Terminata la parte sesta
In questa parte si è approfondita la figura di Levin che rimane per me uomo troppo rude, ma indubbiamente mi è diventato un pochino più simpatico. Sopporta pazientemente
l'irruzione del fattore Scerbackij e devo dire che questa non è cosa di poco conto, ma al contempo fa scenate di gelosia alla povera Kitty che sono al limite della paranoia; il suo comportamento rende la vita difficile alla moglie che deve stare attenta anche a come muove gli occhi. Mi sono ripromessa di non giudicare, visto che Tolstoj questo ci vuole insegnare, però devo dire che questa gelosia non mi sembra così sana, limita la libertà di Kitty.
Ho trovato molto divertenti le pagine sulla battuta di caccia, immaginavo appunto il rude e burbero Levin in compagnia dell'ambiguo Veslovskij
La sua cacciata poi è stata esilarante.
Apprezzo comunque il desiderio di Levin di voler stare sempre insieme a Kitty e di non cercare svaghi lontani da lei come invece fanno Oblonskij e Vronskij. Un altro aspetto che ho apprezzato di Levin è anche la sua ingenuità che si è manifestata totalmente durante le elezioni; lui è completamente all'oscuro dei giochi di potere, al di fuori di ogni meccanismo politico, è una persona semplice, che non fa troppi calcoli.
La parte sesta è molto incentrata anche su Anna. Leggere di lei per me è uno strazio. Sarebbe facile giudicarla colpevole, puntarle il dito contro. Ho provato ad immedesimarmi in questa donna. Ha fatto una scelta d'amore, ha lasciato il marito che non amava per l'uomo che ha riacceso le sue speranze di felicità. Giusto, sbagliato? Non sta a noi appunto giudicare. C'è un figlio di mezzo, non tutte le mamme avrebbero avuto il coraggio di lasciarlo, perché di gran coraggio si tratta. Qui si apre un dilemma grande come una voragine, inseguire egoisticamente la propria felicità di donna o preservare la serenità dei figli? E' una domanda che non trova risposta, almeno io non riesco a darla, razionalmente propenderei per preservare i figli, ma messa concretamente di fronte alla scelta non saprei. Sta di fatto comunque che Anna, che una scelta l'ha fatta,
non è felice e questo forse era inevitabile.
E' bellissima, forse ora più che mai, ma la sua bellezza non deriva dalla sua serenità, che è solo apparente e questo Dolly alla fine lo capisce. In realtà Anna cura maniacalmente il suo aspetto fisico perché crede che la bellezza sia l'unico modo per tenere Vronskij per sempre. Vronskij è l'uomo per cui ha messo in discussione tutta la sua vita e per cui ha abbandonato il figlio, inevitabilmente il suo uomo è diventato l'essenza del suo vivere. Anna ha paura di perderlo. Se lui la lasciasse dovrebbe ammettere di aver fatto la scelta sbagliata, ma soprattutto di aver sacrificato invano il figlio. E' chiaro che lei vive il senso di colpa di aver abbandonato il piccolo Sereza, tanto che non riesce a voler bene alla figlia che vive con lei (io penso che sia solo questo il motivo per cui sia così distaccata dalla piccola Annie, altrimenti è inspiegabile che una mamma non voglia bene alla propria figlia). Anna vive costantemente in un equilibrio precario, non riesco a provare per lei un sentimento diverso dalla pietà.
Si costringe ad essere costantemente bella, affascinante, interessante per tenere a sé Vronskij. A parte lui nulla le suscita interesse, né la figlia, né la bellissima dimora in cui vivono, la sua ossessione è Vronskij che ovviamente si sente soffocare da questo amore malato pur essendo innamorato di Anna.
Mi piange il cuore leggere di una donna bella e intelligente che interiormente si sta consumando come una candela.