non ho apprezzato tanto questo libro :laugh: Pensando alle tue parole ho realizzato che l'ho veramente vissuto come vivo i social... malissimo! Tant'è vero che la conclusione delle storie mi ha lasciata un po' così, come con una sorta di domanda tipo: "Embè?" Quindi se effettivamente l'intento dell'autrice era questo devo dire che è riuscito talmente bene da creare in me le stesse reazioni che ho con i social: curiosità, fastidio, interesse, delusione. E che non mi ha dato niente di più di quello che già ho/so. Guardandolo da questo punto di vista, direi riuscitissimo ;)

Vorrei esprimere anche un pensiero (forse OT, perdonate...) visto che è la prima volta che partecipo... bellissima esperienza questa condivisione, proprio perché, pur non avendo amato il libro, ci sono andata a fondo. Probabilmente da sola l'avrei accantonato e dimenticato. Così è tutta un'altra cosa!

Non ritengo che questo libro presenti solo una critica legata ai social, ma un vero e proprio studio sociale. Ecco perché anche io, come hanno scritto altri, fatico a considerarlo parte del genere "fantascienza"... mi sembra piuttosto REALISMO SOTTO PSEUDONIMO!


Assolutamente d'accordo!

"In genere, quando fate la vita del cacciatore di balene ai tropici, vi investe una sublime mancanza di accadimenti."
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23/12/2020 23:26 #48634 da Mattia P.
Risposta da Mattia P. al topic Dicembre 2020 - Kentuki

Ilaria ha scritto: Ora esiste l'App per i rumori bianchi


Lo dico sempre che sul club si imparano un sacco di cose...

Non avevo mai sentito parlare dei rumori bianchi, eppure ne sono sono un grande estimatore. Tra i miei preferiti sicuramente la pioggia e il suono della risacca marina.

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