Ieri sera ho letto i primi cinque capitoli, una cinquantina di pagine. Già da qui ci sono più o meno tutti i temi che il libro tratta. Cito da Wikipedia:
status delle donne, la natura del matrimonio, l'idealismo e gli interessi personali, la religione e l'ipocrisia, le riforme politiche del tempo.
Ho trovato un paio di citazioni che mi hanno fatto ridere e che mi hanno fatto apprezzare l'ironia pungente di Eliot/Evans.
Il primo capitolo si apre con una citazione che mi è piaciuta tantissimo:
"Dacché nulla di bene io possa fare, poiché donna, con costanza tenderò a qualcosa che gli si avvicini." Beaumont e Flitcher, La tragedia della fanciulla. Questa citazione mi fa subito pensare che ai tempi ci furono due tipologie di lettori, quelli maschilisti che in questa citazione ci lessero la legge divina - e me li immagino con un risolino di potere in faccia - e quelli un po' meno maschilisti, che come me, in questa citazione ci lessero una bellissima e potentissima provocazione - e me li immagino con sorriso compiaciuto trattenuto sulla bocca. Fantastici!
Un altro spezzone di tagliente ironia l'ho trovato alla fine del terzo capitolo.
"Certo questi uomini, che erano così sterili di idee spontanee, avrebbero potuto essere assai utili alla società di cui facevano parte, sotto una buona guida femminile, se erano fortunati nella scelta della cognata." Confesso che dopo questo, il sospetto che George Eliot in realtà fosse donna mi sarebbe venuto!
La scelta matrimoniale di Dorothea non mi sorprende, per lei conta soprattutto l'intelletto ma non so fino a quanto possa durare... vedremo. Lei mi da la sensazione di una donna che per tutta la vita si è imposta delle cose e poi va a cascare con tutte le scarpe proprio in quelle cose che si era proibita, il che mi piace.