Ho ripreso in mano questo romanzo dopo più di un anno dalla sospensione, sperando di finirlo entro dicembre.
Ho
finito di leggere la sesta parte e devo dire che l'ho trovata incredibilmente lunga e noiosa a causa delle interminabili pagine sulla battuta di caccia e sull'elezione politica.
Ad ogni modo, Levin è sempre Levin, in più è anche geloso possessivo tanto da far vivere a Kitty momenti angoscianti, ma ammetto di aver esclamato "Bravo! Finalmente fai qualcosa" quando ha avuto il fegato di cacciare Veslovskij e ho apprezzato anche l'enorme pazienza mostrata con la famiglia invadente di Kitty, pazienza che io non avrei avuto.
Mi dispiace per Dolly, si vede che non è felice nel suo matrimonio (cioè con suo marito) perché sa di non essere più amata, di essere sempre cornificata e pensa che Anna se la passi meglio di lei, avendo agito per amore e per la propria felicità; quando, però, incontra con la cognata, si rende conto che Anna non è davvero così felice come sembra, ma che è una facciata e Dolly capisce di essere felice perché ha con sé i suoi adorati figli.
Anna continua a non piacermi, come del resto Vronskij. Lei non riesce a stare sola, dipende costantemente dalle attenzioni di lui e sostanzialmente pensa di tenerlo stretto a sé con la sola bellezza. Quando, però, si rende conto che lui vuole spazio, libertà e incarichi sociali, ovviamente sclera... e posso capirla perché, in fondo, ha sacrificato la sua vita, il proprio figlio e la propria rispettabilità in società per stare con lui e quindi pretende il successo di questa impresa amorosa. Quest'ansia perenne, questa angoscia, questa agitazione, la inducono ad abusare di laudano. Non mi è granché piaciuto il rapporto con la figlia, perché trascorre così poco tempo con lei e la lascia sempre alla bambinaia? Si sente in colpa per il figlio lasciato solo con Karenin, quindi perché non riversa l'affetto sulla piccola Annie? Le servirebbe anche per passare in modo diverso il tempo, invece di struggersi in continuazione per il compagno... mi sembra incapace di vedere uno spiraglio di luce, di felicità, non so.
Vronskij mi pare si senta in prigione ma alla fine, essendo lui un uomo, può fare un po' come gli pare e quindi si prende lo spazio che vuole, cosa che Anna non può fare data la sua posizione in società.
Finisco la mia nota critica prendendo in considerazione una frase detta dal fratello di Levin durante l'assemblea: la scuola femminile era un argomento senza importanza.