Martedì, 04 Novembre 2025

Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto

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03/10/2019 13:46 #41689 da vanna
Risposta da vanna al topic Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto
Oggi 3 ottobre è il giorno della memoria delle vittime dell' immigrazione proprio in ricordo del 3 ottobre 2013 quando avvenne la strage a Lampedusa di cui parla il libro!
Scelta azzeccatissima..

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03/10/2019 19:10 #41692 da VFolgore72
Risposta da VFolgore72 al topic Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto

pierbusa ha scritto:

VFolgore72 ha scritto: Scusami Graziella, chi sarebbe la dott.ssa Scarpetta? Non la conosco.


E il famoso personaggio di Patricia Cornwell, che conoscerai sicuramente. Quella che gli scrivono tutti i libri che ha pubblicato recentemente...

Posso dire che non ho mai letto Cornwell?

”NON RINNEGARE, NON RESTAURARE”

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03/10/2019 19:20 #41693 da VFolgore72
Risposta da VFolgore72 al topic Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto

pierbusa ha scritto: Mi piacerebbe però che avesse meno lavoro, che finisse il mercimonio che sta dietro questi viaggi della speranza che fanno arricchire gli scafisti e i loro amici.

Quoto all’infinito il post di Pierbusa.

Aggiungo inoltre le mie fortissime perplessità verso le ONG. È dato sapere chi li mantiene? Davvero non hanno secondi fini?

”NON RINNEGARE, NON RESTAURARE”

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04/10/2019 22:06 - 04/10/2019 22:07 #41702 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto

VFolgore72 ha scritto:

pierbusa ha scritto: Mi piacerebbe però che avesse meno lavoro, che finisse il mercimonio che sta dietro questi viaggi della speranza che fanno arricchire gli scafisti e i loro amici.

Quoto all’infinito il post di Pierbusa.

Aggiungo inoltre le mie fortissime perplessità verso le ONG. È dato sapere chi li mantiene? Davvero non hanno secondi fini?


Magari lo sapessimo! C'è ancora parecchia "nebbia" da diradare su quell'argomento. Personalmente credo che non siano tutte uguali. Come in tutte le cose, difficile che sia tutto oro quello che luccica. Però nemmeno possiamo fare di tutta l'erba un fascio. Almeno fino a prova contraria.

Nel frattempo, da un paio di giorni ho terminato la lettura del libro. Complice l'influenza, questa volta sono stato un fulmine :laugh: :laugh: :laugh: Di solito per leggere 200 pagine impiego un mese... :unsure: ma è capitato il libro giusto al momento giusto e ne ho approfittato! :woohoo: ;)

Primo spunto di riflessione sul quale vorrei confrontarmi con voi se vi va.

E' vero ed è spesso istintivo il fatto che più lontano avviene la tragedia, meno ci tocca. Soprattutto se la distanza è culturale, ancor più che geografica. Ma è anche vero che, spesso, questa lontananza si accorcia quando si tocca con mano la disperazione dell'altro, che non ha bisogno di traduzioni.

Da sempre ho avuto questa sensazione. Vale in generale: se non capita a noi, se non tocca la nostra sfera di amicizie, parentele, ecc., se non abbiamo a che fare direttamente con un evento, questo probabilmente ci toccherà meno. Inutile negarlo. Si può essere più o meno empatici ma se si dovesse razionalmente soffrire per ogni cosa che capita a qualcuno nel mondo ogni minuto, probabilmente non riusciremmo mai a vivere la nostra vita serenamente. Quindi inconsciamente siamo portati a guardare ciascuno il proprio orticello.

Nel caso della Cattaneo, l'"orticello lavorativo" la porta a diretto contatto con una realtà che la colpisce profondamente e nasce la storia che abbiamo letto.

Torniamo però alla sua frase perché in realtà è la tematica della "distanza culturale" rapportata a quanto ci tocca una tragedia che mi ha fatto riflettere e non so se mi trova pienamente d'accordo con lei. Ho provato a rifletterci e vorrei sapere cosa ne pensate voi.

Vi faccio un esempio per motivare le mie perplessità.

Come sapete, il Giappone è una nazione molto soggetta ai terremoti.
Terremoto di Tōhoku (11 marzo 2011), quello che poi darà il via allo Tsunami che provocherà il disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi.
Ricordo che venni a sapere di quell'evento da un amico (che sarebbe dovuto partire per il Giappone in quei giorni per festeggiare la sua laurea) prima ancora che dai media.
Ricordo che mi dispiacque per lui ma soprattutto per il disastro in generale, di cui seguii i risvolti in televisione ma, probabilmente complice la lontananza del Giappone dall'Italia, lo vissi diversamente rispetto ai terremoti di qualche anno dopo in Italia...

2016 - 2017 Terremoti del centro Italia. Abbiamo tutti ancora ben evidenti davanti agli occhi i danni e le morti causate da quella serie di terremoti. Eventi disastrosi che ci hanno sconvolto e dei quali ancora oggi l'Italia porta i segni. Furono degli eventi che mi colpirono profondamente.

Fino a qui, due episodi che mi hanno toccato in maniera diversa: quello italiano di più di quello giapponese, probabilmente davvero per la questione della vicinanza geografica.

Ad agosto 2018 ho visitato per la prima volta il Giappone, scoprendo la loro fantastica cultura, imparando a conoscere le loro usanze ed il loro modo di vivere in società. Devo ammettere che sono rimasto molto colpito e affascinato da alcuni aspetti della loro storia e della loro cultura. Insomma, i giapponesi mi hanno stupito e ho portato con me davvero un buon ricordo di loro.

Tre giorni dopo il nostro ritorno in Italia, nuovamente terremoto in Giappone (il secondo nel 2018, il primo avvenne a giugno). Aeroporto di Osaka (dal quale eravamo partiti tre giorni prima) completamente sommerso dall'acqua. Città distrutte e nuovamente innumerevoli vittime e danni inimmaginabili.

In quel caso però devo ammettere di aver provato sensazioni "diverse". Amplificate. E' come se la scoperta della cultura giapponese mediante il viaggio avesse accorciato la distanza tra me e il Giappone, facendomi provare un'angoscia diversa rispetto a quella che provai nel 2011 guardando immagini analoghe in televisione.
Anzi, dopo il mio ritorno dal Giappone, anche il disastro nucleare di Fukushima (approfondito tramite un documentario visto per caso qualche mese dopo il mio ritorno) ha generato in me sensazioni diverse rispetto a quando avvenne. Mi sono sentito maggiormente vicino a loro.

Concludo con lo spunto di riflessione su cui ragionare: siete d'accordo con quanto scrive l'autrice? Secondo voi una tragedia può colpirci meno se affligge una popolazione culturalmente diversa dalla nostra?
Se sì, perché secondo voi? Viaggiare e quindi conoscere nuove culture, può effettivamente ridurre/annullare le distanze tra i popoli in termini di sensibilità ad argomenti (non per forza disastri) che riguardano paesi geograficamente lontani dal nostro? Grazie! ;)

«Heaven goes by favor. If it went by merit, you would stay out and your dog would go in.» Mark Twain
Ultima Modifica 04/10/2019 22:07 da guidocx84.
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05/10/2019 10:28 #41703 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto

guidocx84 ha scritto:
Concludo con lo spunto di riflessione su cui ragionare: siete d'accordo con quanto scrive l'autrice? Secondo voi una tragedia può colpirci meno se affligge una popolazione culturalmente diversa dalla nostra?
Se sì, perché secondo voi? Viaggiare e quindi conoscere nuove culture, può effettivamente ridurre/annullare le distanze tra i popoli in termini di sensibilità ad argomenti (non per forza disastri) che riguardano paesi geograficamente lontani dal nostro? Grazie! ;)


L'intensità con cui un evento ci colpisce si potrebbe descrivere come una serie di cerchi concentrici. Al centro ci sono gli eventi che colpiscono noi direttamente. Il primo cerchio comprende gli eventi che colpiscono i nostri "affetti (parenti, amici). Poi ci sono gli eventi che colpiscono la "comunità" in cui viviamo, da quella più vicina a quella più lontana (per un italiano direi: Comune, Provincia, Regione, Stato, Unione europea). I cerchi lontani riguardano le vicende relative a comunità diverse dalla nostra.
Certo, c'è anche una componente culturale. Gli eventi che avvengono negli Stati Uniti o in Australia sembrano avere maggiore risonanza di quelli che avvengono in Asia o Africa (chiaramente generalizzo e semplifico; singoli Paesi [penso ad Israele o alla Libia] possono ricevere un'attenzione maggiore]). Probabilmente la ragione è che si tratta di luoghi che condividono, si suppone, idee e valori comuni ("occidentali"). Mi chiedo però anche quale sia il ruolo dei mass media.
Ritengo che conoscere luoghi e culture diversi dal nostro possa incidere sulla percezione dell'importanza di un evento. Non sono uno psicologo, ma può darsi che quando un uomo conosce qualcosa di nuovo (una persona, un territorio, una cultura) in qualche modo la fa propria. Di conseguenza, quando una vicenda riguarda quella cosa, egli stesso subisce un "turbamento".
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05/10/2019 11:29 #41704 da FrancescaeP
Risposta da FrancescaeP al topic Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto

guidocx84 ha scritto:

VFolgore72 ha scritto:

pierbusa ha scritto: Mi piacerebbe però che avesse meno lavoro, che finisse il mercimonio che sta dietro questi viaggi della speranza che fanno arricchire gli scafisti e i loro amici.

Quoto all’infinito il post di Pierbusa.

Aggiungo inoltre le mie fortissime perplessità verso le ONG. È dato sapere chi li mantiene? Davvero non hanno secondi fini?


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Nel frattempo, da un paio di giorni ho terminato la lettura del libro. Complice l'influenza, questa volta sono stato un fulmine :laugh: :laugh: :laugh: Di solito per leggere 200 pagine impiego un mese... :unsure: ma è capitato il libro giusto al momento giusto e ne ho approfittato! :woohoo: ;)

Primo spunto di riflessione sul quale vorrei confrontarmi con voi se vi va.

E' vero ed è spesso istintivo il fatto che più lontano avviene la tragedia, meno ci tocca. Soprattutto se la distanza è culturale, ancor più che geografica. Ma è anche vero che, spesso, questa lontananza si accorcia quando si tocca con mano la disperazione dell'altro, che non ha bisogno di traduzioni.

Da sempre ho avuto questa sensazione. Vale in generale: se non capita a noi, se non tocca la nostra sfera di amicizie, parentele, ecc., se non abbiamo a che fare direttamente con un evento, questo probabilmente ci toccherà meno. Inutile negarlo. Si può essere più o meno empatici ma se si dovesse razionalmente soffrire per ogni cosa che capita a qualcuno nel mondo ogni minuto, probabilmente non riusciremmo mai a vivere la nostra vita serenamente. Quindi inconsciamente siamo portati a guardare ciascuno il proprio orticello.

Nel caso della Cattaneo, l'"orticello lavorativo" la porta a diretto contatto con una realtà che la colpisce profondamente e nasce la storia che abbiamo letto.

Torniamo però alla sua frase perché in realtà è la tematica della "distanza culturale" rapportata a quanto ci tocca una tragedia che mi ha fatto riflettere e non so se mi trova pienamente d'accordo con lei. Ho provato a rifletterci e vorrei sapere cosa ne pensate voi.

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Come sapete, il Giappone è una nazione molto soggetta ai terremoti.
Terremoto di Tōhoku (11 marzo 2011), quello che poi darà il via allo Tsunami che provocherà il disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi.
Ricordo che venni a sapere di quell'evento da un amico (che sarebbe dovuto partire per il Giappone in quei giorni per festeggiare la sua laurea) prima ancora che dai media.
Ricordo che mi dispiacque per lui ma soprattutto per il disastro in generale, di cui seguii i risvolti in televisione ma, probabilmente complice la lontananza del Giappone dall'Italia, lo vissi diversamente rispetto ai terremoti di qualche anno dopo in Italia...

2016 - 2017 Terremoti del centro Italia. Abbiamo tutti ancora ben evidenti davanti agli occhi i danni e le morti causate da quella serie di terremoti. Eventi disastrosi che ci hanno sconvolto e dei quali ancora oggi l'Italia porta i segni. Furono degli eventi che mi colpirono profondamente.

Fino a qui, due episodi che mi hanno toccato in maniera diversa: quello italiano di più di quello giapponese, probabilmente davvero per la questione della vicinanza geografica.

Ad agosto 2018 ho visitato per la prima volta il Giappone, scoprendo la loro fantastica cultura, imparando a conoscere le loro usanze ed il loro modo di vivere in società. Devo ammettere che sono rimasto molto colpito e affascinato da alcuni aspetti della loro storia e della loro cultura. Insomma, i giapponesi mi hanno stupito e ho portato con me davvero un buon ricordo di loro.

Tre giorni dopo il nostro ritorno in Italia, nuovamente terremoto in Giappone (il secondo nel 2018, il primo avvenne a giugno). Aeroporto di Osaka (dal quale eravamo partiti tre giorni prima) completamente sommerso dall'acqua. Città distrutte e nuovamente innumerevoli vittime e danni inimmaginabili.

In quel caso però devo ammettere di aver provato sensazioni "diverse". Amplificate. E' come se la scoperta della cultura giapponese mediante il viaggio avesse accorciato la distanza tra me e il Giappone, facendomi provare un'angoscia diversa rispetto a quella che provai nel 2011 guardando immagini analoghe in televisione.
Anzi, dopo il mio ritorno dal Giappone, anche il disastro nucleare di Fukushima (approfondito tramite un documentario visto per caso qualche mese dopo il mio ritorno) ha generato in me sensazioni diverse rispetto a quando avvenne. Mi sono sentito maggiormente vicino a loro.

Concludo con lo spunto di riflessione su cui ragionare: siete d'accordo con quanto scrive l'autrice? Secondo voi una tragedia può colpirci meno se affligge una popolazione culturalmente diversa dalla nostra?
Se sì, perché secondo voi? Viaggiare e quindi conoscere nuove culture, può effettivamente ridurre/annullare le distanze tra i popoli in termini di sensibilità ad argomenti (non per forza disastri) che riguardano paesi geograficamente lontani dal nostro? Grazie! ;)


Secondo me confermi quello che dice la Cattaneo.
L'avere fatto un viaggio in Giappone ti ha avvicinato fisicamente e culturalmente a quei luoghi e ha fatto si che tu percepissi in modo più forte l'evento, il terremoto, che c'è stato subito dopo il tuo ritorno..
Quindi si, a mio parere più siamo lontani da una popolazione e meno ci sentiamo coinvolti, credo che sia una "selezione" che la nostra mente fa inconsciamente proprio per evitarci di stare male di continuo.. fatti gravi nel mondo ne succedono tutti i giorni, se si soffrisse ugualmente per un nostro amico/parente o per una persona dall'altra parte del pianeta non ci si rialzerebbe più :-(
Poi ognuno ha la sua sensibilità e appunto per esperienze di vita personali è portato a sentirsi più o meno coinvolto .. ti faccio un esempio mio: ho un amico d'infanzia che da qualche anno si è trasferito a vivere a Honk Kong, mi viene di seguire con una certa attenzione le proteste che ci sono in questo periodo, probabilmente se non conoscessi nessuno che sta là mi colpirebbe meno, non dico che non mi interesserebbe affatto ma sicuramente un po' meno.
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05/10/2019 12:06 #41705 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto
Grazie @davpal3 e @FrancescaeP per i vostri commenti! Mi aiutate a riflettere ;)

Ottimo l'esempio dei cerchi, rende bene l'idea. Però c'è ancora qualcosa che non mi torna... :dry:

ESEMPIO: Mi pare strano pensare che un eventuale disastro in India NON mi colpirebbe come uno in Italia perché culturalmente gli indiani sono diversi dagli italiani.

Probabilmente mi colpirebbe meno per via della distanza geografica che mi separa dall'accaduto.

La reazione che potrei avere se in quel momento un mio amico/parente si trovasse in India è ovviamente diversa perché il sentimento di amicizia "annulla" la distanza geografica con il paese in cui avviene il disastro. L'esempio dell'amico a Honk Kong rientra in quest'ultimo caso.

Il tema del viaggio è un'aggiunta che ho fatto io per provare a ragionare sull'argomento e dimostrare che, secondo me, l'aspetto culturale a cui la Cattaneo fa riferimento, in realtà non può essere preso in considerazione come fa lei perché è soggettivo. La distanza geografica invece è oggettiva.

Il viaggio è la variabile che modifica l'equazione. Viaggiando e conoscendo nuove culture lontane dalla nostra, la distanza geografica rimane la stessa quando torniamo in Italia ma quella culturale invece si assottiglia e quindi l'affermazione della scrittrice (la tragedia ci tocca meno se la distanza è culturale, ancor più che geografica) non mi pare vera in tutti i casi.

Come anche è una variabile il toccare con mano la disperazione dell'altro (vedi l'esperienza della Cattaneo sul campo).

In definitiva, quel paragrafo non avrebbe destato in me alcun sospetto/spunto di riflessione se avessi letto questo:

E' vero ed è spesso istintivo il fatto che più lontano avviene la tragedia, meno ci tocca. [strike]Soprattutto se la distanza è culturale, ancor più che geografica[/strike]. Ma è anche vero che, spesso, questa lontananza si accorcia quando si tocca con mano la disperazione dell'altro, che non ha bisogno di traduzioni.

In sintesi direi che l'aspetto geografico può essere considerato vero in generale ma la sensibilità delle persone ad eventi che colpiscono aree geografiche "dei cerchi esterni" (quelle molto lontane da noi per intenderci) varia a seconda della persona, in base alle proprie esperienze e conoscenze, sviluppate anche grazie al proprio lavoro o anche viaggiando.

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05/10/2019 16:27 #41706 da vanna
Risposta da vanna al topic Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto
Condivido le vostre riflessioni ed anch'io reputo responsabili della partecipazione emotiva ad un fatto la conoscenza oggettiva , diretta di un luogo, di una persona come afferma anche devapaul alla fine, per cui ad esempio hai conosciuto così bene il luogo magari in seguito ad un viaggio, che in occasione di un evento tragico in quel posto alla mente ti si affacciano i ricordi ed immagini di trovarti di nuovo lì in una situazione diversa e pensi a cosa avresti fatto o a quanto sei stato fortunato per il pericolo scampato.E se ci sono vittime pensi che saresti potuto essere una di loro ...e se siamo ormai lontani da quel luogo , almeno a me, viene spontaneo interessarsi e seguire i fatti. Certo tutto questo dipende dalla sensibilità di ognuno di noi. Del resto anche il libro letto che descrive con dovizia di particolari un aspetto delle migrazioni , tanto che ti sembra partecipare a quegli esami autoctoni , avrà ripercussioni diverse sui singoli lettori in rapporto all' interesse e al coinvolgimento del problema.
La distanza culturale non credo neppure io sia una giustificazione dell'indifferenza a questo problema, sempre di esseri umani si tratta .Trovarsi in mezzo al mare o vicino alla costa e vedere che delle persone stanno per perdere la vita come si fa a far finta di nulla oppure come sostengono in molti imbracciare un'arma e sparare?
Io non potrei e capisco chi si mobilita per salvare delle vite umane...Che dietro la gestione del fenomeno ci siano degli interessi finanziari purtroppo è risaputo ma meglio non addentrarsi in gineprai..

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05/10/2019 16:27 #41707 da FrancescaeP
Risposta da FrancescaeP al topic Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto
guarda..mi sa che stiamo dicendo la stessa cosa..
non volevo dire che contasse di più l'aspetto culturale rispetto a quello geografico, ci sono tutte e due le cose..
il crollo del ponte Morandi mi ha colpita di più rispetto a altre tragedie perché ci sono passata tante volte e ho pensato che avrei potuto proprio fisicamente esserci io.. forse anche perché mi sono potuta immaginare cosa passava per la mente delle persone che viaggiavano in quel momento andando al lavoro o al mare..
se succedesse una tragedia in India mi sentirei più lontana fisicamente ma forse avrei anche meno presente qual è la routine della vita quotidiana e questo concorrerebbe a farmi sentire meno vicino il dramma.
Detto questo sempre di drammi si tratta vicini o lontani che siano.. :(

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05/10/2019 16:50 #41708 da VFolgore72
Risposta da VFolgore72 al topic Ottobre 2019 - Naufraghi senza volto

vanna ha scritto: Trovarsi in mezzo al mare o vicino alla costa e vedere che delle persone stanno per perdere la vita come si fa a far finta di nulla oppure come sostengono in molti imbracciare un'arma e sparare?
Io non potrei e capisco chi si mobilita per salvare delle vite umane...Che dietro la gestione del fenomeno ci siano degli interessi finanziari purtroppo è risaputo ma meglio non addentrarsi in gineprai.

E qua secondo me sbagli, prima di tutto perché è un argomento che ci tocca da vicino (lo sbarco degli immigrati in Italia), secondo ... in base al nostro voto indirizziamo la politica nel risolvere il problema dell’immigrazione.

Che poi il problema è tutt’altro di facile soluzione, lo sanno pure i sassi.

Il punto è, a mio modo di vedere : vogliamo ospitarli, senza mettere barriere all’ingresso degli immigrati? Ok, ma non deve essere fatto in modo incondizionato e soprattutto deve coinvolgere tutta la Ue, perché quest’ultimi non ci possono scassare i maroni per rispettare i parametri di Maastricht e poi lavarsi le mani di fronte al problema annoso dell’immigrazione. Il populismo o la nascita di partiti populisti è dovuto al menefreghismo proprio degli Stati aderenti all’Ue.

Spero di non essere andato fuori tema. Se lo fosse, mi scuso pubblicamente, ma credo che sia un problema attinente.

Inoltre vorrei plaudire tutti per gli ottimi spunti che avete sollevato.

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Avatar di mulaky mulaky - 29/10/2025 - 10:03

Buongiorno! Se qualcuno avesse ancora problemi di login, dovete prima cancellare la cache del pc/smartphone, ricaricare la pagina, riaccettare i cookies e poi fare il login ;)

Avatar di bibbagood bibbagood - 27/10/2025 - 19:21

Ciao Cristina, in che senso? Oggi sei riuscita a scrivere sul forum :-/ scrivimi una mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) con l'errore che ti esce quando provi a fare cosa ;)

Avatar di Cri_cos Cri_cos - 27/10/2025 - 15:37

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Avatar di mulaky mulaky - 27/10/2025 - 09:21

Siamo di nuovo ONLINEEEEEEE!!! :D

Avatar di guidocx84 guidocx84 - 20/10/2025 - 16:44

Ciao Marialuisa! Sezione "News & Eventi" del sito: ;)

Avatar di bibbagood bibbagood - 16/10/2025 - 21:24

Ciao!Sìsì lo abbiamo già pubblicato, trovi il link nell'ultimo numero della newsletter :) buona lettura!

Avatar di Marialuisa Marialuisa - 16/10/2025 - 17:22

Ciao! Ma mi sono persa il resoconto dell'ultimo raduno di Bologna?? Mi piacerebbe molto leggere il seguito della "saga" !! Dove posso trovarlo??

Avatar di monteverdi monteverdi - 14/10/2025 - 12:55

Buongiorno, sono un appassionato di cinema e romanzi di vario genere. Il mio autore preferito è John Fante, ultimamnete leggo molto i gialli di Manzini. Mi piace scrivere.

Avatar di Nonna Iaia Nonna Iaia - 10/10/2025 - 10:14

Ciao a tutti!Amo i libri da sempre ma solo ora, in pensione, riesco finalmente a leggere!Mi appassionano le storie vere, le biografie ed i romanzi storici perché mi consentono di conoscere i fatti da diverse prospettive arricchendo, spero, il mio senso critico. Integro i romanzi con saggi di geopolitica e di storia. È la prima volta che mi iscrivo ad un Gruppo di Lettura e sono molto curiosa e contenta di poter condividere i miei pensieri ed emozioni con voi.Grazie

Avatar di Manuela Zennaro Manuela Zennaro - 01/10/2025 - 18:14

Buon pomeriggio sono Manuela e scrivo da Roma. Ho 59 anni (quasi 60, in realtà), sono una giornalista enogastronomica di professione, lettrice onnivora per passione. un saluto a tutti!

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