So che la "nascita" della creatura può far storcere un po' il naso o fa sorridere, però dobbiamo calarci nel contesto storico di quel tempo. A fine Settecento, Galvani scoprì quelle che fu da lui chiamata "elettricità animale" (vedere 
    galvanismo
) e pochi anni dopo, siamo nel primo decennio dell'Ottocento, il nipote fece un esperimento di fronte a un pubblico: lui e altri studiosi presero un cadavere, lo dissezionarono, fecero passare l'elettricità all'intero di esso e, secondo il pubblico, sembrò che il corpo avesse preso vita perché un occhio si aprì, un muscolo si contrasse, la mano si mosse, ecc. ecc. Da qui l'ipotesi fantascientifica secondo cui un corpo morto poteva tornare in vita e altre cose del genere, insomma questa teoria ebbe una grande risonanza nonostante gli scettici e gli studiosi che andavano contro. Da questo è facile capire come la Shelley fosse influenzata dal contesto scientifico di quel tempo e che lo utilizzasse per scrivere il suo 
Frankeinsten. Forse alcuni non sanno che la giovane Shelley era una frequentatrice dei salotti intellettuali del periodo (non solo letterari), grazie al padre e poi alla combriccola dei poeti.
Comunque, stando alla teoria fantascientifica dell'epoca secondo cui un corpo/cervello morto conserva in realtà una sorta di "vita a bassissimo dosaggio" (non so spiegare meglio) e che serve una forte scarica elettrica (a mo' di defibrillatore) per riportarla "alla vita attiva" (quella che viviamo normalmente), non ho trovato così assurdo che la creatura prendesse vita, che parlasse (è come se il cervello ricordasse parte della vita precedente, non essendo davvero morto), che imparasse a leggere e, che addirittura si pensasse potesse forse essere in grado di procreare: per me la Shelley ha cercato una specie di ipotetica conformità a quelle che erano le teorie del tempo, portate però molto più avanti e in senso negativo.
E' chiaro che se guardo la "creatura" con gli occhi di oggi sorrido di fronte a certe cose, specie la procreazione, ma non le ho trovate più assurde e irreali rispetto a vampiri, licantropi e compagnia simile. Ripeto, mi fa sorridere, ma se si pensava che ci fosse vita nei vari pezzi di cadaveri, per me è congruente che si pensasse pure che un morto poteva figliare se riportato in vita 
Qualcuno ha parlato del rapporto padre-figlio e penso che possa essere un pochino autobiografico perché l'autrice era amata dal padre, che poi si allontanò da lei quando si risposò e per la matrigna esistevano solo le sue "vere" figlie, non Mary. Comunque, Mary fu parecchio sfortunata nella vita, già Percy era quello che era, ma pure suo papà non è che fosse 'sta meraviglia.
Il sottotitolo del romanzo, cioè "il Prometeo moderno", per me è riferito proprio a Victor. Nella versione greca, Prometeo disobbedisce agli Dei e ruba il fuoco per donarlo agli uomini; nella versione romana, è Prometeo il creatore degli uomini. Se guardiamo a entrambi le versioni, abbiamo il "nuovo Prometeo" nella figura di Victor: disobbedisce a quelle che sono le leggi che regolano il mondo in fatto di vita e di morte, ruba l'elettricità per plasmare un essere vivente.
Qualcuno ha fatto notare come la "creatura" non conoscesse il fuoco, secondo me è collegato al sottotitolo perché Prometeo lo dona agli uomini, non alle "creature" (o magari sono io a vederci un collegamento facendomi dei film mentali).
Ad ogni modo, per me il tema centrale del romanzo è quanto ci si può spingere "oltre" con la scienza a livello etico e morale, un tema fortemente intrecciato con il concetto di responsabilità 
(che Victor, come ho già detto in un commento precedente, non ha manco per sogno, per capirlo necessita di una strage di morti)
. Certamente oggi vediamo altri temi, come la diversità, ma non sono sicura che fosse nell'idea della Shelley parlare di questo come elemento principale: ho sempre visto questo romanzo come un monito a ipotetici uomini di scienza spregiudicati e, allo stesso tempo, una analisi più psicologica del bene e del male, sebbene la Shelley non giudichi mai all'interno del romanzo. E' un romanzo gotico a tutti gli effetti, con un elemento un po' fantascientifico se vogliamo, di horror non c'è nulla almeno nell'accezione che abbiamo oggi del termine.