@Giami
L'impasse di cui parli è esattamente la stessa a cui avevo pensato io. Infatti nel mio commento scrivevo proprio che io stesso probabilmente avrei violato il mio "credo" se sul binario ci fosse stato qualcuno a cui sono legato. Però una regola generale alla fine dobbiamo pur darcela. Dopodiché non ci resta che sperare di non ritrovarci mai in una situazione così disperata come quella ipotizzata.
Qui un giudice deve stabilire se obbligare un minore affetto da leucemia a subire una trasfusione che lui rifiuta ostinatamente, così come la sua famiglia poiché sono testimoni di Geova, o lasciarlo morire nel rispetto della sua fede. Si può davvero separare etica e morale? In questo caso voi cosa avreste fatto?
Questo esempio è molto particolare. Proviamo a ragionarci un po'...
Innanzi tutto un giudice, secondo me, dovrebbe prestare il suo servizio allo Stato, applicando e facendo applicare le leggi promulgate dallo Stato per cui lavora.
Già qui si introduce una variabile: lo Stato. In alcuni Stati ad esempio è consentita l'eutanasia, in altri no.
In alcuni è consentito l'aborto, in altri no.
Poi c'è un'altra variabile: il minore e l'influenza che la sua famiglia può avere su di lui.
Siamo certi che il minore sia in grado di prendere una decisione del genere? I tutori del minore, fino al raggiungimento della maggiore età, possono decidere per lui?
Perché nell'esempio che hai fatto sia il minore che i suoi genitori concordano nel non procedere con la trasfusione ma se il minore volesse ed i genitori no? Sarebbe ancor più complicato.
Poi aggiungo che lo Stato per come lo concepisco io dovrebbe essere laico e quindi essere imparziale rispetto alle differenti religioni e ideologie presenti al suo interno, garantendo l'eguaglianza giuridica di tutti i cittadini.
Qui ci vuole un avvocato... Cristina (Cri_cos)??!!! Aiuto!
Se a decidere fosse stato un medico e non un giudice, avrei ricordato anche il
Giuramento di Ippocrate
, che nei suoi capisaldi ha quello di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte.
Qui si apre un altro capitolo enorme: in stati in cui sono consentiti per legge aborto ed eutanasia, è corretto che alcuni medici si astengano dal praticarle? Secondo me sì! Proprio perché un medico presta il giuramento di Ippocrate e opera secondo quei principi, non lo si può obbligare a violarli. D'altro canto mi rendo conto che ci vogliono anche medici che pratichino questo tipo di azioni.
Tornando ai testimoni di Geova, cercando su Internet ho trovato
QUESTO ARTICOLO
dove si parla proprio di un decesso causato dal mancato consenso da parte del paziente alla trasfusione. In fondo all'articolo è riportato quando segue:
Occorre precisare che questa religione lascia alla coscienza del singolo fedele la possibilità o meno di accettare una trasfusione.
Quindi, in definitiva, non vedo perché un giudice o un medico dovrebbero obbligare qualcuno ad effettuare una trasfusione se questo rifiuta categoricamente cure mediche.
@Kheper
Sono contento che ti sia piaciuto il libro ma soprattutto del tuo riscontro in merito al Club del Libro! Mi fa molto piacere! Obiettivo raggiunto un'altra volta
Non lo ritengo un saggio di filosofia, ma un tentativo di far conoscere all'uomo medio (me...) un dilemma etico-filosofico altrimenti ignorato.
Sono d'accordo. Non è un saggio rivolto agli esperti del settore ma mi è parso alla portata di tutti.
Così come apprezzo ad esempio i libri di Carlo Rovelli che spiega la fisica a chi non è un fisico