Ho atteso un po’ a commentare questa relazione, per paura che vi si scorgesse solo un intento polemico. Ora però approfitto di chi mi ha preceduto

per evidenziare un passaggio che ho sempre creduto fondamentale, per la buona riuscita delle nostre maratone. Ed è il completamento del brano che è già stato riportato.
Sostiene il relatore che un gruppo di lettura ha come elemento caratterizzante la
condivisione della lettura.
“Condivisione, però, non è, come abbiamo detto, lettura collettiva. E’ piena tesaurizzazione della lettura privata e riporto ad altri, nella misura in cui ciò è possibile, del guadagno, dell’emozione, dello scacco, anche, che la lettura ha determinato in noi”.
Dunque, la
condivisione è allo stesso tempo il mezzo d’espressione ed il fine del GdL. Ed essendo quest’ultimo nient’altro che il “proprio interessato tornaconto”, è chiaro che stiamo parlando di un fine puramente egoistico.
Ecco, qui io ho ripensato alla nostra recente esperienza. A mio avviso noi “maratoneti”, insistendo tanto (me compreso) sul rispetto delle scadenze come dimostrazione del nostro spirito di solidarietà, rischiamo a volte di perdere un po’ di vista lo scopo precipuo della nostra partecipazione: il
tornaconto personale.
Ora, poiché una maratona - per definizione - presuppone un percorso dilatato nello spazio e nel tempo, io penso sia necessario che lungo la strada ognuno lasci periodicamente traccia del proprio passaggio. Non per se stessi, ma per gli altri, che solo così potranno “contabilizzare” in qualche modo il proprio guadagno.
Ovviamente, questa traccia non potrà risolversi nello specificare la pagina cui si è arrivati in quel momento: infatti non condividiamo cose o numeri, bensì impressioni. E poiché è solo tramite la condivisione delle nostre impressioni che è possibile tenere in vita il gruppo, non bisognerà abituarsi a considerare tale pratica “obbligatoria”, anziché facoltativa, come spesso abbiamo detto e ripetuto?
Quest’obbligo non dovrebbe infatti essere vissuto in senso coercitivo: in fondo, la partecipazione ad una maratona nasce da una libera scelta. Poi potremo anche stabilire tutte le regole o indicazioni che vorremo, ed esigerne sempre il dovuto rispetto oppure modificarle di volta in volta. Ma lo scopo è l’unica cosa che non potrà mai cambiare e su cui ritengo si debba essere pienamente intransigenti, l’uno con l’altro.
Probabilmente la nostra esperienza in materia è ancora troppo acerba; ma in ottica futura penso che su questo avremo modo di riflettere ancora e con maggior consapevolezza.
Senza contare poi che il relatore considera le maratone cosa ben diversa da un GdL

: ma per non dilungarmi troppo, preferisco ora fermarmi qui ...