Ciao a tutti!
Sono intorno al
cap 30 e mi sono fermato a leggere questa prima infornata di commenti!
Al di là della bruttezza dell'edizione che ho acquistato (profonda invidia per quella di Guido invece!), il testo è quello tradotto da Claude Schopp, e l'ho trovato molto scorrevole e moderno. Nella prefazione ho letto che è stato emendato da errori e refusi vari e in effetti le note a margine sono pochissime.
La trama è proprio come la immaginavo e anche se della prima parte non conoscevo nulla (i miei ricordi partono dall'abate Faria in poi), concordo con chi ha scritto che fa sentire subito a casa. La stessa sensazione l'ho avuta anche leggendo L'isola del tesoro l'anno scorso, o quando mi ricapitano tra le mani i libri di Verne e le avventure del Conte di Ventimiglia!
Sarà forse proprio il tipo di linguaggio che nella sua semplicità ti accoglie e ti mette subito a tuo agio. La sua universalità inoltre, fa sì che possa essere letto (quasi) in tutte le età e in tutte le classi sociali.
E' vero che se lo misuriamo sulla bilancia dello stile risulterà ben poca cosa rispetto ad altri capolavori ed altri autori, e in alcuni passaggi la figura di Dantes è quasi antipatica quanto quella di un supereroe ("vede al buio come nessun altro, nuota meglio di chiunque altro, riesce a tenere il respiro sott'acqua come nessuno, ha memoria prodigiosa, tempra indistruttibile..." - ci credo che uno così qualche invidia la suscita!) ma secondo me non è un metro di giudizio corretto.
Anche io oggi so scrivere
Nel mezzo del cammin di nostra vita... Il punto però era scriverlo 8 secoli fa con tutto ciò che comportava.
Dumas con il conte di Montecristo ha creato un archetipo che è tutt'ora pietra di riferimento. Inoltre già a quel tempo, l'opera non era diretta ai salotti letterari, ma al popolo tramite appunto pubblicazione a puntate su rivista (esatto, in pratica l'equivalente odierno di una serie tv), e ho il sospetto che quando le prime furono pubblicate, le ultime non erano nemmeno state pensate. A riprova di ciò porto l'esempio di Morrel, che nel 1° capitolo quando gli viene detto che il capitano Leclere è morto, risponde "Si ma il carico?", nel 29° capitolo al contrario, quando lo informano che il suo ultimo bastimento è naufragato e praticamente è in miseria, lui sembra preoccuparsi soltanto della sorte dei marinai. Credo che Dumas abbia adattato in corso d'opera alcuni personaggi alle sue esigenze (come del resto fa ogni scrittore, solo che essendo a puntate, quel che era fatto era fatto!).
Sono anche d'accordo col fatto che la trama sta entrando adesso nel vivo, dal momento della fuga in poi. I primi 20-25 capitoli sembrano solo un'introduzione, un preludio a quello che sarà il tema centrale, ossia la vendetta e il modo in cui viene messa in atto e mi sento più coinvolto, tifando sempre per i buoni
La trama comunque incolla alle pagine capitolo dopo capitolo e mi sorprendo a sfogliare il catalogo Netflix annoiato senza veder l'ora di tornare a leggere di Dantes, cioè alla fine proprio ciò che un romanzo dovrebbe fare!
PS: Bea bellissima la foto del castello d'If!
PPS: C'è tanta Italia in questo romanzo! Mi piace e non me l'aspettavo (...anche se il titolo un'idea poteva darmela!
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