Bellissima poi l’immersione nella famiglia Yorke. Quando la Bronte ha annunciato tutti questi nuovi personaggi mi sono detto: “è ora come se ne viene fuori a differenziarli e caratterizzarli tutti quanti in una volta?” Devo dire che lo fa in modo magistrale. E anche il contributo che ogni componente familiare riesce a dare all’immagine complessiva della famiglia Yorke (veramente inquietante la moglie) nel suo complesso è notevole. Si capisce subito che ci sono ombre, qualcosa di sinistro che pervade questa famiglia. E che quasi in modo mendeliano questo gene malefico è stato trasmesso alla prole.
La descrizione del futuro dei figli Yorke mi ha un po' depressa.. Anche nel rapporto tra Jessy e Rose ho rivisto un po' il rapporto delle sorelle Brontë.
Capitolo IX. Briarmains
Sono rimasta disgustata dai discorsi tra Yorke e Moore in cui Moore afferma che una donna la vuole assolutamente giovane, con bei lineamenti e fare grazioso.. insomma bella! Se poi è di buon carattere e brava ma bruttina non va bene; se anzianotta preferisce andare a spaccare pietre. Insomma complimenti ai gentiluomini, che profondità!
Se ad essere anzianotti, bruttini e arcigni sono loro, però, visto che all'epoca capitava spesso che un uomo grande sposasse una giovinetta, nessuno ha da ridire.
Capitolo XI. Fieldhead
Mai capitato?
"ammaestrata dalla propria esperienza di persona timida, fece quel che ci voleva: si prese una sedia, andò ad accomodarsi accanto alla strana signora e cominciò a parlare affabilmente: con quella disinvolta gentilezza che una volta tanto le veniva dal sentirsi in presenza di qualcuno più impacciato di se stessa"
è finalmente entrata in scena Shirley, la adoro troppo. Mi piace un sacco il suo carattere considerato mascolino all'epoca, lei ed altri ci scherzano apertamente su: una donna indipendente che legge i giornali, discute di politica con gli uomini e cerca un marito con cui ci sia apprezzamento reciproco e paritario; un personaggio molto moderno che mette tutti al loro posto. Tutti quanti, persino il misogino Helstone, la apprezzano; grazie anche alla sua bellezza e fascino, se fosse altrimenti ho paura che non tratterrebbero le maldicenze. Ahimè nemmeno la moderna Shirley comprende la necessità dell'amica di lavorare, teme che il lavoro intellettuale renda le donne meno femminili, e qui è Caroline che le risponde a tono. Mi pare che le due si completino e si diano insegnamenti a vicenda, come se fossero due facce della stessa medaglia, due modi diversi di affrontare l'emancipazione femminile.