Per l'occasione, cambio avatar    : non è che voglia a tutti i costi fare il bastian contrario, ma come ha giustamente sottolineato Davpal, occorre riconoscere che il tifo è questione soprattutto irrazionale. 

In realtà, v'è un motivo per cui da anni - nel calcio - non parteggio più per l'Italia, ma non è questa la sede per discuterne. Prendo tuttavia spunto da questo sentimento patriottico che generalmente e ciclicamente risorge ed unisce nelle grandi occasioni, ma che poi regolarmente sparisce o s'assopisce nei lunghi periodi intermedi - quando comunque si gioca, lotta e soffre per poter poi esserci, in quelle grandi occasioni - o anche quando, più semplicemente, non s'arriva a disputare una finale, o addirittura a vincere.

In quei frangenti, non solo viene a mancare lo spirito nazionale, ma spesso l'indifferenza volge pure in aspra critica: ecco allora che gli eroi di oggi (ri)diventano gli scarponi o i mercenari di ieri, bambini viziati e mai abbastanza cresciuti che sprecano la loro vita per correr dietro ad un pallone. Per non parlare poi di coloro che alimentano questo circo andando la domenica allo stadio, o sottoscrivendo abbonamenti tv: ma come, non preferiranno leggere un buon libro, piuttosto che guardarsi una partita?

Ecco, dietro a questa "italianità" a intermittenza io penso si celi soltanto una sana voglia di far festa: per certi versi, legittima e sacrosanta. Non vi legherei però significati più profondi. In ogni caso, da un punto di vista puramente calcistico, penso anch'io che abbia vinto la squadra più forte mentalmente e messa meglio in campo.

Aggiungo a quello che ha splendidamente espresso Lorenzo questo link: 

Negli eventi e nelle reazioni di questi giorni è possibile vedere la verità (drammatica) delle parole di Barzagli.