Eccomi! Io ho iniziato a leggere le due prefazioni di Collins ieri sera, dopo questo commento inizierò ufficialmente il romanzo.
Voglio però analizzare con voi le due prefazioni perché mi sono sembrate abbastanza interessanti.
Nella prima prefazione, Collins ringrazia i lettori per il successo e spiega anche di aver contattato un avvocato con tanta esperienza per evitare di scrivere inesattezze nelle questioni legali che troveremo all'interno del romanzo. Bisogna tener presente che lo stesso Collins era un avvocato prima di diventare romanziere. La parte più interessante di questa prima prefazione è, però, un'altra. Collins è convinto che un libro di narrativa dovrebbe avere come obiettivo primario quello di raccontare una storia e non si può raccontare una storia senza delineare bene i personaggi. Cito testualmente:
E' possibile che in un romanzo si riesca a descrivere bene dei personaggi senza raccontare una storia; ma non è possibile raccontare bene una storia senza descrivere dei personaggi: poiché la loro esistenza, la loro natura di realtà riconoscibili, è la sola condizione necessaria perché una storia possa essere davvero raccontata. L'unica narrativa che può sperare di fare breccia nell'attenzione dei lettori è quella narrativa che parla loro di uomini e di donne - per la ragione perfettamente evidente che essi stessi, i lettori, sono uomini e donne.
Mi trova perfettamente d'accordo in qualità di lettrice! Voi che ne pensate?
La seconda prefazione è di pochi mesi dopo, ma all'epoca fu scritta per accompagnare l'edizione francese del romanzo. Qui Collins spiega che l'idea di scrivere un romanzo come quello che ci troveremo a leggere, gli venne assistendo a un processo penale dove si susseguivano le varie testimonianze e ognuna delle quali aggiungeva un tassello in più al quadro dei fatti. Non gli interessava l'argomento del processo: era semplicemente rimasto affascinato dal procedere della storia attraverso le testimonianze. Così decise di scrivere qualcosa procedendo in questo modo, ma non ci riuscì perché la faccenda è più complicata di quanto si pensi. L'occasione si presentò dopo qualche anno, quando Dickens gli chiese di riempire le pagine del suo giornale (pratica diffusa all'epoca) con una sua storia, garantendogli carta bianca su tutto. Collins accettò e si rese conto che per procedere in quel preciso modo (cioè con le varie "testimonianze"), avrebbe dovuto avere le idee ben precise su ogni cosa affinché il tutto fosse ben armonizzato e collegato.
Se non erro, Collins fu proprio il primo a raccontare una storia procedendo in questo modo, direi abbastanza innovativo per l'epoca!
La cosa divertente di questa seconda prefazione è più o meno nel finale, quando Collins racconta che alcuni suoi personaggi avevano avuto molta presa sui lettori, tanto che questi ultimi gli chiesero più e più volte se fossero persone realmente esistite. Mi hanno letteralmente steso i gossip sul conte Fosco