Proseguendo nel nostro viaggio Baricchiano - o Baricchioso - mi sembra opportuno ricordare dove eravamo rimasti nella scorsa puntata (un po' come nelle serie tv quando all'inizio dicono "Nelle puntate precedenti"). Ebbene, ci eravamo lasciati con un Baricco che si interrogava, dopo averci parlato di "Vergogna" di Coetzee, sul se sia meglio una cultura pratica o quella meramente erudita-accademica, ricordandoci che lui, come il protagonista dell'opera citata, più e più volte si è ritrovato a sentirsi un vero ignorante in determinate situazioni concrete della vita. Bene, è da qui che riprendiamo, da quella riflessione, perché davanti a una domanda del genere ci saremmo aspettati, soprattutto da Baricco, una risposta che optasse per l'aureo mezzo ("in medio stat virtus", espressione tanto cara ai latini) e invece no. L'autore, infatti, soprattutto nei primi due articoli di questa puntata, sembra voglia creare una netta linea di demarcazione tra coloro che fan parte del mondo erudito-letterario e chi no… Cadendo, ahimè, quasi in un discorso classista, che mai e poi mai mi sarei aspettata dal Maestro Baricco.